Volontà - anno XIX- n.8-9 - agosto-settembre 1966

cit1:'l, per rendersi conto di tutta una schiera di persone che, in analogo sta– to di insoddisfazione e di noia, con– ducono la loro lotta contro il lunghis– !',imo passar delle ore nei luoghi e nei modi più impensati. Sono questi gli anziani che, inadatti al gcronlOcomio e al ricovero, la so– ci,·t:'l condanna alla vita contemplati– va di una loro riconosciuta inutilità ~ocialc perchè, giustamente, urgono intorno e dovunque altre sollecitazio– ni e altre necessità di vita. V(.:dimno adllllQllC se in mezzo "-l fcr\'OI'" del popolo giovane vi sia ra– g:ionc di lasciare un suo posto e una sua funzione equilibrata e anche, in un certo s~nso, attiva a questa parte del popolo degli anziani. E vediamo quali vantaggi potrebbero derivare da un'imp0s1azionc del problema su basi un po' più complete di quelle gettate fin qui. Cominciamo col dire che l'uomo an– ti.'.lno, trov.:inclo interessi spirituali e matc1 inli che gli diano soddisfazione e é'tla,carnento alla vita, allena il suo complesso organico a una maggior re– :-.i.sknzn alle malattie e ai fenomeni in– volutivi della vecchiaia. E. prncedendo enunciamo un'altra writà ormai sanzionata dall'esperien- 7rt ~ doè che il senso della indipen– denza e della dignilà individuale arric– chiscono la personalità e temperano l'intero complesso psico-somatico del• J'anzian0 per una legge naturale valida p.:r tutti. Su queste premesse deriva che, al– lo stata attuale, nell'ambito ciel popo– lo anzi,mo, -.enza rendersene conto, si op.:ra proprio in modo da aumentare la percentuale di quelli che chiedono il ricovero nei reparti geriatrici e nelle case di riposo. 530 E ciò avvicn:: per due ragioni: pri• ma perch0 in conseguenza dell'abban– dono .i se stessi i vecchi si ammalano di più, t;Ccondo perchè l'insoddisfazio– ne e la noia di questo stato di passivi– tà in cui il vecchio dcv.'.! vivere, con– duce molti a desiderare e a solleci– tare l'esperienza del ricovero e della rinunci;J, Si aggiunga che, in molti casi, anche il comportamento e il clima che con la presenza del vecchio, si è andato cr::,inclo in famiglia favorisce queste soluzioni controproducenti. Ecco dunque che per questa via na– sce nel!;;! città un bisogno di capienza assistenziale e curo.tiva che, in parte, è artificiosa e dovuta proprio a quella 1xtrte del problema che viene trascu– rata perchè (erroneamente) la sua so– luzione sembra del tutto naturalz e spontanea. Intendo parlare di quella grossa rerccntw:,lc di ::mziani, che, con la rar,giunta età del pensionamento, so– no .: restano titolari di una validilà fisica e- di una efficienza resa inutile', e conservata tale, dalle complesse esi– genze della vita sociale. E' uno stato di cose che non si mo– difica in meglio con l'abituale pieti– smo e col fatalismo: bisogna lasciare a quello che abbiamo chiamato un «popolo degli anziani» il compito e il dirit 10 sociale cli pensare a se stesso; favorirlo anche nel gettare le basi di una sua O1·ganizzazione che gli per– mella di vivere con dignità e di coesi– ~ter:: ai m:1.rgini del popolo dei giova– ni Se il popolo dei giovani rappresenta l'avvenire e la spinta verso il futuro, il popolo degli anziani è ancora vivo col suo passato e col suo patrimonio di saggezza archiviale, ma pur sempre

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