Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

i !l dovroi alla fine darle ' ' ia a perdit~, tante sono le scarpe da contadini che si veggono ogni giorno in piazza; e poi quando viene la state i contadini consumano poche scarpe ed io perderei il ranno e il sapotw. - Non importa; tanto e tanto le dc,·i fare, e voglio che tu le faccia. - 1\Ia io non posso. - Ecl io lo \' oglio. La Legge è scritta che tu debba farle, c in caso di tuo rifiuto la forza farà il dover suo. - Oh Legge iniqua, volere che io perda per forza mentre del mio corame e delle mie broccia potrei sel'l'irmi a fare scarpe di lusso pci signori della citlà che le comprerebbero; e quando nò, l'enderei il corame per quel che l' iene, c farci delle mie braccia un altro uso; ripeto che è una Legge iniqua, cloe non può stare, e che non può essere stata falla dal Go,•crno di Pio IX. Pop. E forse dentro il mio cuore Signor Parroco? Ella ha dello a puntino ciò che avrei detto, c che direi io medesimo se fossi nel caso. Parr. Tanto meglio: vedete che io penso sempre quello che pensate voi. - La Legge che ,·orrehbero farvi sarebbe adunque iniqua? Pop. Diacine! chi non lo vede? Il coramc è roba mia, le braccia più che più; qual L egge se non iniqua potrà fare che io mi valga della roba mia a piaci n:ento altrul? Parr. Qui vi volevo. l'Ila il tert·eno, il go·an o da seminare, il bestiame per arare, e le braccia dei coltivatori sono una proprietà come il vostro corame, c le vostre braccia; e quale Legge se non iniqua potrebbe obbligare i proprietari di tutti questi istrumenti d ' industt·ia a servirsene in una maniera più che in un'altra? Vorr&ste , ·oi che nna Legge fosse iniqua quando allocca una vostra proprietà, e fosse poi gi usta, ed eqna quand o allacca le altrui? Voi comprendete che ciù non pnù

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