Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

35 ne opposta. Insomma, per dirvela in una sola parola, il prezzo commerciale di t~1tte le cose è stabilito dalla concorrenza. Posto pertanto che anche i ricchi possidenti di terreni facessero lavorare di più, tutti quelli che non sono possidenti di terreni farebbero lavorare di meno in causa della spesa maggiore che devono sostenere nel grano; ed ecco che il lavoro sat·ebbe tutt' al più come quello degli altri anni. Sparito l' aumento del lavoro, sparisce la maggiore richiesta de' lavoranti; sparita la maggiore richiesta, sparisce per conseguenza l' aumento del prezzo. La concon·enza, infine, rimanendo nella proporzione di prima, è naturale che la faccenda della mercede giornaliera deve rimanere la stessa. .Aggiungete che gli altri operai, non avendo lavoro, offrirebbero l' opera lol 'O come garzoni di muratori, di fabbri cc. cc; chè quando c' è il bisogno si fa di tutto; e la loro offerta sarebbe una causa che diminuirebbe la mercede a quelli che hanno sempre esercitato il mestiere. Sarebbero, come voi altri li chiamate, i guastamestieri. Laonde vedete bene che anelerebbe a I"Ovescio anche pei muratori, pei fabbri, pei fàlegnami, e la miseria sarebbe geneiale. Pop. Quale dunque sarebbe il mezzo per arrestare il disasLI·o? Parr. Eccolo. Vi ho detto che il prezzo delle cose è stabilito dalla conconenza. Quando dunque volete che una cosa diminuisca, o non cresca di prezzo, diminuite la concorrenza dei compratori, ed aumentale quella dei venditori; quando ' 'olete cl•c cresca, diminuite la concon·enza dci venditori, ed aumentale quella dei compratori. Ora dunque se si vede ~he il grano sa!- ga ad un prezzo, che faccia temere i l disastro che ho poc' anzi descrilto, non c' è alli a via per prcvenirlo che scemare la concorrenza dei compratori ; e pr r scc-

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