Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

giurato di portarla a termine o morire. Ora, nessuno potrà sostenere che sia stata portata a termine, giacché nulla si fa per il bene del popolo, anzi si fa di tutto per sfibrarlo, questo popolo, per far colare eternamente i suoi sudori e il suo sangue net vasi d'oro di un pugno di ricchi odiosi. Dunque, bisogna continuarla, questa rivoluzione del popolo. Dunque, chi si lamenta degli uomini che vogliono « rivoluzionare sempre> non può, a ragion veduta, non essere giudicato nemico del popolo. I potenti, le autorità del giorno, danno un significato ben strano alla parola rivoluzione, quando affermano che da noi la rivoluzione è fatta. Dicano piuttosto: la controrivoluzione! La rivoluzione è, ancora una volta, il bene di tutti, cioè appunto quel che noi non abbiamo: dunque, la rivoluzione non è fatta. La controrivoluzione è il male del maggior nu– mero, cioè appunto quel che abbiamo: dunque, la controrivoluzione è in atto. E tuttavia, non si è avuto l'ardire di offendere il pudore al punto di confessare, al punto di proclamare, apertamente che il risultato di sei anni di lotta doveva essere la controrivoluzione! Si ha ancora la faccia tosta di dire che il fine di questa lotta è soltanto la rivoluzione; non si aggiunge: la rivoluzione dei ricchi o del milione dorato. Se dunque, da una parte, si è costretti a convenire che rivoluzione -vera •~,.soltanto quella della massa, e che questa è la rivoluzione che dobbiamo ottenere; e, dall'altra, si riconosce che si è avuto soltanto quella del minor numero, e che una simile rivoluzione si chiama in realtà controrivoluzione, ... ne viene che la rivoluzione è, per confessione degli stessi controrivoluzio– nari, da rifare. Eppure, perché vogliamo rifarla, ci trattano da anarchici, da faziosi, da disorganizzatori. Ciò avviene per una contraddizione in tutto simile a quella per cui chiamiamo rivoluzione la controrivoluzione. Per questi signori, l'organizzazione è la diSorganizzazione. Io chiamo disorganizza– zione ogni ordine sociale che sazi il minor numero e faccia languire e morire il maggiore, e disorganizzatori tutti quelli che hanno contribuito a fondare e contribuiscono a mantenere un ordine simile. Chiamo orga– nizzazione un ordine totalmente opposto, che garantisca la felicità della massa, e organizzatori quelli che lavorano a fondare e a difendere leggi che producano cosl utili effetti. Ma il dizionario delle corti, dei castelli e dei palazzi è così fatto, che le stesse espressioni offrono quasi sempre il significato inverso a quello che si attribuisce loro nelle capanne. A Ver– sailles e alle Tuileries, dal '90 al '92, i termini anarchici, faziosi, disorga– nizzatori erano d'uso corrente, e chi li usavano erano i soli veri disorga– nizzatori, mentre quelli ai quali si applicavano erano uomini ansiosi di organizzare sulla disorganizzazione degli energumeni regi. Lo stesso av– viene oggi. Si rifriggono e si rimettono in circolazione dagli stessi luoghi queste vecchie parole di anarchia e disorganizzazione, e quelli che con più furore le lanciano al vento sono quelli che hanno disorganizzato o- 501

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