Giuseppe Mazzini - Dubbio e fede

lO mobilità, il sommergersi in Dio delle famiglie Ariane. Il Cristianesimo l'aveva definita espiazione: e quindi le sciagure terrestri considerate come prova da accettarsi rassegnatamente, e lietamente, senza pur cercar di combatterle; la terra, guardata come soggiorno di pena; l'emancipazione dell'anima conquistata col disprezzo inùifferente alle umane vicende. Il materialismo del XVIII secolo avea, retrocedendo di due mila anni, ripetuto la definizione pagana: la Vita è la rice?·ca del benesse?·e)· e quindi l'egoismo insinuatosi in noi tutti sotto le più pompose sembianze, l'esoso spettacolo d'intere classi che dopo aver dichiarato di voler combattere pel benessere di tutti, raggiunto il proprio, sostavano abbandonando i loro alleati, e l'incostanza nelle più generose passioni, i subiti mutamenti quando i danni della lotta pel bene superavano le speranze, i subiti sconforti nell'avversità: gli interessi materiali anteposti ai principii e altre molte tristissime conseguenze che durano tuttavia. M'avvidi che, comunque tutte le tendenze deH'anima mia si 1ibellassero a quella ignobile e funesta definizione, io non m'era tuttavia liberato radicalmente dalla sua influenza predominante sul secolo e nudrita tacitamente in me dai ricordi inconscii delle prime letture francesi, dall'ammirazione all'audacia emancipatrice dei predicatori di quella dottrina e da un naturale senso d'opposizione a caste e governi che negavano nelle moltitudini il diritto al benessere per mantenerle prostrate e schiave. Io avea combattuto il nemico in altrui, non abbastanza in me stesso. Quel falso concetto della Vita s'era spogliato, a sedurmi, d'ogni bassa impronta di desideri materiali e s'era riconcentrato, come in santuario inviolabile, negli affetti. • •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==