Leone Gurekian - L'Armenia nell'anima italiana

42 Poichè la guerrà, essendo conseguente ai suoi appellativi, ha le sue fatali e crudeli conseguenze. Più perniciosi che la pestilenza e la carestia, da. essa vengono propagati' principi malsani, seminati dalla ingordigia, dall'appetito qui vient en mangea,nt. Quest'ultimo, per soddisfare· i suoi istintivi bisogni, cerca, naturalmente, pretesti, argomenti, e reclamazioni, basati su ipotetici diritti. La voracità del lupo segue poi l'appetito, in cerca dell'agnello. La scusa è la solita, la leggendaria: « Le piCC-Olneazioni « sono deboli pel fatto che sono pi,ccole. « L'indipendenza, per esse, non è che l'incamiminamento verso « la schiavitù, e piì&sono indipe,ndenti, cioè isolate, più esse soiw « facile preda per le nazioni di preda. « Una ncizione di due, tre, quattro o sei millioni di abitamti « ha un bel vole1·eessere indipendente ; essa -nonpuò difendersi, « non può vivere da sola, ha bisogno di appoggi... » (1). · È inconcepibile che mentre 25 nazioni si sono date il convegno per impedire ogni possibilità d'un fatale ritorno dello spirito d'imperialismo, della servitù, che simili principi vengano esposti per dimostrare l'inutilità della indipend~nza delle piccole nazioni, condannate a essere assorbite perchè piccole. Con ciò è voler puramente sostenere la tesi dell'egemonia tedesca, alla quale mirava la Germania coll'annessione dei meno forti che avrebbe incontrati sul suo cammino, Ma quale sarebbe questa nazione di preda, questa continua minaccia che obblighi le piccole a desistere dalle "loro leggittime aspirazioni, dai loro diritti W Certo essa non fa parte della Lega delle Nazioni che sta costituendosi come suprema garanzia d'una pace duratura. Che i piccoli siano utili, perchè genuini e generosi nella loro divozione, abbiamo il più palpante esempio nell'eroico Belgio. (1) E. DOUldERGUE, in « Reoue Baltique •. BibiotecaGino Bianco

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