Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

fS facesse morir eli fame un popolo intero dove sono tanti innocenti e vorreste che gli uomini che sono sua fattur• aves~cro più potere di lui? Riflellete, rifletlo• te fì .,liol mio all'errore in cui s iete, e guardatevi per ben: dell 'anima ,·ost ra di mantenervi in esso. Pop. Oh Dio mi perdoni!! },o faLLo dunque un grnn peccato in ques to momcuto ! Parr. No: non a'•cte peccato : non è colpa, dove non è scienza di colpa. Il peccato lo fareste se persever aste nella stessa idea, oggi che il vostro Parroco vi ha illuminato. Pop. Quand' è rosi mi consolo, cd avrò sempre, e poi sempre nelle orecchie le sue parole. Ci vorrebbe qu i il garzone del calfettiere: vorre sentirlo un poco quello che saprebbe dire! Parr. Adesso che vi ho parlato le parole del Sacerdote; adesso che ho fallo l'ufficio del pastore richiamando all'ovile quella pecoreIla che sla,•a pe•· fuorviare: adesso mo vi parlerò il linguaggio dell'uomo, il linguaggio che deriva dalla conoscenza degl' interessi c nego1.i di questo mondo. Avete visto cl1c grande iniquità sarebbe una Legge che obbligasse i prop•·ietarj dci terreni a farne un uso di,•crso dalla loro volontà; ora vi farò toccare con mano che questa Legge ol tr ' essere iniqua sarebbe anche inutile, ed inefficace. E qui vi permct - lo di dire tutto quello che volete, chè sono certo che non potrete dire eresie. Pop. Per quant i permessi mi possa dare Signor Parroco, nondimeno padcrò poco, pcrchè io vedo che quando ha parlato Ella io •eslo colla bocca aper ta, e qualche volta, come adesso poco fa, n1i si gonfiano gli occhi per la ,·oglia di piangere. P al'r. Buon segno mio caro, buon segno. Cosi fossero Lutti. - l'Ila andiamo avan ti. La Legge che voi vorres te,..... cioè cliC l'oncbbe il garzone del Caffettio-

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