Giacomo Debenedetti - Otto ebrei

fraudati, neppure a titolo _di risarcimento o di riparazione dei danni, di questa loro parte dello umano retaggio. Per secoli e secoli hanno custodito, ripetuto, salmodiato,; nella penombra delle sinagoghe, nelle v~glie e nei digiuni, nelle penitenze e nei sabbati, nei ghetti e per le vie della diaspora, il messaggio dell'Antico Testamento. Come avrebbero dimenticato che l'idea del pane, cioè quella delle sorgenti stesse e del perpetuarsi della vita, è indissolubilmente legata all'idea della pena, del sudore della fronte? Essi non vogliono il paradiso terrestre per infrazione ai regolamenti. Senza dire che, ai privilegi e benefizi, è troppo facile adattarsi. Le agevolezze di vita rendono superficiali, assecondano le riparatrici e già troppo spontanee labilità della memoria. I dolori di ieri si dimenticano, anche e proprio quando furono più luttuosi e cocenti, e si dimentica quanto cordoglio e quante angoscie sia costato questo bene, che oggi pare largito _appunto. p~r aiutarci a dimenticare. Ci si abitua a essere amati, a vivere con facilità; e l'abitudine rischia di diventare presto un bisogno, e il bisogno acquisito rischia ,di creare la presunzione di un diritto. Può, questa nostra,' parere una riottosa, bizzosa, vittimistica, incontentabile paura di essere amati. Ed è soltanto paura di essere gratuitamente -;.mati, ingiustamente amati, cioè male amati: non più costretti a far nulla per meritarci questo amore. Ma domani, inévitabilmente, dovremo ricominciare a meritarce• lo: e allora? non saremo stati viziati? 36 Biblioteca Gino Bianco

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