R. Tremelloni - Il socialismo contro la miseria ; G. Faravelli - Lotta su due fronti e alternativa socialista

di,perani, per concludere che bisogna cambiar tutto, 1en1a preoccuparsi di quel che avverrebbe domani. La nostra vuol essere dunque una posizione di peHimi1mo non negativo. Le condizioni etrutturali del Paese, alle quali ho accennato, invocano uno sforzo assiduo e tenace, uno sforzo sistematico per correggere numerose deficienze. Esse richiedono non più UDOStato agDo• 1tico, UDOStato aaaente, anche se noi respingiamo l'idea di UDOStato prepotente e onnipotente. Vanno, insomma, conaapevolmente mutate. Nei limiti delle nostre potsibilità, sì, ma di tutte le nottre ponibilità, aenza pigrizie e senza a-varizie, aenza indulgere a poti1ioni tradizionali o a posizioni di privilegio. 7. - Voi ouervate ogni giorno quanto sia fragile la noatra oe1atura produttiva, quanto sia lacunosa la nostra O1Satura redistrihutiva. La llruttura produttiva del Paeae è aenza dubbio più fragile di quarant'anni fa. E' ansante ed affaticata. Non rieece a tener il pa11O col ritmo di altri Paeei; coi quali le distanze si sono accresciute. Entra in crisi non appena termina un periodo di coreo forzoso, di inf.lazione, di guerra o di protezione doganale. Il quasi coatante disavanzo della nostra bilancia dei pagamenti (e non avremo aempre aiuti Marshall a disposizione) è un indice di questa nostra fragilità o di questa baua produttività. Abbiamo costi produttivi e distributivi sperequati di fronte ad altri Pae.i ipoderni. Abbiamo in alcune industrie produttività che 1ono pari a un quinto di quella individuale statimitenae; coni che 1ono del 30, del 400/o superiori a quelli della concorrenza internasionale. Abbiamo ancora imprese di dimensioni e ubicazioni errate; poca apecializzazione; gusti dei consumatori assai eterogenei khe non ci consentono grandi economie ottenibili con una produzione omogenea di maHa. Abbiamo una scana disponibilità di capitali, e coati di danaro altiasimi, costi di gestione bancaria alti11imi. Le atti• vità produttive risentono di un comple1110 di imponibili di mano d'opera e di un compleKo di carichi sociali che - pur eseendo di poco beneficio a chi individualmente ne rieace a godere - rallentano gli eforzi per una maggior meccanizzazione e per un progreeso effettivo della produttività. Il flu86o dei capitali internazionali si è inaridito, e chissà per quanto tempo: Ja deficienza cronica di riaparmio ci indirizza vieppiù verso produzioni artigianali di ripiego. E, di fronte a tale situazione - dove il movimento aindacale e l'azione politica apeuo ei indirizzano in modo contraddittorio e con· troproducente, o aono costretti a un eaaaperato sforzo di resittensa che ne diaperde ogni energia - abbiamo un sempre maggior biaogno che l'Ente pubblico a11icuri economie eaterne all'impre1a; abbiamo sempre maggior bisogno di quel che si chiama i1n capitale fiteo sociale: cioè di beni atrumentali collettivi, atrade, caae, acuole, oopedali, dighe, ponti, viadotti, alberi, acqua. Perchè? Perché tutte que,te deficiense ,i mettono in catena. E 19 8 t<>c,a Gino Bianco

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