Romolo Murri - La Chiesa e il collettivismo (contraddittorio Murri-Bertelli)

- 30non già unitevi per distinguervinettamente dagli altri; unitevi perchè il lavoro ha le sue rivendicazioni, e perchè queste rivendicazionidevonoessere affidate al lavoro medesimo.I lavoratori devonoguadagnarsi, ma per le vie della pace, per le vie della giustizia, quella posizionealla quale hann.o diritto nella vita civiJe, posizione degna di cittadini e di cristiani. 11 mio avversarioha detto, ed io gli rendo lode della schiettezza colla quale ha parlato, ha detto che egli accetta la rivoluzionesociale. Soltanto egli ha cercato con una distinzione di togliere quasi ogni ciignificato,ogni forza alle sue parole. Egli ha detto che la rivoluzione,che egli va cercando, è pacifica. Ma, Signori miei, se una rivoluzionesociale,vale a dire se un mutamento delle condizioni,nelle quali siamo oggi, va avvenendonegli anni e per mezzo del lavoro delle nuove correnti sociali, allora ogni nuova questione cesserebbea, llora noi saremmo con gli avversari. La rivoluzione,o Signori, nel suo senso logico e nel sensoche ad essa danno i collettivisti, non è già un lento passaggio della società da una forma di produzione,o da una forma di convivenzacivile ad un'altra forma La rivoluzione è il momento nel quale una classe, non contenta della sua posizionenella società, trasforma mediante la forza quella società,affinchèessa risponda ai suoi pensieri.Ed io, o Signori, dico che è appunto questa la rivoluzione sulla quale conta una parte almeno dei socialisti; perchè, ripeto, fra essi va sempre più disegnandosinettamente una divisione, che si ripete da questo concettofondamentaleintornoai mezzi coi quali essi voglionomigliorare le condizionidei lavoratori. Coloroche preferisconoalle forze di rivoluzioneil vantaggio dei mutamenti immediati abbandonanogli altri, appuntoperchè sanno che non è una forza selvaggia di rivoluzioneche si deve sviluppare, ma una lenta e pacifica rivoluzione, che si deve promuovereogni giorno, che si promuove oggi stesso, e che non si deve rimettere ad un tempo indefinitamente lontano. Ed indefinitamente lontano sarebbe appunto ed è il tempo di questo collettivismo, che il mio egregio contradittore preconizza.Egli ha parlato di proprietà delle macchine, di proprietà collettiva, ma anche qui come in altre parti del suo discorsonoi possiamosino ad un certo segnoandare d'accordo. Se venisse nella società il tempo, nel quale le mac~ chine, i mezzi di produzionepotesseroessereposseduti da colm che lavora o almeno nel quale colui che lavora. avesse una. Biblioteca Gino Bianco

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