Thomas Mann - L'artista e la società

spetta~si quando la scrivevo. La sc1·1ss1per 1 miei nipoti e nipotine. Era un divertimento come un altro. Pensavamo che fosse quaìcosa da ·ridere)>. Fui incantato da queste parole, perché. esattamente la stessa cosa (e lo dissi alla mia vicina) era capi tata a me con il libro che nella mia vita di scrittore aveva avuto press'a poco lo stesso ruolo della <e Saga di Goesta Berling » nella sua: i << Buddenbrook ». Anch'essi dapp1:ima furono un affare di famiglia, un divertimento in famiglia: roba scritta quasi per giuoco da mi raga~zo ventenne un po' inegolare; io la leggevo ai mieì e ci ridevamo so- _pra fìnp alle lacrime. Che poi il mondo avrebbe . saputo cav~!lle qualche cosa, che quel romanzo - -o quel che era - 'sarebbe stato di lì a poco il mo- , tivo per cui mi trovavo seduto a Stoècolma a fianco dell'autric.e di «-Goesta Berling », e1·a una pos- . sibilità. che nessuno di noi allora nemmeno per . scherzo avrebbe. preso in considerazione. Lo dissi a Selma Lagerloef in •coritraccambio del suo racconto, ed espongo ora a voi questi due casi per dimostrare come la famosa arte non si riconosca a:tfatto nelle sue apparizioni individuali, bibliotecaginobianco

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