Achille Castagnoli - I borghigiani di Faenza

13 Cianoetta, e 'I padre in peosier mesti assorto Già non s' avvede cbc il gucrrier l'attenda: Senonché questi a lui s'accosta, e dice, - Vegliardo, i' vuo' parlarli: a ciò m'assenti Pur brevi istanti. - Ebbeo, l'altro risponde Con voce e fermo viso, il peosier vostro Sponcte; ecco, v'ascolto. - A te fu largo Di tal tesoro il Ciel , che me fclico Estimerei·, se 'I possedessi. Io parlo Della tua figlia, e parlo aperto, e breve. Gli occhi il riso la voce e tultaquanta È sua persona, d' un p·astor la figlia Non la dirian, chè d'altra cuna è degna. Splendido stato a lei convien : m'accorda Ch'io la veggia talora e le favelli Ed al mio amor la inchini, e farla mia La disposando li do fede. Apprezzo lo la virtude io qual sia stato e ammiro: Nè me talento avaro ali' armi spinse, Ma di gloria desio; ché cento e cento Campi il sol mi feconda, e dagli stenti D'affaticata e in un mal certa vita Tua famiglia trar posso e far felice. - § iO. Che risponder Fernando? A lui venia Precludendo ogni schermo , ogni pretesto Qucll' astuto parlar: ma in cor di padre Al pcriglio dc' figli, oh! come pronta , Bib11otecaGino Bianco

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