Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

3~ trebbero ben lavorare tutto di, ma non guadagnerebbero qudlo cf,e bastasse ad alilltentare sè e la famiglia. Nè io credo, come molti altri, che il lavoro aumentasse ad un tralto e crescesse il prezzo di esso. Credo anzi cJ,c succederebbe i l contrario. La gran massa di coloro che hanno una rendita fissa dovrebbero spenderla quasi interamente nel pane, e per quell'anno s i donebbe sacrif.care il comodo di un abito, di un pajo di scarpe, di un cappello e che so io. Il calzolajo, il cappcllajo, il sar to avrebbero dunque una minor quantità di la, oro da un canto, e un maggior dispendio dall' altro. A queste due cause conducenti a un sol fine si aggiunge l'altra che il calzolajo e il sarto lavorando meno del solito, e dovendo spendere molto più per comprare il pane, nòn possono comprare il cappello, il ca ppellajo n.-n può comprare le scarpe e il v~sli to, e pér ciò tutti si trorano precisamente senza far nulla, quando appunto il bisogno di lavorare sarebbe maggiore. Cosi è: questo sarebbe l' cffello inevitabile di un aumento impt'OVI'iso c smodato nel prezzo dei cereali. Pop. Ai muratOt· i, ai f'Jbbri ferrai , ai falegnami non succederebbe pct·ò questa disgrazia; uon è wro Sig. Parroco? Parr. E pereh c? Pop. Pcrchè i ricclti avendo un maggior utile dalla loro industria agricola spenderebbero di più a fabbricar case nuove, e ad acconciar le vecchie, e pagherebbero anche di più l' opera dci lavoranti. Parr. N?n credo neppur questo, specialmente nel primo anno dt questo loro guadagno. Ma a,mmessa pure la prima parte del Yostro discorso, cioè che facessero la l' Orare di più, non ammetto la seconda che pagassero di più l' operajo. Vi ho dimostrato, cred' io, che il prezzo dell' opera cresce, c1uanti meno sono i lavoranti c quanto più il lavoro; e diminuisce per la ragio~

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