Roger Caillois - Descrizione del marxismo

DESCRIZIONEDEL MARXISMO

L'Associazione italiana per la libertà della cultura si è costituita, in Italia, sotto gli auspici del Congresso internazionale per la libertà della cultura, per diffondere i princìpi definiti in un Manifesto agli intellettuali pubblicato a Ronut il 1° dicembre 1951. Questi princìpi sono stati così formulati: « Noi ritenian10 che il mondo moderno possa proseguire nel suo avanzamento solamente in virtù di quel principio di libertà della coscienza, del pensiero, dell'espressione, che <'onquistato nei passati secoli. . ' SI e faticosamente « Riteniamo che, in quanto uomini e cittadini, anche coloro che professano le arti e le scienze siano tenuti ad impegnarsi nella vita politica e civile, ma che al di fuori delle tendenze e degli ideali politici e delle preferenze per l'una o per l'altra forma di ordinamento sociale e di struttura economica, sia loro dovere custodire e difendere la propria indipendenza, e che gravissima e senza perdono sia la loro responsabilità ove rinuncino a questa difesa. « E ritenia1no infine che, nell'attuale periodo storico che ha visto e vede tanti sistematici attentati alla vita dell'arte e del pensiero da parte dei potenti del giorno, i liberi artisti e scienziati siano tenuti a prestarsi reciproca solidarietà e a conforta~·si nel pericolo ». BibliotecaGinoBianco J

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ROGER CAILLOIS D-ESCRIZIONE DEL MARXISMO ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA LIBERTÀ DELLA CULTURA Roma, dicembre 1954 81bfiotecaGinoBianco

Traduzione integrale dal francese Titolo originale « Description du marxisme » Ed. Gallimard, Parigi, 1950 Tutti i diritti riservati Pubblicato a cura della Associazione italiana per la libertà della cultura Roma, Piazza Accademia di San Luca, 75 Bibl1otecaGinoBianco

AVVERTENZA Il presente studio non è tanto una descrizione del marxismo quanto della situazione che ad esso viene riservata. Mi propongo anzi-tutto di definire la natura dei servizi che esso rende ' a coloro che lo professano. Il marxismo data da circa un secolo. È presentato talvolta come ·una filosofia della storia, talaltra come un metodo, talaltra ancora come un sapere enciclopedico. È già molto. Sarebbe poco, però, se il modo con cui ci se ne serve non ponesse un problema di eguale importanza per la psicologia e per la sociologia. lndubbiament~, è un grande onore per una dottrina il fatto che un potente partito e persino un potente Stato si richiamino ufficialmente ad essa e ne rit1endichino il monopolio. Ma è un onore costoso. Nelle pagine che seguono mi limito ad esaminare gli effetti di una tale situazione, insolita nella storia delle idee. È un'impresa che espone chi la tenta a confusioni inevitabili. Più di uno concluderà da queste analisi che io accuso ingiustamente dei grandi uomini. Non è vero. Perché dovrei essere contro Marx o Engels o contro la loro dottrina? Si può essere contro Copernico, contro Faraday o contro le loro scoperte? Ma se, per assurdo, si volesse arrestare al primo lo sviluppo dell'astronomia e al secondo quello della fisica, io mi sforzerei egual5 B1bliotecaGinoBianco •

mente di scoprirne le ragioni. Altri - o gli stessi - mi accuseranno di essere un nemico del proletariato. È vero il contrario. lo ritengo del tutto giustificate le rivendicazioni della classe operaia. Il socialismo non mi fa paura e inoltre ritengo naturale che il partito comunista e l'Unione Sovietica facciano una politica di loro scelta e corrispondente ai laro mezzi. Il mio assunto, forse non meno irritante, è quello di mostrare con un esempi.o preso dal vivo che cos'è una ortodossia. Ordinariamente con questo termine si intende una dottrina che i suoi partigiani considerano invariabile e inf allibi/e. Si di rcute allora la legittimità di una simile pretesa senza curarsi troppo di considerarla in relazione aUe ambizioni della potenza che la sostiene. Il fatto è che si pensa alle ortodossie " installate ,, e non alle ortodossie "conquistatrici". Queste ultime restano al contrario infinitamente mobili, nello stesso tempo che si affermano di una assoluta fissità. La ragione di un tale paradosso non è misteriosa: le fazioni che ad una ortodossia richiedono il rafforzamento del loro prestigio e della loro· coesione hanno bisogno simultaneamente dell'uno e dell'altro vantaggio. Una ortodoss,:aserve ben poco alla fazione se non appare nel medesimo istante intangibile e adattabile. Mi sforzerò di spiegare in quale m1 odo e a quale prezzo le ortodossie riescano a regalarsi questa def iniziane contraddittoria. Il mio scopo è di stabilire che una ortodossia non è una verità immutabile ma una verità politica, val,ea dire una verità sostenuta da una potenza politica e sottoposta ad obbligaiioni politiche. Mi ci sono arnschiato perché mi sembrava che fossero troppo pochi, tra i difensori· o gli avversari dell'ortodossia di' cui qui si tratta, quelli che si rappresentano chiaramente il per/etto rigore del sistema e le diverse conseguenze che esso necessariamente comporta. 6 'bliotGcaGinoBianco.

CAPITOLO I BREVE STORIA DELLA DOTTRINA Fin dall'inizio, la dottrina di Marx e d'Engels fu ambigua: scientifica e politica insieme. Entrambi gli autori, accesi di zelo per la scienza e l'obbiettività, reagivano vivacemente contro i vari socialismi utopistici, di cui la loro epoca vedeva moltiplicarsi i teorici volenterosi. Ne indovinavano l'impotenza e la gratuità. Essi volevano scoprire 1~ leggi della storia così come il fisico scopre quelle della materia, e trasformare quindi la società appoggiandosi su di esse, come fanno gli ingegneri i quali si servono delle forze della natura per modificarla secondo la loro volontà. Ambizioni giustificate, dirò di più: ambjzioni necessarie, se soltanto si voglia assegnare un minimo di vocazione all'uomo e si riconosca che egli mal sopporta la propria felicità quando sa che essa presuppone l'infelicità altrui. Ma Engels e Marx si sforzavano precisamente di eliminare dalle loro costruzioni la benché minima preoccupazione di natura etica e sentimentale. Progettavano di trasformare il mondo, ma si rifiutavano di prendere la responsabilità del senso di questa trasformazione: volevano che essa fosse dettata dalla storia stessa. Si ingegnarono 7 1bltotecaGinoBianco

allora a dimostrare che questa trasformazione aYeYa per risul- · tato ineluttabile la giustizia e l'eguaglianza. Per loro, infatti, era candido, fallace, in una parola idealistico, il desiderare l'eguaglianza e la giustizia per se stesse. Essi ne arrossfrano. Bisogna,·a, secondo loro, che l'eguaglianza e la giustizia fossero iscritte nello s,·iluppo necessario della storia. E, per prO\·arc che era appunto così, essi edificarono pazientemente la loro dottrina, ingannarono se stessi e ingannarono gli altri, finsero, per i bisogni della causa e per la soddisfazione della propria coscienza, di non fare altro che sistematizzare e interpretare una s.omma di dati positivi, debitamente controllati. Resta chiaro tuttaYia che, per loro, scienza e rigore scientifico erano in funzione del bisogno di riforma. È molto importante comprendere questo pudore, questo scrupolo o, se si Yuole, questa prudenza. Mar~ ed Engels sono commossi dallo spettacolo di miseria e di iniquità che offre loro ogni giorno una società spietata. Essi cercano i mezzi efficaci per porre rimedio all'orribile condizione di una società schiava. TuttaYia si rifiutano di presentare il loro programma come un bisogno del cuore, come un'esigenza dello spirito di equità. Lo annunciano come il risultato di una partita in cui le carte sono già distribuite e di cui la scienza può pre,·edere l'esito con certezza. Si mettono all'opera. Analizzano, coordinano, calcolano, enumerano, anticipano, con applicazione, talYolta con genialità, improvYisando i metodi, colmando le lacune, supplendo del loro meglio alle ignoranze dell'epoca, semplificando tutto, tenendo per definiti,·e le prime intuizioni di una scienza che procede a tastoni. Niente li arresta. Concludono alla fine conformemente al loro desiderio. A questo punto, non posso impedirmi di pensare a Spinoza, scettico, disperato e ostinato come lo dipinge Miguel de Unamuno: 8 B1oiiotecaGinoBianco

egli Yede tutt'intorno a sé il male trionfante e felice,. e non s1 rassegna. Scrfre le cinque parti dell'Etica per dimostrare a se stesso, contro l'eYidenza, la Yerità della sua ultima proposizione: la beatitudine non è la ricompensa della Yirtù, ma b Yirtù stessa. In maniera analoga, i due autori del Manifesto comunista, nelle loro diYerse opere, sembrano aYer edificato una enorme impalcatura per persuadersi che l'ideale che la loro coscienza impone loro di desiderare non è soltanto un sogno eYangelico o umanitario, una specie cli residuo dell'educazione che hanno riceYuto e di cui s'acloprano a smascherare la fondamentale ipocrisia. Vogliono accreditarlo ad ogni costo, ottenergli la garanzia della storia e dell'an·enire, in modo che esso non sia più una scelta discutibile, anche se generosa, ma il verdetto defìnitiYo della scienza, che ordina cli la,·orare alla costruzione di . ' una soc1eta nuo,·a. Ecco la spiegazione di molte delle contraddizioni che diYidono di solito i commentatori: gli uni mettono l'accento sulle sopra,·\'Ì\-enze in Engels e in :Marx del punto di Yista morale; gli altri riprendono le dichiarazioni categoriche in cui i due autori affermano la Yolontà di escludere dai propri la\'ori una tale preoccupazione. Queste dfrergenze non fanno che tradurre l'equivoco fondamentale della dottrina, la sua ambiguità essenziale che molti hanno messa bene in luce: constatazione di uno SYolgimento storico fatale o Yolontà di instaurazion~ della giustizia unfrersale. Ma è sul destino stesso di questa filosofi.a che bisogna interrogarsi. Lascerò dunque da parte le sue contraddizioni, che sono peraltro numerose e importanti, a giudicare dalle dispute dei dottori. Tralascerò anche le obbiezioni che soJleyano gli economisti: sono problemi in cui il profano non de,·e 1mn119 BibliotecaGinoBianco

schiarsi. Eviterò inoltre di parlare delle difficoltà generali che sono insite nei postulati del marxismo. Si può concepire una dottrina che sia insieme materialista e dialettica, Yale a dire un sistema che riduca tutto alla materia e che nel contempo le attribuisca le leggi dello spirito? Una simile disputa appare ben inutile, ben scolastica. Conviene forse accordare qualche considerazione a una costruzione di tipo millenarista, che profetizza l'avvento della società perfetta e, per conseguenza, di un mondo immobile? Chi non esiterebbe ai nostri giorni a riprendere pari pari una teoria che prevede una stabilizzazione definitiva della storia e che, al principio, la prevedeva quasi per l'indomani? Non è, infine, imprudente questa dottrina quando proclama nel suo ardore polemico che ogni teoria può essere spiegata dal giuoco delle determinazioni ad una data epoca? Poiché, in fin dei conti, questa dottrina non è piovuta dal cielo, è nata anch'essa in un dato tempo che comporta, a non meno di un altro delle determinazioni economiche. Non si dovrebbe perciò decidere dd suo valore secondo quelle determinazioni? Una dottrina di questo genere sembra davvero evocare l'immagine dello sciocco che segava il ramo sul quale era seduto. Il proposito di questo studio non è di fare una cntlca teorica del marxismo. Allo stato attuale delle cose, e per diverse ragioni che esporrò via via, io stimo inutile una tale critica. Importa però tentare di descrivere la situazione originale in cui si trova la dottrina marxista. Noi siamo infatti in presenza di un sistema filosofico adottato da un partito politico, il quale lo ritiene senz'altro come la verità rivelata: di modo che aderendo a questo partito si contrae automaticamente l'obbligazione di credere alla dottrina che esso professa ufficialmente. 10 BibliotecaGinoBianco

Per contro, il partito accetta difficilmente che si professi la sua dottrina rifiutandogli obbedienza. Non ne è lusingato, anzi ravvisa in questo riconoscimento limitato un atto di concorrenza sleale. Da questa circostanza accidentaÌe, rara per una .filosofia, derivano conseguenze di portata incalcolabile. Col tempo, come è normale, la teoria .µiarxista fu superata dall'investigazione scientifica. Inoltre essa, essendo una filosofia della storia, aveva attribuito una importanza estrema alle questioni della evoluzione e alla ricerca delle origini. Naturalmente queste erano problematiche, in qualsiasi campo, al momento in cui scrivevano Marx ed Engels, i quali ne inventarono con intrepidità delle affatto arbitrarie, seguendo i pregiudizi dell"epoca. Questi punti di partenza sono rimasti in generale dei più dubbi. La scienza, qui, non è riuscita che a rafforzare i motivi di una circospezione salutare. Così Jean Paulhan constata con malinconia al principio di un suo studio che, dopo Platone, il numero delle etimologie vere (egli intende: tenute per vere) non ha cessato di diminuire. Lo stesso succede per parecchie discipline, nelle quali ci si mostrava molto sicuri di sé verso la metà del XIX secolo. Gli scienziati sono diventati più modesti. Il risultato è che non esiste per così dire nessun campq in cui il progresso dell'investigazione positiva non abbia quasi del tutto distrutto le conoscenze erronee è le ipotesi gratuite sulle quali si erano appoggiati i fondatori del marxismo. Per colmo di sfortuna, le principali scienze dell'uomo: etnologia, sociologia, storia, psicologia, economia politica, beneficiando di metodi più rigorosi e più fecondi, conoscéndo uno sviluppo imprevisto, accumulando sorprendenti scoperte, fecero poco dopo progressi decisivi. Non si poteva essere più sfortunati. Tuttavia la dottrin:i 11 B1bl1otecaGinoBianco

restò immobile e non accusò per niente il colpo. Al contrario si fissò ancora di più, e conobbe maggiori successi. Il fatto è che essa era legata a un organismo di lotta che non pote,-a permettersi il lusso di discussioni snen-anti, di continue messe a punto, e ancor meno il lusso di abbandonare una costruzione in,-ecchiata. Perciò Yi si aggrappò. Ogni giorno più, essere comunisti non significò soltanto essere partigiani di una certa trasfoi:mazione della società, e neppure essere affiliati al partito che a,-eYa iscritto più nettamente nel suo programma questa trasformazione. L'appartenenza al partito significò anche riconoscere e difendere la Yerità del marxismo. In buona fiducia, beninteso: poiché non si poteYa richiedere a ogni aderente la lettura e la meditazione di molte, lunghe e difficili opere; e, per i più istruiti e per i più curiosi, si rinunciava sempre di più a confrontare questa dottrina im-ecchiata già di un secolo (e di quale secolo) con i risultati più recenti dell'inYestigazione scientifica. Se lo si fosse tentato, non si 5ìarebbe potuto farlo. I probìemi non si poneYano più negli stessi termini. Era dfrentato più difficile criticare Marx ed Engels che Tolomeo o Darwin. In realtà, nel caso dell'astronomir1, della n1eccanica -o della biologia, solo la scienza si perfeziona: raffinando i suoi metodi, essa stringe più da Yicino una realtà immutabile. Ma il campo umano non ha la stessa fissità: l'oggetto della scienza ,si modifica nel medesimo tempo che la scienza stessa accresce la sua esattezza. Da ciò deriYa un doppio spostamento che fa sì che ben presto non si parli più la medesima lingua. Le medesime parole designano realtà differenti. Una osservnzione più precisa corregge le yecchie concordanze, rivela l'azione di fattori insospettati, de,-e tener conto di questo supplemento di storia che viene ad aggiungersi al passato precedentemente conosciuto, e la cui aggiunta, lungi dall'essere indiffe12 BibliotecaGinoBianco

rente, Yiene il più delle Yolte a segnare la diYisione tra la buona e la cattfra congettura. In un simile imbarazzo, la cosa che sembra più semplice è di lasciar parlare in primo luogo le proprie simpatie e prestar fede per principio e senza esame alla .filosofia di un partito le cui ri,·endicazioni non sono, esse, in disaccordo con la più bruciante attualità. Si comprende allora che è nella misura in cui ci si avvicin::i meno ai testi che ci si crede di più e che essi cessano di suscitare dubbi o polemiche. In effetti, non appaiono più. molti studi critici sull'opera di Marx e d'Engels. Gli stessi commentari propriamente patristici sono finiti o poco ci manca. Si moltiplicano per contro le opere su discipline diYerse, alle quali si cerca di applicare le formule delle Scritture. Scienziati ingenui, pieni di buona Yolontà, conYinti che la Yittoria del partito comunista è la sola che possa migliorare la sorte del popolo, ritengono che sia loro dovere affrettare· questa Yittoria nella misura dei loro mezzi. Essi si dichiarano marxisti per generosità; e siccome una perfetta ignoranza in materia di economia politica permette loro in questo campo un entusiasmo sconfinato, si mettono Yolentieri all'opera per scoprire nelle questioni allo studio delle quali hanno consacrato la loro vita dei punti di accordo con i princìpi del materialismo storico. Per dimostrare questo accordo essi si serYono di alcune citazioni, poco compromettenti e generalmente sempre le stesse, derivate alla lontana da Marx ed Engels attraverso studi di seconda, terza e quarta mano. Vi è in circolazione un certo numero di Yolumi di questo gene:e, soprattutto nel campo della biologia, della sociologia religiosa, delrastronomia. Qualcuno di essi ha l'onore della traduzione in parecchie lingu·e ed è 13 BibliotecaGinoBianco

firmato da grandi scienziati i quali; nei limiti talvolta molto stretti della loro specialità, fanno prova di un rigore sensibilmente più agguerrito e più esigente. Naturalmente queste opere sono lette in generale soltanto da militanti, che sono molto ignoranti sulle questioni che vi si trovano trattate e ne derivano il più grande orgoglio per la filosofia ufficiale del loro partito, che la scienza più alta e più nuova sembra così corroborare miracolosamente. Qu-ando sorge una difficoltà, essa è risolta alla svelta con la parola « dialettica » o con l'espressione <<negazione della negazione >>.Ma non ce n'è neanche bisogno. Infatti la mancanza assoluta di rapporti tra le citazioni di Marx e d'Engels che gli scienziati estraggono dai manuali elementari che utilizzano e le teorie alle quali le applicano, impedisce che si possa constatare il minimo divario tra le une e le altre. Di conseguenza è raro il caso che sia necessario fare _appello alla celebre « conciliazione dei contrari », chiave, si dice, del materialismo <<dialettico>> e perfezionamento che lo distinguerebbe molto felicemente dal materialismo <<grossolano ». In diverse scienze, specialmente nella fisica e nella genetica, si produce un fenomeno ancora più significativo. Le teorie dei fisici contemporanei che si sarebbero potute, beninteso, accordare facilmente al marxismo con gli stessi procedimenti, svegliarono al contrario i sospetti dei Dottori della Legge, essendo stata la parola <<libero arbitrio >>pronunciata, d'altronde alla leggera, da uno scienziato di grande reputazione in relazione al principio d'indeterminazione di Heisenberg. Fu deciso in un solenne congresso che la fisica relativistica e soprattutto la fisica quantistica erano pessimiste, borghesi, reazìonarie. Dal 1938 al 1949 le teorie di Einstein furono condannate a più riprese dall'Accademia delle scienze di 1'1osca. Un oratore de14 BibliotecaGinoBianco

nunciò la relatività come « un tumore canceroso che rode la teoria astronomica moderna » e come « il principale nemico ideologico dell'astronomia materialistica ». Naturalmente, in casi ·simili, si considerano immediatamente come fascisti-trotzkisti e pericolosi nemici della classe operaia i disgraziati che, sulla fede di esperienze che essi giudicavano convincenti, tenevano per vera la teoria scomunicata. È dubbio che, dopo il processo di Galileo dinanzi al Santo Uffizio, la storia abbia avuto da registrare molte altre condanne di una teoria scientifica perché discorde da princìpi prestabiliti. Non è difficile immaginare la spiegazione di un tale eccesso. È probabile che certi polemisti abbiano preso argomento dalla impossibilità in cui si trovava la microfisica di determinare esattamente la traiettoria di ciascun elettrone, per mettere in causa il determinismo in generale e di conseguenza il determinismo economico, sul quale riposa il materialismo storico. Si pote-va evidentemente contestare che una tale derivazione foss~ legittima, opporre che non importava ni_entea una filo:ofia della storia che i movimenti dei corpuscoli intratomici dovessero essere calcolati statisticamente e non individualmente. Ma era una discussione interminabile e risultava inoltre difficile convincere il militante che si difendeva la buona tesi. Meglio dunque lanciare ]'anatema contro una teoria dalla quale i nemici della rivoluzione attingevano con visibile compiacimento delle armi contro la dottrina ufficiale del partito del proletariato. Non c'è che da riieggere le motivazioni del verdetto per convincersi che le cose sono andate proprio così. La stessa cosa av, enne per la psicanalisi: uno psichiatra - poco sensato si era infatti messo in mente che l'appello « proletari di tutti "i paesi unitevi » non fosse altro che la formula sublimata deiromosessualità universale, che il comunismo agra15 B bhotecaGmoBianco

rio significasse simbolicamente un ritorno alla madre e che l'economia capitalistica si spiegasse con lo sYiluppo nel campo sociale di un complesso sadico-anale, di cui egli faceva gran caso. Naturalmente la psicanalisi Yenne immediatamente proscritta e perseguitata nel suo insieme come una dottrina metafisica e romantica, degno sintomo delle contraddizioni caratteristiche del processo di decomposizione della società borghese. I fisici e gli psicanalisti che nutrivano qualche simpatia per il programma sociale del partito comunista divorarono immediatamente dei manuali marxisti, nei quali scoprirono senza fatica delle citazioni di Marx e d'Engels che lasciavano supporre che i due autori a,·eyano predetto << genialmente >> le scoperte di Einstein e di Freud. Ma inYano: l'aggettfro << geniale )) per quanto prodigato non fu di nessun aiuto. Venne anzi rifiutato. I guardiani dell'ortodossia invocarono altri testi che sembraYano indicare che gli stessi autori a,·e,·ano inYece << genialmente >> scoperto il pericolo che siffatte << ideologie >> rappresenta,-ano per la causa proletaria e che le aYrebbero respinte senza pietà se esse fossero nate al loro tempo. Così il marxismo si irrigidì in una lontana costruzione che non ebbe più con l'inYestigazione scientifica che un rapporto 9i tipo molto particolare: quello di sen·ire a condannare i risultati della scienza quando essi sembrino tali che degli spiriti maligni potrebbero utilizzarli, con o senza ragione, sia contro il sistema stesso, sia contro il programma del partito. Quegli scienziati che riteneYano~ incredibile anche la sola possibilità di un simile atteggiamento furono obbligati ad arrendersi àll'e,·idenza quando la genetica neomendeliana fu condannata nel suo insieme. Inutilmente innumerevoli esperienze intraprese un po' doYunque da cinquant'anni le davano ragione. Il Comitato centrale ciel partito comunista russo si dichiarò 16 BibliotecaGinoBianco

contro di essa. L'Accademia delle scienze di Mosca non poté che inchinarsi davanti al verdetto dell'Onnipotenza e condannò solennemente le téorie di Mendel e dei suoi successori. Gli scienziati che le professavano dovettero abiurare, confessare per iscritto i loro errori, far sapere che si pentivano e che avrebbero riscattato il loro errore con la docilità e la fatica: Questa volta la condanna commosse più a lungo l'ambiente scientifico internazionale. Essa infatti non colpiva solame'nte i prolungamenti dottrinali di -una teoria scientifica, i. quali si possono in effetti credere soggetti a interpretazioni contraddittorie. Essa colpiva i risultati stessi tli una esperimentazione rigorosa, sistematica, ripetuta mille e mille volte, risultati così bene stabiliti che per infirmarli validamente occorreva tutt:'altr:i cosa che la decisione di un'autorità politica. Occorreva molto di più e insieme molto di meno : un solo esperimento probante. Ma perché negare così ostinatamente, così alla leggera, la esistenza di cellule che siano il supporto fisico dell'eredità e che assicurino così, seguendo leggi complesse ma sempre meglio conosciute, la trasmissione dei caratteri degli esseri viventi? Il motivo resta il medesimo : i dirigenti sovietici, come è naturale, si occupano più di politica che di biologia. Essi sanno che dei teorici nemici trarranno argomento dalla fissità dei caratteri trasmessi per sostenere la superiorità di una razza sull'altra, di una classe sociale sull'altra. Ce n'è abbastanza perché essi pensino che ogni buon marxista debba adottare la teoria inversa, quella che afferma l'eredità delle trasformazioni dovute alla influenza dell'ambiente. Non si richiede cioè ai fatti di tracciare una divisione tra l'una e l'altra teoria, ma si cerca quale delle due teorie appaia in astratto la più conforme _all'ideologia e all'assunto comunisti. A questo punto la dottrina marxista, pur continuando a 17 BibliotecaGinoBianco

pretendersi scientifica, adempie alla funzione di un vero dogma. Una tale situazione crea molti problemi, che mi propongo appunto di esaminare in questo studio. Tali problemi non sono tutti di ordine politico. Ve ne sono alcuni che riguardano famministrazione temporale dell'ortodossia. Questa è una questione assai delicata: bisogna fare in modo che ognuno sia sottomesso ad essa senza che alcuno possa però azzardarsi ad invocarla contro la gerarchia. Si vede così il partito comunista, come ogni Chiesa nei riguardi di ogni dogma, regolamentarne molto strettamente lo studio, insegnando agli uni minutamente la teologia, esigendo dagli altri soltanto la professione di un credo semplificato, che essi hanno la missione di difendere senza esitazione né mormoramenti contro le critiche « controrivoluzionarie ». Nella coscienza dei militanti, il marxismo è diventato una teoria infallibile, nella quale i dotti sono istruiti, che essi stessi conoscono per lo più dalla lettura di un fascicolo, ma di cui la vita conferma ogni giorno ai loro occhi la formula essenziale, ogni qualvolta essi vedono un privilegiato difendere gli interessi materiali della sua classe o i suoi propri : il che, come si comprende, non è assolutamente impossibile vedere. In tali condizioni, la fede nel marxismo resta viva ed efficace. Questa dottrina trova facilmente dei martfri, poiché la più stabile esperienza dei suoi adepti, che mostra loro l'egoismo umano, individuale o collettivo, li assicura per contagio della Yerità assoluta e permanente di una interpretazione del mondo della metà del XIX secolo, che da lungo tempo la ricerca positiva ha sorpassato. L'adesione è vivace e profonda a tal punto che essa acceca talvolta i fedeli perfino nel campo in cui la loro azione è impegnata. Questa dottrina vuole infatti generare, consigliare, dirigere una politica. Essa annunciò un tempo la 18 BibliotecaGinoBiancm

fatalità di una rivoluzione di massa effettuata dal proletariato organizzato per instaurare il socialismo uni, ersale. Grandi movimenti si formarono intorno a tali speranze, si raggrupparono su tali predizioni. Ora, non è successo niente che non smentisse espressamente quelle predizioni: avvennero nei paesi industriali delle rivoluzioni nazionalistiche e autoritarie, che non erano affatto nelle profezie e che portarono i comunisti nei campi di concentramento; in compenso, il primo trionfo del proletariato fu il colpo di mano affatto eretico di un pugno . • di uomini in un impero agricolo e feudale, col favore di un disastro militare. I trionfi che seguirono una trentina d'anni più- tardi furono dovuti all'esercito del nuovo Stato. Queste vittorie calpestavano i princìpi del marxismo altrettanto delle disfatte registrate altro, e dai diversi partiti operai. Ma la rivoluzione elevò cionondimeno il materialismo dialettico a filosofia ufficiale della ((patria dei lavoratori )), del paese dove il socialismo aveva dapprincipio così malauguratamente trionfato. Cosicché i lavoratori sono tanto più pronti a credere che ci si dichiari loro nemici ogni volta che si contesta minimamente il carattere veridico della dottrina di Marx. Né ci si deve meravigliare troppo per il vigore di queste tesi superate, che sorprendono oggi per il loro spirito di sistematizzazione grossolana e il loro carattere avventista. Non è la ragione né la conoscenza a difenderle, ma la fede e l'ignoranza. L'intelligenza non ha nessuna parte nell'adesione che esse suscitano, è il cuore che le adotta. Coloro che la società mantiene in una situazione miserevole e che desiderano la sua trasformazione, abbracciano fiduciosamente questa dottrina; e si fa ai loro occhi il giuoco dei loro nemici quando si attacca un sistema legato da un secolo ai loro sforzi e alle loro lotte. Essi non cambieranno anche se si dimostrerà loro cento volte 19 BibliotecaGinoBianco

che quel sistema non corrisponde a niente di esatto e di valevole. Sarebbe come cambiare bandiera. Per i loro capi, la cosa è diversa: dal momento che quelle teorie non sono più, per essi, di molto insegnamento né utilità, in un mondo che si è talmente modificato dopo allora, hanno preso il partito di non ispirarsene più che tanto, ma di farle rispettare ancor di più: il che è appunto facilitato dal crescente invecchiamento delle formule, dal numero delle battaglie sostenute per difenderle e dalla cura che si prende di non esaminarle troppo. Nella storia dell'economia politica e delle scienze sociali, l'apporto di Marx e di Engels fu a suo tempo considerevole e fecondo. Chi si prenda la pena di studiare come si fecero queste ric~~che allora nuove, come si stabilirono questi punti di vista allora rivoluzionari, scopre in. mezzo a quale effervescenza e tra quali contraddizioni si costituisce una .filosofia. Si vede come_ questa possa convertirsi in ortodossia. Una simile trasformazione non è né ordinada né facile. Al contrario, basta un semplice colpo d'occhio alla storia per convincersi che essà è eccezionale e che occorrono, perché essa si produca, delle condizioni che si trovano raramente riunite. In , . . compenso, essa porta con se conseguenze 1mportant1 e numerose, che in generale vengono male apprezzate, di maniera che i fenomeni più chiari finiscono con l'essere interpretati in modo del tutto stravagante. Sono queste condizioni e queste conseguenze che intendo esaminare qui, per cèrcare di fare un po' di luce in un campo in cui la contraddizione dei discorsi e dei fatti porta al culmine la confusione. 20 BibliotecaGinoBianco ,

CAPITOLO II . LA FORZA DI UNA ORTODOSSIA È chiaro che i fautori del marxismo difendono la loro dottrina in maniera diversa da quella con cui i sostenitori delle altre dottrine difendono le proprie. Per lo meno, essi sono piì1 suscettibili e più intransigenti. Essi rifiutano la minima critica. Forse in questo si dovrebbe vedere semplicemente l'esagerazione estrema di un atteggiamento che è molto diffuso e, dopo tutto, abbastanza naturale. Ma ecco dove la situazione diventa singolare: gli avversari della dottrina, a loro volta, riserbano ad essa un trattamento particolare. Essi la scelgono come referenza quando espongono le p~oprie dottrine, facendo risaltare accuratamente differenze e coincidenze. Si danno gran pena, in ogni occasione, di discuterla o c~mbatterla, come se essa sola esistesse, come se non fosse successo niente al mondo dopo più di un secolo dacché è stata concepita, come se un misterioso privilegio la destinasse a regolare per l'eternità nei più diversi campi le costruzioni del pensiero umano. Inoltre, partigiani e avversari disputano senza fine intorno alla sua natura, e non riescono nemmeno a mettersi d'accordo tra di loro. Scienza - dicono gli uni - e scienza delle scienze, 21 Bibl1otecaGin0B ianco

enciclopedia decisfra e sempre nuova; filosofia superata - rispondono gli altri - e che tende alla teologia, alla dogmatiça, alla semplice scolastica. Ma non è con questa opposizione che si dà fondo all'argomento. Si vede infatti il marxismo adempiere a ben altre funzioni. Va da sé che, con questa parola, io non pretendo di designare le opere di Carlo Marx, ma la somma delle formule e l'atteggiamento psicologico di cui esse restano storicamente garanti, sia che queste ultime siano rimaste fedeli o no a quelle opere attraverso tante trasformazioni e vicissitudini. Così come è, il marxismo attuale si presenta bensì come una interpretazione del mondo e della storia, ma è anche una previsione dell'avvenire e un programma politico~ una descrizione, un metodo e un insieme di rivendicazioni. È allo stesso tempo una logica, una morale, una tattica persino, un corpo di dottrina che risolve le più gravi e più vaste questioni, ma che fornisce anche il consiglio di cui si ~a bisogno nelle più minute occorrenze dell'azione quotidiana. Non è fatto soltanto delle riflessioni di trecento filosofi, ma anche dell'esperienza di novecentomila militanti. In questo sta la stranezza. Per spiegarla conviene, dato che il marxismo si presenta come una scienza, esaminare in primo luogo il valore scientifico reale di esso. Ed è qui che vien fuori il paradosso. Come scienza, in effetti, la costruzione di Marx non rappresenta evidentemente che un momento' già lontano della economia politica. E, come spesso avviene nelle scienze in via di formazione, le analisi e le affermazioni di Marx non hanno tardato a rivelarsi sommarie e insieme temerarie (questi vizi si chiamano e si sostengono). Via Yia, un'opera dopo l'altra sono venute a mettere in evidenza le smentite inflitte dalla storia alle 22 BibliotecaGinoBianco

predizioni di una dottrina che alla storia stessa si vanta,·a di dettare il cammino necessario : in realtà (prendo degli esempi a caso) il livello di vita del proletariato in luogo di peggiorare non ha cessato di migliorare; la proporzione degli operai anziché aumentare tende a diminuire, grazie ai progressi tecnici, mentre s'accresce quella degli impiegati e dei funzionari, cioè dei piccoli borghesi; infine i paesi dove la rivoluzione ha trionfato si sono incaricati di dare la prova che socialismo non vuol dire per forza libertà, e nemmeno eguaglianza. Tutto ciò, e molte altre constatazioni egualm~nte contrarie a quelle profezie e a quella attesa tenace e messianica, risulta con tale evidenza dalla evoluzione storica che molti, quando lo si fa loro notare, hanno l'impressione che i loro occhi si trovino liberati da vetri deformanti che non sapevano neppure di portare. Sino ad allora la realtà appariva ad essi irrimediabilmente confusa, sconcertante, difficilmente decifrabile. Ed eccola adesso netta e intellegibile: gli oggetti riprendono il loro posto, le loro dimensioni, il loro aspetto vero. Si respira. E ci si domanda, tanto la mistificazione era grossolana, come si sia . potuti restare tanto tempo ingannati: è domandarsi da do,·e viene il prestigio del marxismo. Orbene, questo prestigio è immenso, efficace, di una efficacia tale che solamente l'esattezza della dottrina sembrerebbe poterla spiegare. E quando si proYa che questa dottrina è radicalmente ingannatrice, ci si trova ancora più meravigliati, a tal punto - ne sono certo - che alla maggior parte della gente costa meno ritenerla vera che non pensare che essa, falsamente, abbia potuto abbagliare tanta gente per tanto tempo e che essa continui a riuscirvi. Da cento anni, infatti, ci si riferisce sempre più a Marx, lo si cita, lo si discute sempre di più, lo si commenta senza fine, come se, per un miracolo unico nella storia ' 23 BibliotecaGinoBianco

delle scienze e della filosofia, le sue teorie suscitassero un interesse maggiore via via che esse vengono riconosciute più erronee. Ma forse, per l'appunto, non è la verità che si cerca in esse. D'altronde, se la causa non fosse così paradossale, non si metterebbe tanto accanimento nel sostenerla. Non c'è niente di più comico che vedere gli spiriti più sottili del nostro tempo (i quali sono però spesso anche i più candidi) prodigare tesori di ingegnosità per giustificare qualche proposizione di Marx. Uno compie mille acrobazie per stabilire una predizione del Maestro relativa al proletariato, senza pensare che al giorno d'oggi, con la settimana di quaranta ore, le assicuraiioni per la vecchiaia e le malattie, l'ispettorato sul lavoro, i contratti collettivi, le vacanze pagate, le pensioni, per quanto i salari restino insufficienti, non esiste semplicemente più un proletariato nel senso in cui lo intendeva Marx e come egli lo conosceva. Un altro, metafisico~ risolve vigorosamente le più gravi difficoltà ricordando che, secondo Hegel o Engels, la libertà non è altro che la conoscenza della necessità : formula che non appare né chiara né consolante, ma suscettibile in compenso di far prendere agli ingenui lucciole per lanterne. Un terzo cita devotamente, come la definizione stessa della dottrina, la celebre massima del Manifesto comunista secondo la quale il mulino a vento produce la società feudale e il mulino a vapore la società capitalista. Ma è fin troppo chiaro che questa massima designa, al contrario, come motore della storia non la lotta delle classi ma le invenzioni scientifiche, che non vi sono subordinate con evidenza. Il che equivale a confondere troppo il tecnico e il sociale. Nello stesso spirito, viene comunemente considerata come una specie di verifica del marxismo la teoria di Lefèbvre des N oettes, secondo cui una felice innovazione nella maniera di 24 BibliotecaGinoBianco

aggiogare i cavalli avrebbe condotto o contribuito alla sparizione della schiavitù. Anche qui, è proprio l'argomento inverso che bisogna ricavare. Anche questa scoperta prova infatti che sono le invenzioni tecniche, anziché la lotta delle classi, a produrre le trasformazioni della struttura sociale. Non v'è dubbio:. ciò che è vero per l'invenzione del collare dei cavalli deve esserlo ancora di più per l'invenzione del vapore, dell'elettricità o dell'energia atomica, che hanno tutte come primo risultato la possibilità di risparmiare una quantità oggi già enorme e domani favolosa di lavoro umano. E almeno questi benevoli difensori Yenissero ben accolti dai << titola~i » della causa che vogliono soccorrere! Invece vengono malmenati e trattati da nemici. Si spiega loro che il marxismo non ha bisogno del loro aiuto e che significa fare ingiuria a una tale dottrina immaginare che essa possa ricevere dal primo venuto un supplemento corretto, nel caso - d'altronde improbabile - che essa debba essere completata in qualche punto. Questa dottrina ha infatti dei fautori « in carica ». Il giuoco non è libero. La dottrina è stata adottata da un partito potente che, al pari di una Chiesa, non vede di buon occhio i liberi pensatori, cioè coloro che vorrebbero, standone al difuori, dedicare disinteressatamente il loro tempo, il loro sapere, i loro talenti all'esame del sistema e ai suoi sviluppi. Costoro supplicano invano e danno invano le prove della loro docilità. Bisogna che entrino prima nel partito, e se non vi entrano è chiaro che rifiutano l'essenziale, che « ragionano », come dicono le mamme ai bambini loquaci. Qualcuno aveva forse pensato di trovare concilianti i cam25 BibliotecaGinoBianco

pioni di una teoria che il successh·o corso degli avvenimenti ha rivelato così poco difendibile? Macché: essi sono intrattabili. Non cedono mai. Sembrano insensibili all'evidenza; e ciascuno di noi si accorge ben presto che è inutile prolungare la controversia. Ci si irrita, restando però incapaci di scoprire il punto preciso che ci urta. Si resta tanto più corrucciati in quanto si sente che la nostra collera è cieca e impotente. Non esistono risorse contro •l'ostinato il quale, forte di qualche dogma che egli non si preoccupa nemmeno di conoscere bene, respinge con intrepidezza i migliori argomenti chè si oppongono alla sua certezza. Né i fatti né la logica sanno convincerlo. Lo obbligate a una scelta imbarazzante, credete di metterlo con le spalle al muro con l'alternativa finale, di forzarlo alla contraddizione. Egli inventa sempre, per uscirne, qualche scappatoia, sottile o assurda. Niente vale contro la sua decisione; gli si dà a bassa Yoce dell'imbecille, ma si è sconcertati dalla sua ingegnosità. Lo si accusa di candore, ma lo si sente scaltro. Non gli manca che di capire, ma non acconsente a farlo. Si incrimina la sua malafede: ahimé, come negare la sua sincerità quando è essa appunto che giustifica l'enigma? Del resto, se si contesta questa sincerità si semplifica il problema per un ·momento, ma si rende più difficile ogni soluzione. Tutte le volte che ci si lascia sorprendere si esce indignati dal dibattito. A ogni nuova esperienza si giura di non più discutere e si ricomincia alla prima occasione. C'è infatti come uno scandalo per lo spirito in questa disfatta della ragione. Non si riesce a rendersi conto di come qui l'intelligenza si mostri completamente disarmata davanti a una tenacia assurda, inintelligente e inintelligibile, impermeabile pet propria natur:1 alle ragioni della ragione (e ancora più a quelle del cuore). Un autore ha notato la notevole differenza che c'è nelle 26 BibliotecaGinoBianco

reazioni del fedele di una chiesa o di un partito, a seconda che si trovi di fronte ai suoi superiori o di fronte a profani. Davanti ai dirigenti, la sua umiltà non ha limiti: « io non so niente - egli dice - ed essi sanno tutto ». Quale disprezzo invece per tutti coloro che restano nelle tenebre esteriori: cc io so - egli dice questa volta - ed essi ignorano ». È chiaro che un simile atteggiamento rende impossibile ogni dibattito intellettuale, in cui deve Yincere l'evidenza o, in man-• canza di essa, la ragione migliore: non è la ragione che conta qui, ma l'autorità indivisibile della comunità alla quale si è aderito. È da essa che ci si sente sostenuti ed è essa che ha coscienza di proteggere a sua volta colui che ne difende i dogmi anche nel dettaglio più insignificante. Poco importa che questo dettaglio, a giudizio di tutti, non sopporti l'esame: non si tratta di giudizio o di esame. Il dettaglio può sembrare privo di ogni importanza, ma ciò non cambia niente: gridare al testardo che egli potrebbe abbandonarlo senza danno, che la sua causa non ne sarebbe indebolita, che ne risulterebbe anzi più forte, non serve a niente. Il fedele non cede, perché sente che cederebbe su tutto se cedesse anche su un punto minimo. La spiegazione è semplice. Per lui, acconsentire o restare incrollabile non è questione di errore o di verità, ma di lealtà o di tradimento. Tutto è rovesciato: non si tratta di essere comprensivi, ma di essere incorruttibili. Abbiamo così da una parte un sapere screditato agli occhi di tutti coloro che sanno, e dall'altra un fen-ore male informato che viene dispensato senza limiti per dimostrarne l'eccellenza: è una situazione che dà da riflettere. Ess~ non si spiega se non con l'intervento di un fattore estraneo all'ordine della conoscen27 BibliotecaGinoBianco

za e alla pura concorrenza delle idee. Come è possibile infatti spiegare lo straordinario fascino esercitato, su un gran numero di spiriti scaltriti, da una dottrina in, ecchiata, eccezionalmente e chiaramente smentita dai fatti, che si cerca di difendere a furia di grossolani sotterfugi, con un sapiente disordine di assurdità e incongruenze? La risposta è indubbia ed estremamente semplice. La si Poteva ricavare dallo stesso successo sconcertante della dottrina. Eccola, in una parola: questo prestigio scandaloso deriva tutto dall'esistenza dei partiti comunisti e della Russia sovietica. In termini ancora più chiari : anziché essere il marxismo a garantire la forza e la ragione del partito comunista, è dovunque il partito comunista con l'impero che lo spalleggia (un quinto del globo, lo si ripete abbastanza) che fa, esso solo, la forza e la ragione attuale della dottrina marxista. Senza questo partito., ·senza questo impero la dottrina marxista non sarebbe più, da lungo tempo, se non. una specie di curiosità alla quale si interesserebbero solo un pugno di eruditi. Studiando i primi princìpi dell'economia politica, questi archeologi parlerebbero tra loro di Marx come gli storici della chimica di Lavoisier, come si cita nei manuali ogni teoria di precursori: i loro ingenui errori fanno sorridere, ma le loro intuizioni giuste continuano a suscitare ammirazione. Tale sarebbe stata la sorte inevitabile· del marxismo se esso fosse veramente la teoria scientifica che i suoi fedeli pretendono. Ma il marxismo non è una scienza e nemmeno un metodo; esso è tutt'al più, nella sua degradazione ultima, una sofistica, del genere di quelle di cui fanno uso le diverse scienze congetturali, e che è lecito, ma poco logico, chiamare compiacentemente «dialettica». Nel contempo è molto più di una scienza: è l'ideologia di un potente partito, che si serve di essa come di 28 BibliotecaGinoBianco

uno stendardo e che finge di essere reso da essa invincibile, mentre sono al contrariò il numero e il valore delle sue truppe -che la salvano dalla dimenticanza, che le permettono di sussi- . stere e fanno sì che la si rispetti, mentre si riderebbe di essa se non benefiéiasse di un così temibile appoggio. In una formula nota e mille volte ripetuta, si dà lode a Marx e ad Engels di avere dissipato le illusioni idealistiche della filosofia di Hegel e di avere rimesso la dialettica sulla sua base. _Ma si direbbe che i loro discepoli l'abbiano di nuovo rovesciata. Che c'è infatti di più contrario al materialismo storico che immaginare che l'esistenza e la tattica di un partito, espressione di strutture economiche e politiche considerevoli, siano determinate da un sistema di idee? Non è forse più conforme alle tesi proprie della dottrina ritenerla, piuttosto che la descrizione obbiettiva e fedele della realtà, un yelo ideologico che serve a giustificare le ambizioni di una classe? Certo, il sistema di idee preesisteva al movimento che se ne fa una bandiera. -La dottrina marxista preesisteva al partito comunista. Ma, per !"appunto, non sono mai le idee stesse che la congiuntura storica determina, è l'uso al quale le si destina. 29 BibliotecaGinoBianco

CAPITOLO III ORTODOSSIA E SCIENZA Chiarito questo rapporto, non c'è stranezza di cui non si capisca sùbito la ragione d'essere. In particolare, si distingue facilmente su quale punto essenziale e per soddisfare quali pressioni interne si separa dalla scienza una dottrina che si afferma disperatamente scientifica, ma che: 1) fa ricorso all'argomento di autorità nella maggior parte dei casi; 2) considera che il proprio superamento sia impossibile; 3) appartiene a un gruppo definito, sen~a l'investitura del quale nessuno è ritenuto capace di conoscerla, comprenderla, interpretarla utilmente; 4) pretende, erigendosi a criterio supremo di verità, di decidere della giustezza delle ipotesi scientifiche, se non della opportunità delle investigazioni. Queste quattro caratteristiche, tutte egualmente opposte allo spirito della scienza, sono al contrario eminentemente proprie dello spirito di ortodossia. Vale la pena di soffermarsi su ciascuna di esse, sottolineando ogni volta fino a quale punto derivano necessariamente da una data situazione, sempre la stessa: l'esistenza di un gruppo conquistatore che fa poggiare i suoi titoli, e insieme le sue pretese e il suo s~ccesso, sul possesso 30 BibliotecaGinoBianco

di una specie di dottrina-talismano. La funzione di questo talismano, che non presenta variazioni di rilievo, oltre'passa in verità assai chiaramente il dominio intellettuale. Presso i popoE primitivi un talismano si presenta di preferenza sotto la forma di qualche oggetto miracoloso; nelle civiltà più evolute, invece, appare sotto la forma di una verità rivelata o di un metodo infallibile. Cionondimeno il talismano continua a rendere gli stessi servizi e a far giuocare le stesse pass10n1. I - IL DOGMATISMO. Il prestigio della scienza non ha niente da temere dalla critica o dal libero esame. I suoi risultati sono infatti precisamente il frutto di una ricerca alla quale tutti hanno potuto partecipare e in cui la contestazione non solo non è stata evitata ma è stata sistematicamente provocata. La verità di una teoria fisica o biologica resta sempre sospesa al Vèrdetto di una esperienza favorevole o sfavorevole. Una serie di esperimenti, un3 nuova inchiesta, possono sempre provare che Newton, LaYoisier, Einstein ebbero torto o, per restare nel campo delle teorie economiche, che ebbero torto Adamo Smith, Ricardo o Keynes. Non ci sarebbe niente di tragico nel loro errore. La scienza anzi non avanza che a questo prezzo. Essa non è perfetta e completa d'un colpo. Essa non è né fissa né infallibile. Essa consiste in un séguito di scoperte costantemente rimesse in discussione. Al contrario, una dottrina garantita dalla forza di una fazione, che essa sembra proteggere a sua volta, di cui essa serve a coprire la strategia, deve presentare un minimo di stabilità. In ogni caso, è escluso che questa dottrinà possa essere attaccata dal di fuori, lasciata alla mercé di una scoperta, di un'esperienza~ 31 BibliotecaGinoBianco

di un supplemento di studio e d'informazione. Da qui il perpetuo riferimento ai testi originali, le dispute dei glossatori e il ricorso all'argomento di autorità. Si sente bene che aderire al marxismo ha tutt'altra portata che prendere partito per la fisica relativistica o per la geometria non euclidea. Nell'un caso, nòn si tratta che di una sc~lta intellettuale, revocabile all'istante e che non implica nessuna fedeltà. Nell'altro, non si accetta solo un sistema d'ipotesi, ci si affilia deliberatamente a una setta, si entra in una composizione di forze. Questa situazione implica una conseguenza notevole, che non ces~a di stupirci. Questa conseguenza costituisce il secondo punto. II - NoN s1 PUÒ SORPASSARE IL MARXISMO. La storia della scienza è la storia di una successione di errori rettificati: ogni teoria è differenziata, completata, riformata o squalificata, in una ·parola sorpassata dalla teoria successiva. Invece il marxismo, pretendendo di assorbire istantaneamente ogni nuova scoperta, non accetta la possibilità di .. trovarsene minimamente modificato. Esso si presenta come una specie di quadro indefinitamente estensibile, ma la cui architettura non viene deformata dal suo accrescimento. I postulati sono intangibili. Un risultato, una volta acquisito, resta immutabile a meno che una decisione pontificale, notificata ex cathedra, non Yenga ad autorizzare dall'alto una interpretazione nuova. Nessun'altra procedura di revisione è concepibile. Straordinaria pretesa, in verità, che contraddice anch'essa formalmente la natura della scienza, per la quale il progresso consiste in un continuo superamento. Ogni scienziato ha superato il suo predecessore e si aspetta di vedersi superato a sua volta: è una specie di regola del giuoco. 32 BibliotecaGinoBianco

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