Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

giovani ]a possibilità di guardarsi almeno in viso; in chiesa i desideri a lungo repressi sfociavano persino in passioni morbose: • Hai desiderato religiusi? Tali fontasii ànuti vinutu quandu si a la missa? Haitidi delectatu? • (7). D'al– tra parte in chiesa gli anziani discutevano di semina e di pota, contrattavano partite di prodotti; ordinamenti e prammatiche intervenivano, con il loro lin– guaggio arcaico, più solenne di una quercia centenaria, a proibirne, se non l'uso, almeno l'abuso. Eppure, a voler essere onesti. il clero non aveva tutti i torti a comportarsi nel modo in cui si comportava. Le funzioni religiose venivano ad essere distur– bate proprio in quell'intimo raccoglimento che ne costituisce il clima e l'essenza, transeat per tutto il resto dell'anno, ma almeno che ci si raccogliesse durante quei benedetti quaranta giorni di Quaresima! Don Giovanni il Saraceno era curato di Sant'Alfio - Sant'Alfio come Mila– no -, avev:i sulla morale cattolica e sulla sua applicazione delle idee tutte sue, strettamente personali, forse in confessione formulava per i suoi parrocchiani delle domande di questo genere: • Haiti toccatu li membri per fariti riscalfari? Hai factu inzinga, oi riquestu qualche persuna? Hai andatu a li no7.:ziper vidìri li clonni? Haili desideratu? Hai dansatu e strictu li manu a li donni? (8), e dalle risposte che di solito ne aveva, cloveva essere tutt'altro che contento del comportamento del suo gregge, la Quaresima a Sant'Alfio, sull'Etna, si era tra– sformata ormai in una festa profana con mostra di vanità femminili e maschi– li, non c'era più drappo che tenesse, ma un muro forse sì. Per questi bastardi - era infiorato di simili appellativi il linguaggio di Don Giovanni il Saraceno - un muro ci vuole, e non solo per i quaranta giorni della Quaresima, ma per tutto l'anno. Così pensò Don Giovanni una mattin:i di marzo, (quando si dice l'ora del tempo e la bella stagione!), e così fece; e sostituì i fragili drappi torchini con muri cl'intostoni di pietra lavica e calce, larghi due palmi e alti otto, che è quanto dire larghi più cli cinquanta centimetri e alti più di due metri, muri forti e robusti tra la navata maggiore e le minori, antiestetici ma sicuri, tutt'altro che facili a subire squarci improvvisi e furtivi di giovinastri. Si era al tempo delle schermaglie fra uomini d'azione cattolica e fascisti, aria di rivoluzione era entrata anche nei paesi di provincia, e i giovani santal– fiesi d'azione cattolica e fascisti, e non solo i giovani, ma tutti i fedeli maschi capaci di muovere le braccia, divisi nelle idee religiose e politiche, ma uni di cuore, nel nome ddl'amore, anzicchè forarli, quei muri, decisero di abbatterli, e li abbalterono, a furore, nel primo pomeriggio di una domenica d'estate, mente il curato elaborava la sua bcn.t:i siesta al fresco òella canonica; ma gli fecero trovare anche, da gente devota e timorata di Dio, la chiesa sgombra di pietre e calcinacCi e polvere, coi pavimenti lavati, lucidi; e quando Don Gio– vanni il Saraceno scese dalla canonica in chiesa per celebrare vespero e vide della profanazione del tempio, cominciò a urlare che i suoi parrocchiani erano 582 (7) Ibidem (8) Ibidem.

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