Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967

regimi, che lo Stato non ha potuto eliminare, e reclama riStrutturazioni e adeguamenti che riconoscano le sue pi'eroyative in atto. Qui il Vizio di origine provoca una inevitabile spaccatura: la classe politica si divide fra coloro che ancora credono nella realizzazione del comunismo e cow– ro che invece si fanno interpreti della nuova realtti. Forse in Cina questa spaccatura è stata anticipata dalla vicinanza dei bombardieri americani e dell'obbligo di una scelta internazionale oltre che interna. C'è infatti la guerra nel Vietnam e c'è anche il terzo mondo in ebollizione; un grande focolaio antimperialista USA si estende dall'Africa all'America del sud. Deve la Cina m.antenere le sue prospet– tive nel solco di queste insopprimibili spinte rivoluzionarie Clie possono mutare l'equilibrio del mondo, oppure integrarsi come la llussia nel si– stema di controllo internazionale? La politica estera anche in questo caso fa tutt'uno con la politica interna percliè gli interpreti della nuova borghesia cinese guardano all'inseri1nento mentre i fedeli al comunismo guardano alla rottura dell'equilibrio internazionale. Ma perchè la Cina con la guerra alle porte resti all'avanguardia ai questa sollevazione antiim.perialista. la vecchia guardia riVoluzionaria deve liquidare le nuove strutture borghesi prosperanti nello :Stato e net partito. Ecco la nuova rivoluzione antistatale ed antipartito. (.Juesti vec– chi rivoluzionari sono stati ricondotti dall'esperienza alle origini storiche del socialismo e si sono accorti che esso non è nello Stato o nel partito, ma nel popolo e nella sua capacità di darsi forme di vita libere da sfrut– tamento ed oppressione. E' troppo presto per dire che il socialismo cinese ha avuto sbocco libertario; non si sa ancora bene conie vanno le cose laggiù ed inoltre permane un certo stile autoritario nelle sue manifestazioni; e poi sa– ranno inevitabili vie di mezzo e accomodamenti. 'l'uttavia è certo che un grande popolo sta vivendo e5'perienze socialiste nuove le cui ripercus– sioni sono imprevedibili, specialmente se inserite nelle incipienti rivolu– zioni dell'Africa e dell'America del sud. Ed è anche certo che tali espe– rienze stanno per riaprire, con la violenza dei fatti, la questione del so– cialismo che sembrava archiviata fra le questioni di .Stato. Quanto sia importante tale avvenimento è dimostrato dall'incom– prensione che esso trova in tutti gli ambienti politici. Perfino i gruppi comunisti sorti in Italia sulla scia del dissidio cinese sono talmente incancreniti come i loro cugini più grandi, nella dogmati– ca Stato-partito, da non vedere la verità che si fa luce negli avvenimen– ti cinesi. Il loro giornale - Rivoluzione proletaria - non riporta nè una notizia nè un commento a quel che di nuovo succede in quella parte del mondo. Un solo cenno nell'articolo di fonao per dire che sarebbe errore trasportare le esperienze cinesi in Italia e null'altro all'infuori di omaggi verbali al pensiero di Mao. Poi... tutto il giornale dominato da problemi di strategia, piattaforme, organizzazioni di quadri politici, ecc. Se tosse 130

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