Dio lo vuole! ; Chi non è socialista?

((- PICCOL,1 BIBLIOTECA PEI CON'l'ADLYI ' ~--~-~-- ~~~-~-~~ le.UBto }: n. :; 'J DIOLOVUOLI E Chi non è socialista? Centesimi 5 MILANO Uffici della CRITICA SOCIALE Partici Galleria, N. 23 1893 )) ~~===JJ

PROPRIETÀ LETTERARIA Milano, Tipografia degli Operai (SOc. coop)

-================= DIO LO VUOLE! (Scritto iu OCC:\!iiOUO del 1° ni.aqqio) Ogni volta che colle nostre donne noi contadini intonammo il coro a vespero accompagnf).ti dalla voce solenne dell'organo, abbiamo pensato che Iddio, di lassù, a ogni fine di giornata, prendeva nota di quel che avevamo sofferto: e sperammo sempre che sarebbe giunto il momento in cui egli avrebbe detto: basta! Non abbiamo con ciò preteso mai, nè pretendiamo che si dica basta al lavoro; perchè sappiamo che la terra non produce il grano se non è fecondata di sudore. Noi anzi la amiamo la lotta quotidiana colla terra : ma crediamo e vogliamo debba cessare la legge iniqua per cui la terra oggi produce, insieme al grano, la tracotanza dei padroni e l'avvi- • limento nostro.

-4Noi abbiamo sempre sperato che il giornc della risurreàone nostra sarebbe venuto; il giorno in cui, cessando di essere trattati come bestie o come schiavi, avremmo gustato la gioia balda e soave di lavorare come in una grande famiglia di fratelli, pari tutti nei di ritti e nei doveri, nei godimenti e nei dolori. Questo ~iorno noi lo festeggiamo in anticipazione il primo di maggio: lo festeggiamo e lo affrettiamo, stringendoci tutti insieme, quanti siamo poveri e sfruttati, nel proposito di lavorare al nostro riscatto che è voluto da Dio. * * * Ma il prevosto ci dice nelle sue prediche : non è questa la volontà di Dio: non è conforme a religione che i poveretti si uniscano così contro i signori. Perchè - dice il prevosto - Dio comanda la rassegnazione e l'umiltà. Comanda di lasciare a Cesare quel che è di Cesare. Comanda di non occuparsi della vita terrena, pensando che le ingiustizie sofferte quaggiù saranno ripagate con altrettanta beatitudine nel regno dei cieli. Comanda di curar l'anima e non il corpo. Comanda di cercare soltanto i conforti della carità: di quella carità che stringe in un amplesso fraterno il povero ed il ricco. - Ma il curato (che è povero quasi come noi> mentre invece il prevosto ha una grassa prebenda, ed ha inoltre, di suo, molta roba al B I te I G B .lnc.o

-5sole che fa coltivare da noi altri contadini) ci ba detto in confidenza: , Queste questioni qui di pane e di gmstizia non sono articoli di fede che non ci si possa ragiona~e. su c?l proprio criterio. ~I papa i vescovi, 1 preti dicono la loro op1nion; come tutti gli altri, senza che ci sia vincolo di dogma. M'è lecito dunque dirvi il mio parere senza mancare di rispetto al superiore. Soltanto, vi prego di non riferirne al prevosto, perchè potrebbe usarmi il trattamento che il padrone usa con voi quando comincia a pigliarvi in sospetto.... siamo intesi! Vediamo dunque un po', se a formare un partito contro le ingiustizie dei signori, voi altri andate o no contro la religione. Io credo che non solo non andate contro la religione, ma ritengo fermamente che vada contro alla religione quel povero che non si unisce al partito dei lavoratori. Dio comanda la rassegnazione, dice il prevosto. Ed è vero. Ma in quali casi i Quando si tratta di disgrazie che manda egli stesso e che non si possono evitare. Se vi muore un bambino, se la gragnuola viene a devastare il frumento, ognun vede che bisogna rassegnarsi. Ma se invece si tratta di mali ~ di ingiustizie che ci vengono da parte degli uomini, allora è dovere di buon cristiano ribellarvisi. Non vedete infatti che papa, cardinali, vescovi, si adoperano per combattere la schiavitù in Africa? non vedete che per combatterla invocano anche l'uso della forza?

-60r dunque: quel che è giusto per l'Africa no1 lo sarebbe per l'Europa? Come mai dovrebbE> essere giusto e conforme a religione combattere contro la schiavitù dei negri e non dev'essere ugualmente giusto e conforme a religione combattere contro la schiavitù dei bianchi che è la vostra? Se è legittimo e santo ogni tentativo che gli schiavi facciano per liberarsi da sè, non sarà altrettanto giusto ogni tentativo che facciate voi altri per la vostra emancipaz,ione? Dio comanda l'umiltà, dice il prevosto. Verissimo anche questo. E perchè dunque Iddio dovrebbe permettere la superbia dei padroni? Dio comanda « date a Cesare quel che è di Cesare». D'accordo. Ma la questione sta nel vedere ciò che è di CtJsare. Sono forse di Cesare, ossia dei padroni, i campi che Iddio, non Cesare, ha creato? Sono forse di Cesare le messi che il vostro lavoro, e non già il padrone, ha tratto dalla terra? Appartengono forse a Cesare, ossia al padrone, le vostre persone, per le quali non vi ha nè dignità nè libertà finchè spetti al padrone di darvi o non darvi il lavoro e il pane quotidiano? Dio comanda di non occuparsi troppo delle cose della vita terrena. Sta bene. Ma fiuchè si vive quaggiù è pur necessario occuparsi. della vita di quaggiù. Si può pensare alla vita di là e insieme alla vita di qua. D'altronde non è forse doveroso occuparsi delle cose della famiglia? E perchè quel che è doveroso per la vostra piccola famiglia, doB b 1oteca G no 61.rc.o

-7vrebbe diventare peccaminoso per la famiglia di tutti i vostri compagni di lavoro e di miserie? Dio comanda di non curarsi del corpo, ma dell'anima. Sia pure. Ma forsechè quando voi, uniti in Leghe di resistenza, volete migliorare i patti colonici, imponendovi ai padroni colla forza del numero e della solidarietà, forse che provvedete soltanto al corpo o non anche all'anima? Quando non si mangia che polenta. fatta. di granturco cattivo e si va così incontro a malattie mentali come la pellagra. e alla perdita di ogni energia morale, si fanno forse gli interessi dell'anima? Quando si ha un ora.rio di lavoro che non lascia. tempo nè lena di pensare, di discorrere, di goder la famiglia, di leggere qualcosa, si può dire che i doveri verso l'anima sieno adempiuti? Oggi voi siete come le bestie, che lavorano, mangiano e dormono. Per essere diversi dalle bestie, per essere creature ragionevoli, bisogna saperla adoperare questa benedetta ragione: ma finchè vivrete come oggi i padroni vi fanno vivere, sarete sempre peggio dei bruti. Dio non vuole - dice il prevosto - che ripariate da voi alle ingiustizie, se ingiustizie ci sono: ma vuole invece che ne attendiate la riparazione dalla carità degli altri. Degli altri? dei padroni forse? Lasciamo stare che quanto a carità i padroni mostrano di averne beo poca. La migliore carità infatti, che sa- ' rebbe quella di concedervi i miglioramenti

-8che domandate, essi non ve la vogliono fare. Perchè? perchè dicono che non vogliono rovinarsi per voi. Che è quanto dire che la carità che son disposti a farvi sarà sempre così limitata che non riuscirà neppure a lenire , vostri mali. E la ingiustizia sarà conservata La miseria resterà. Chi ci avrebbe guadagnato sarebbero i padroni che con pochi quattrini, presi anche questi sul lavoro vostro, si sarebbero fatto perdonare l'usura esercitata su di voi, e avrebbe1·0 guadagnato il paradiso. Così Dio stesso sarebbe ingannato. Il frutto del peccato avrebbe servito alla assoluzione e alla beatitudine del peccatore. C'è bensì una carità santa e feconda: ed è il soccorso tra pari, tra fratelli, tra uguali La carità che vi potete fare tra voi altri contadini, questa sì che è veramente la rugiada della vita : perchè non umilia chi la riceve, perchè non ha veleni nascosti. Anzi è quel che si può imaginare di più puro, di più sublime, di più divino. Or bene: quale è la carità maggiore che vi potete fare tra voi altri~ È lo stare uniti tra voi; il formare un cuor solo e una volontà sola tra voi tutti lavoratori contro il comune nemico: è il far lega, in modo da non permettere che il padrone approfitti della vostra offerta per appiccare i vostri compagni: è l'essere insomma uno per tutti e tutti per uno, in un fascio solo contro l'avarizia e la prepotenza dei pa- ~ironi. » B bilote i G no B ape.o

-9 * * * Queste cose, press'a poco, ci disse il curato. E soggiunse, con un certo sorriso, che se il prevosto parla diverso, gli è ch'egli appartiene alla classe dei padroni, ed è quindi un padrone come gli altri, nè migliore nè peggiore degli altri. Soltanto, trovandosi ad essere sacerdote, egli adopera la sua autorità sacerdotale a sostegno de' suoi interessi. Il che, osservava il curato, non fa che recare danno alla stessa religione, perchè quando i poveretti sentono che in nome della ~eligione si vuol condannare la loro causa, essi abbandonano la religione. Il buon curato poi concludeva col dire che il precetto evangelico da seguirsi in queste cose è quel che dice: se Dio comanda unà, cosa e gli uomini un'altra~ bisogna ubbidire a Dio e disi,tbbidire agli uomini. Ora se Dio, come non v'ha dubbio, vuole che la giu.stìzìa trionfi, bisogna fare ogni opera perchè trionfi, anche ribellandoci a quel che comandano i padroni. Ci sono, lo sappiamo, molti nostri compagni che non credono in Dio perchè dicono che basta essere giusti e buoni senza andare in chiesa. Ma a noi non importa, perchè ci basta che in fatto ei siano buoni e giusti. Vuol dire che essi, invece dì adorare Dio, adorano la bontà e la giustizia. Non è poi lo stesso? -

- 10 - Quel che importa è che si sia uniti tutt 1 quanti nel pensiero di attuarla questa giustizia. In tal pensiero salutiamo tutti il primo di maggio che ci richiama al nostro primo dovere: e promettiamo in questo giorno solenne di consacrare, senza paure e senza esitazioni tutte le nostre forze alla emancipazione della nostra classe. Iddio lo vuole! ALCUNI CONTADINI.

CHI NON È SOCIA.LISTA. 1 Oggi, in, Italia, tutti vogliono essere un po' socialisti. E una droga, il socialismo, che tutti i partiti e tutti gli uomini borghesi amano mettere - senza tema di avvelenamento - come salsa piccante nei loro manicaretti. Segno, compagni miei, che siamo ancora deboli. Fossimo forti come sono i•nostri compagni di altri paesi, e i nostri nemici non avrebbero modo nè voglia di permettersi simili gusti. Segno che ci sono ancora troppi socialisti che fanno delle sentimentalità invece di fare dei ragionamenti : o che per posare ad 1,10mini pratici danno esca e materia a questo equivoco colossale che, con tacito accordo, viene alimentato e coltivato da tutti quanti i partiti della l)orghesia.

- 12 - L'equivoco cioè che si possa essere più o meno socialisti anche senza ammettere la lotta di classe e senza vedere, come risultato della stessa, la socializzazione degli strumenti di lavoro. Codesti volponi, aiutando la ingenuità di molti nostri compagni, dicono: « che cosa è il socialismo se non il desiderio di migliorare la condizione della povera gente? or dunque: non siamo noi qui a riconoscere che la miseria esiste e che bisogna portarvi un rimedio? che necessità c'è di parlare di « lotta di classe » dal momento che noi borghesi, come vedete, siamo i primi a riconoscere i bisogni del lavoratore? Non è questo anzi un pegno di amore e di solidarietà fra le classi? E a che, poi, smarrirci nella nebulosa dell'avvenire, speculando sulla proprietà collettiva, mentre quel che importa e che urge è provvedere ai mali presenti? » E con questo parlare, molti di voi, operai e contadini, sono presi all'amo. Con questa arte vi si persuade di lasciare ai borghesi la cura del vostro « miglioramento » nella fiducia che, illuminato da queste belle ispirazioni, il loro cuore varrà a risolvere la questione sociale. Ed è qui appunto dove la borghesia vi vole".a, A deporre ogni idea di conquista: ogni proposito di lotta contr'essa. Disarmarvi, addormentarvi, asservirvi di nuovo. Ma guardate un po' com'è fatto il laccio in cui vi si vuol prendere.

- 13 - n socialismo, essi dicono, consiste nel desiderio di migliorare la condizione della povera ente. Ebbene, no: in ben altro consiste il so- ~ialismo. Consiste nella volontà di togliere la causa della povertà. La filantropia, il buon cuore danno il soldo al poveretto : il socialismo pone la domanda: perc_hè quest'uomo ha bisogno del soldo filantropico? Ai volponi che sorridendo vi dicono che sono socialisti anch'essi, rivolgete questa domanda che riassume tutto il socialismo: « di dove viene la miseria del lavoratore moderno?» E state a sentire che cosa risp'onperanno. Un mondo di chiacchiere e di contraddizioni probabilmente. Ma non ci sarà caso che essi dicano: la miseria del lavoratore moderno deriva da ciò, che la ricchezza della borghesia è lavoro dei proletari non pagato. Se non rispondono questo, il loro socialismo è menzogna, è artificio, è insidia. Le loro promesse di miglioramento, o sono le promesse insulse della carità: o sono le panie. della demagogia. Le loro dichiarazioni di amore per il proletariato esprimono semplicemente la paura della guerra di conquista che, per ottenere veri ed effettivi miglioramenti, il proletariato deve iniziare contro di loro. Il loro disprezzo per la affermazione della proprietà collettiva, non è altro che una manovra per sviare il proletariato dall'unica via che lo può condurre alla sua emancipazione. Quando dunque li sentite dire: «Echi non

- 14 - è socialista? > replicate subito: 'Voi. Voi che, mentre parlate di migliorare le condizioni della classe operaia, volete conservare il fatto del parassitismo borghese. L'unico miglioramento che possa conseguire il lavoratore consiste nell'essere meno derubato dei frutti del suo lavoro. Voi volete che prosegua il furto e la rapina, se intendete sia mantenuta in vita la classe borghese, la quale trae la sua esistenza specifica e caratteristica per l'appunto dallo sfruttamento e dal monopolio. Ah, ben intendiamo dunque come sia necessario combattervi precisamente colla bandiera di classe, affincbè si dissipino gli equivoci e cadano le maschere. LEONIDA B1sso1,A TI. IE l G o neo

BIBLIOTECA DIPROPAGANDA Nella Biblioteca ài Propaganda della Critica sociale si trovano fra gli altri i seguenti opuscoli: F- TURATI: La moderna lotta di classe; cent. 10. Lo STESSO: Il dovere della resistenza; ·cent. ics. IDA M. VAN ETTEN: Vergogne italiane in America; cent. 10. Alla conquista delle campagne: Programma agricolo del partito operaio francese; cent. 15. J. L. JoYNES: Il catechismo socialista; cent. 20. Scrivere coll'importo all'ufficio della Critica Sociale, MILANO, Portici Galleria, 23. - Per almeno 20esemplari il 10per cento di sconto. - Per l'estero aggiungere cent. 10 ogni franco di importo. L'ECO DEL POPOLO Giornale socialista settimanale AnnoL. 4 - Semestre L. 2,:.0 - (EsteM, spesepostailni più) • CREMONA- Via Cairrara, 10 - CREMONA. Gno6.J CO

LACRITICSAOCIALE Rit"ista quinrlicinale del socialismo scienli/ìro l)JRETTA DA FILIPPO TURATI )IJJ.1NO • Portici Gnllerin, 23 • ì\HLAXO Italia: anno L. 8, sem. L. 4, trim. L. 2 Estero: » » I.O, » » 5,50 » » 3 Numeridi saggioGRATIS. LALOTTDAICLAS 01•y<itw-~ocialisu, centn·ale DEI, PAR1'1'1'0DEI LAYOUA'fORIIT.\.LIANI ES('J,; OGSI S.IBATO MILANO . Via s. Piet,·o al/"O1•(0, JG - MILANO Un anno L. 3 - Sem. L.1,50 - Tdm. L. 0,75 Per l'est.ero il doppio. ABBONAMENTOCUMULATIVO all,i Critica, Sociale o alla. Lotta, di classe Italia: anno L. I.O - semestre L, 5, - Estero: » » 14 - » » 7,50 re.o

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