Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967

INVITO PER UN DIBATTITO (') L'uomo e l'uomo - massa O GGI nel mondo assistiamo ;;\d un continuo accrescimc.nto delle masse. A cominciare dal '900 si è verifìrnto un icnomcno di grande portata sto– rjca; lo smisuralo incremento <lemografico del mondo nell'ultimo cinquantennio ci propone oggi un problema di vitale impor, )l)Za ai fini de!la teorizzazione di ur> criterio di condotta più o meno cocrl.'nte con i principi immanenti che tro– vano la loro radice in seno all'umanità che è in ognuno di noi. Si !ratta in breve di storicizzare questo probkma dcll'uom!Frnassa e del processo di massificazione dei valori a cui ~tiamo assistendo in questo nostro travagliato periodo. (Non mi sfugge che la questione è stata affrontata in ma– niera molto seria nello scritto, ormai non più giovane, di Giuseppe Ortega y Gasset. intitolato « la rebclièn de las masas »). li fenomeno delle masse data, idealmente, a mio avviso, dal giorno in cui per la prima volt:\ si realizzarono raggruppamenti umani, quelle che più tardi saranno le società. 11 cosiddcllo uomo medio, che è poi un uomo mediocre e in generale alienato, nel significato filosofico del termine, nasce, a mio avviso, quando per la prima volta, al sorgere della forma storica della società civile, qualcuno, per meriti personali, o per « diritto divino», o in seguito ad un « contratto sociale», o per libera volontà di popolo, o per qualche altra causa, diviene il depositario del potere, o meglio di una delle tante forme di potere che ci sono. In tal maniera, le cure della organizzazione <;tatale vengono a ricade1·e su una persona o su un gruppo di persone, che si sobbarcano al fati– coso compito di vegliare sulle pecorelle del !oro «gregge». Non metto in dubbio che ci siano stati o ci possano essere slatisti che si interessino con devozione e con abnegazione ai problemi effettivi dei loro subietti, però l'uomo singolo è « un passag~io e un tramonto», e pertanto la bontà di una istituzione non va derivata dal pe,·ituro individuo che l'ha illustrata. Dal momento in cui la società divenne una societas inaequalis (come quella della chiesa) per la divisione in com:mdati e comandanti lo hiatus ha conti– nuato a dh•enire sempre più profondo, fino .:.1 detcm1inare delle crisi storiche, c:..cmrio la rivoluzion~ fnrncese, d1c se non altro partivano dal riconoscimento più o meno palese di un dissidio, di una inaequalitas che non aveva ragion d'essere. Il fatto, però, che prima che ~i verificasse b rivoluzione ci fossero voluti :1nni di p.-opagancb illuminista, facrnti capo a personL: che forse, se avessero ("') Lo scritto di Laganà - non sappiamo se egli è un compagno anarchico - merita comun– q.uc la noslra aHen,.ione e vorremmo che molti partecipassero al dibattito. Invitiamo, più par– ucolarmcntc, i compagni collaboratori Viola., Dal Molin, Ebo!i, Mascii, lasciando, beninteso, a tuni ;i:lì altri la facoltà d'inter\"enirc (N.d.R.) 168

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