Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

rà mai per quanti sfort.i faccia a comprendere la « Crilica della Ra– gion Pura», come non è da tutti la– vorare nelle miniere o fare l'acroba– ta. Analogamente il genio politico (dalla cui sovrabbondanza non deri– va la migliore organizzazione socia– le, come ad usura dimostra la storia che ha sfornalo innumerevoli quali– tà di · cervelloni ') ccl organizzativo (la politica non dovrebbe avere al– tro scopo che quello di organizzare. economicamente ed amministrativa– mente) potrebbe esplicarsi e sorge– re in maniera più seria e pensosa in alcuni individui piuttosto che in al– tri. La propensione della massa a tro– vare dei modelli di esemplarità da tener presenti e eia aiutare nel loro tentativo di « dare la legge», però, ha il grande inconveniente di essere cieca, e. come i ciechi si orientano col b:1.rlume che essi captano della luce del sole meridiano, così, empi– ricamen\e, le masse, comprendendo la propria insufficienza per l'organiz– zaione della società, si orientano là dove credono di poter trovare appa– gamenlo al loro desiderio e bisogno di essere rette. Purtroppo questa cecità è esiziale: di essa approfittano i meno qualifi– cati e nasce quel che nasce. Ma, la potenza della verità. la forza della ragione? Qui volevo arrivare. Sogget– to della storia non è l'uomo della ra– gione né tanto meno dirige i destini umani l'aristocrazia dell'etica. Ma non basta: se la voce del savio giungesse fìno alla radice dell'uomo socializzato, dico se giungesse pura e non corrotta, questi ne pc.trebbe trarre gran beneficio; ma il fatto è che giunge nel sottosuolo della psi- 504 che deformata della massa la voce dell'odio e della menzogna, contrab– bandata per la più sublime delle ve– rità. Sarebbe ed è necessaria l'ope– ra e la funzione delle minoranze, on– de tessere la trama di quei concetli e di quelle opere che dovrebbero es.se – re di noi succo e sangue della societ~1 tutla. Ma le vere aristocrazie, della logica, dell'etica dell'opera, non rie– scono ad emergere, soppiantate, sur– rogale dai contrabbandieri del con– cetto, dai filistei della morale e dal– l'incompetenza elevata a modello dell'azione. Il soggetto della storia ci è espres– so da un 'equazione cli tre rapporti; il rapporto (qualitativo) tra le vere e le false aristocrazie; il rapporto (anch'esso qualitativo, fìno ad un certo punto almeno) tra la massa· completamente alienata e la massa quale dovrebbe essere, materiale per– meabile dalla luce della ragione di– sinteressata; ed il rapporto od azio– ne reciproca (qualitativo-quantitati– va) tra i due primi rapporti. Non bisgna però dimi;nticare la dimensione temporale dello scorrere storico; se non esistesse questa <li– mensione, il significato della morali– tà permarrebbe intatto ugualmente, ma perderebbe senso e valore l'ope– ra anliconformista e rivoluzionaria del singolo (tale opera. in fondo, non è se non la conquista dell'autenlicilà vitale dell'individuo). in quanto con– dannata ad una sterilità intrinseca. Il tentativo di modificare il corso della storia deve mirare a modificare le strutture psicologico-vitali del sog– getto di essa: impresa non facile e non d'un uomo. Quanti saremo a vo– ler sciogliere il nodo di Gordio? ANTONINO LAGANA'

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