Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

altri uomini che trovarono più conveniente portare al mercato non la opera mai fatta col loro lavoro, ma la loro pelle e rischiare tutto per tut– to: la vita per il potere la ricchezza gli onori. Le ultime osservazioni di Schopenhauer sono impeccabili e sono, anzi devono essere condivise da tutti gli anarchici, ma - continuando - il filosofo di Danzica ci tiene a precisare che non ha la minima inten– zione di fantasticare un'utopia di pace perpetua o di altro e che è « na– turale e rispondente a equità :t che il comando sia un mestiere, e un mestiere retribuito meglio degli altri. Magia della filosofia che giustifica il male e il suo rimedio, il male e lo stato! Eppure il progresso, si sa, è realizzazione di utopie! Capita sempre cosi, leggendo un pessimista: si simpatizza senz'altro con lo svolgimento della tesi, ma si resta insodisfatti per non poter pro– prio condividere l'epilogo rinunciatario. L'inizio è sempre critico, giusta– mente critico e demolitore, ma la sfiducia libera il pessimista da un qual– siasi benché minimo proposito di lotta. Dio per Schopenhauer è Volontà malvagia, è un dio ed è quindi inu– tile tentare di lottarlo. Solo se qualcuno fosse apatico, ma apatico in senso assoluto, se fosse capace di non volere minimamente, solo in tal modo costui potrebbe distruggere dio. E distruggendo dio, distruggerebbe pure se stesso, pÙchè dio è tutto, anche umanità. Ma lasciamo un momento questo e cerchiamo di risolvere con la scepsi. Tutto è insicuro, eccetto il fatto pratico, l'agire effettivo. Il ratto è indiscutibile, errata è qualsiasi interpretazione del fatto. Tutto è in dubbio, ma certa è l'azione. Nessuno scettico la nega, come nessun pes– simista ci incoraggia. La vita sarebbe per Io scettico un sacco da riempire, ma volenti o nolenti; una via cieca, da percorrere per forza; anche la rinuncia è un seguito di azioni, azioni apatiche ma azioni; anche il non aver fede si accompagna con atti e gesti contrari alla fede, ma atti e gesti. Tra il fa– re il segno della croce e lo stringere il pugno bisogna sempre scegliere, comportarsi in un modo qualsiasi. L'ideale è davvero più lontano che bello, e la vita è, per giunta, provvisoria; ma quel poco di ideale che si riesce a realizzare, quel breve articolo di legislazione sociale che si riesce a strappare allo Stato. fa, ammettiamo, il pieno alla nostra vita; non dà un significato alla stessa, e sia pure; ma Schopenhauer deride anche una piccola dose di at– tivismo. Eppure, quella Volontà, quel suo dio pazzo e malvagio, lo si distrug– ge non volendo o troppo volendo! LEONAR.00 EBOLI 470

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