Roger Caillois - Descrizione del marxismo

teso loro per distinguere ciò che bisogna prendere e ciò che bisogna lasciare di Marx, allo stesso modo che un chimico non ignora ciò che resta valido nell'opera di Gay-Lussac. Ma la questione non sta qui. Per l'uomo di scienza il marxismo non è altro che una teoria della metà del secolo XIX segnata dai difetti del tempo: egli misura quanto gravemente essa risenta del fa~to che in quell'epoca le discipline sociologiche erano nella loro prima infanzia, e si dispiace anche per il fatto che essa si troYi così contaminata dalle filosofie della storia dell'inizio del secolo tanto candidamente « millenariste )) e pervase, come spesso si è notato, dalla convinzione che dopo una lunga storia infelice l'umanità stava per conoscere un periodo felice e senza storia. L'uomo di scienza tiene idealmente conto delle importanti trasformazioni che il mondo ha subìto dopo l'epoca in cui il marxismo fu formulato e delle condizioni particolari di quella epoca. In fin dei conti, se la storia determina ogni cosa, essa determina anche le teorie che la interpretano. All'uomo di scienza, d'altronde, non viene in mente di negare l'importanza dell'apporto marxista, che egli ritiene (io suppongo) decisivo in alcuni punti. Egli ritiene che certe parti di esso siano definitivamente incorporate alla scienza ma, per il resto, passa oltre senza nemmeno preoccuparsi di sapere se è d'accordo o meno con delle tesi che sono già lontane da lui quanto quelle di San Tommaso o di Paracelso. Il marxista non può mostrare un tale distacco : egli ha bisogno che, in un certo. qual modo, la sua dottrina resti infallibile. Egli non è l'erede di tutta la catena degli scienziati e filosofi, ma di uno solo di essi. Bisogna perciò che riserbi a lui un trattamento speciale e che faccia tutto dipendere dal suo vangelo. Poco gli importa della verità della scienza. Lontana, 37 BibliotecaGinoBianco

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