Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

28 . . e 8ti è lo stesso cl1c non ne abbw, mcn.tre 10. non .sono tanto pauo a ,cudcre il grano pc~ po1 ~onre d1 famc. - Mastro Cccco non ne parhamo pm - E con queste parole finiscono d' insistere. Che vi pare di questo discorso ? Pùp. ]\Ii pare sicuramente che se ÌQ avessi cento staja di grano, c cinquanta mi lOiesscro pel mio consumo, non venderei mai altJ"o che le cinquanta che avessi di più. Parr. Or bene: quello ch e fareste ' 'oi, capo della ' 'ostra fami glia, lo fa la nazione intera, la quale a'•endo grano più dd bi sogno manderà ben via il superfluo ma tcrrù sempre in casa quello che le occorre per giungere fino olia nuon raccolta. Pop. Si, se tutti a'•csscro il grano io casa: ma quanti sono <(DCIIi che non l' hanno! Noi altri poveretti compriaruo tutti i giorni il pane per ,;,•ere; e se venisse il giorno che il pauc non ci fosse ? Parr. Per voi altri pensano i fornaj, i quali esercitando il mestiere di fare il pane hanno interesse di aver sempre grano; ché altrimenti dovrebbero lasciar andare il mestie~·e, locchè non piace a nessuno. E i fornaj sarebbero essi pronti a comprare per esempio quelle cinquanta staja che voi aveste da vendere, prima che altri le comprassero; solo COIH'CJ'I'ebbc che le p3gassero quel tanto che venisse esibito dagli es teri, e in questo caso il grano crescerebbe di prezw ma non mancherebbe. E quando gli esteri andassero dai fornaj per comprarlo, questi risponderebbero quello che rispondereste voi, ,•aie a di re, non ne abbiamo da vendere perchè quello che abbiamo ci occorre per mantenere j:;li avventori alla nostra bottega. Alle corte, ri peto, quel che avviene in una famiglia a' llene in una Nazione, la <rualc in sostanza non è che . una grande fami glia. Le cose necessarie per sé non i l danno agli altri. Pop. 1\la sempre però ci con,•crrcbhe pagario caro il grano!

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