Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

PER UN'ANALISI DEL FENOMENO BEAT N ON penso che gl'interpreti della • tradizionale canzone italiana» PQS~ano pertinentementc erigersi a giu– dici della musica cosiddetta « beat ., pur conservando la sola , 1 estc di can– tanti, voglio dire di concorrenti. 11 «beat» non è un fonomeno musi– cale, ma prettamente psicologico, an– zi, vorrei dire, esistenziale. Esso è un::i delle tante possibili • forme:.:, attraver– so cui la vita rivendica i propri diritti naturali. E' stato definito da qualche parte come un ritQrno all'infanzia: la affermazione contiene delle ,·erità, ma si presta a interpretazioni equivoche e denigratorie. Jn reahà, non è che si voglia tornare bambini, bensì « resta– re• tali. E se v'è una dcg~nerazione è esattamente quella di non sapere più essere bambini. L'a1tivìtà più naturale è quella spontanea e quella spontanea si conrigura nel gioco. Niente è più scrio del gioco. Al cQntrario, la serietà degli adulti è una manircstazionc deci– samente grollesca e ridicola. li mondo degli adulti è tanto più mostruoso quanto più questi ammantano di sacro la loro mostruosità. E quale prospetti– va esso offre alle nuove generazioni se non infolicità, violenza e distruzio– ne? Che cosa offre in pasto ai nuovi ~rrivati se non disonestà a tutti i li– velli e sot!0 tutte le possibili forme? Che cosa dunque si nasconde dietro la serietà degli adulti se non il loro ego– centrismo verniciato d'ipocrisia? Lo ideale della patria, la quintessenza del– le aberrazioni religiose, non ha più nul– la d'aggiungere alla storia se non sem– pre nuovi elenchi di morti in guerra. I mastodontici meccanismi della giu– stizia non sono riuscili a debellare l::i delinquenza, anzi molto spesso sono es– si stessi generatori di delinquenza. Avevo sempre immaginato che la ri– sposta più cònsona a siffatto mondo fosse una risata universale ·cupacc di squassarne gli edifici e di irritarne i personaggi più austeri, voglio dire più sottilmente ipocrili, Tale risata viene dal fenomeno beat, una risata che i più non comprendono, non accorgendo– si di deridere se stessi. In un ambien– te, in c\Ji tutti vestono alla stessa ma– niera, pensano alla stessa maniera, rea– giscono alla stessa maniera, l'anticon– formista, il foorigregge, il non allinca- 10, è il personaggio irregolare pc,· de– riniziQnc, il reprobo, il pazzo. La nalu– ra umana, misconosciuta, vilipesa e re– pressa, ha episodi di «esplosione•. on per niente l'esplosione « beat • ha avuto origine nella patria del puritane– simo, voglio dire in Inghilterra, in quel– la stessa terra in cui qualche «miss• arriva a predicare, con assw·do zelo, l'indifferibile opportuni1à, di fornire di mutande i cavalli, i muli e gli asini cir– CQ)anti in pubblico! 11 beat è un episodio accidentale del fenomeno ricorrente della rh·olta, della protesta e della compensazione dei ~o– stumi. La contemplazione, l'ozio, il di– sordine e il gioco sono congeniali allo uomo. Quella della inevitabilità del la– voro è una favoletta inventata e ripe– tuta da pochi per sfrullare i più. Il lavoro è il tributo che l'uomo paga 21- la civiltà, in parlicolare, gli indifosi ai privilegiali. Gli spons. gli ~peuacoli e cento altre occasiQni ci dicono come il gioco non è un'attitudine propria della infanzia, ma un bisogno costante dello uomo. Nè all'adulto ra direuo la fan- 471

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