Ignazio Silone - La scelta dei compagni

giunture di crisi hanno spesso conseguenze più gravi. Pur temendo di dare prova di cattivo gusto, per non perdere tempo, preferisco cominciare da questi. Il numero degli scrittori che nei vari paesi, negli uitimi decenni, si sono dati volontariamente la morte, ha raggiunto una cifra che forse è senza esempio nelle epoche precedenti. A me pare che la maggioranza di_ quei tragici -episodi, benché esteriormente assai diversi, abbiano uno sfondo comune: ciò che Nietzsche chiamò il nichilismo dell'età moderna. Le vicende degli autori hanno meno importanza dei loro libri? Non credo. Ogni volta che a me accade di riflettere alle espressìoni più signifiçative del senso di smarrimento, di noia, di disgusto, prodotte dal nostro tempo, il mio pensiero non va tanto ai libri di Heidegger, di J aspers, di Sartre, quanto ai suicidi di Essenin, di Majakowsky, di Ernst Toller, di Kurt Tucholsky, di Stefan Zweig, di Klaus Mann, di Drieu La Rochelle, di F. O. Mathiessen, di Cesare Pavese, e di tanti altri meno noti. A menzionarli così tutti assieme, quale schiera di ombre terrificanti. Al di là delle circostanze esteriori invocate a suo tempo per _spiegarela fine disperata di ognuno di quegli uomini di talento (le persecuzioni, l'esilio, l'isolamento, . la miseria, la malattia, l'anormalità) basta conoscere ciò che essi stessi, prima di morire, hanno scritto o confidato agli amici, per ritrovarvi, in ultima analisi, una identica confessione di angoscia e di disperazione davanti al penoso sforzo di vivere e alla sua inutilità. 6 bibliotecaginobianco

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