Volontà - anno XIX- n.8-9 - agosto-settembre 1966

l'incarico ad altri, creando i primi nudei di capilalismo autonomo. Aulonomo dal potere ma generato da esso e di esso sempre bisognoso. Questa genesi st·orica del capitalismo ru chiaramente dimostrata agli inizi di questo se– colo da Arturo Labriola, nel suo libro intitolato appunto: « Il capitalisnw ». Arturo Labriola non era anarchico. ma in molte sue opere seppe veder chiaro nella questione socia!e e seppe abbaltere molti pregiudizi. Ecco perchè le sue opere sono dimenticate da tutti. Ma questa sua verit:, sull'origine del capita– lismo merita di essere riproposta e ripresa alla luce delle nuove esperienze. Se lo stato genera il capitalismo, le rivoluzioni che trasferiscono il po– tere economico allo stato non port-eranuo al socialismo, ma ricondurranno al capitalismo. Ed è quello che sla avvenendo nei cosidetti stati socialisti. Sol– tanto ponendoci in questa prospettiva, nella prospettiva di una nuova bor– ghesia e di un nuovo capitalismo nati dall'accentramento statale, potremo capire quello che avviene in questi stati. l dirigenti tecnici ed amministrati– vi che hanno il controllo effeltivo delln produzione e che già godono di una condizione sociale pdvilegiata. chiedono sempre più autonomia sino a quando arriverranno all'autonomia completa e alla liberlà d'inizialiva. E' quanto sta a\'venendo in Russia e in forme più o meno complesse e diverse negli altri stati europei a sigla socialista. È quanto avvcrrll in Cina e a Cuba nel giro forse di una generazione. I lineamenti di questo processo si ripetono fedelmente: i dirigenti po1itici arrivati al potere con la rivoluzione sono sinceramente socialisti e convinti di realizzare il socialismo. Stalin era con– vinto cli realizzare il socialismo come lo sono oggi Mao-Tse e Castro. Dopo aver represso ogni iniziativa popofare conseguente allo slancio rivoluzionario, essi si lrovano presto a fronteggiare la nuova borghesia nata dal loro potere ed allora inizia la seconda fase della repressione. Non più contro l'iniziativa popolare oramai spenta. ma contro quei dirigenti che si fanno portavoce cli questa nuova borghesia e delle sue prime esigenze. Ma le forze borghesi e la spinta al capitalismo, si molliplciano in continuità fìnchè riescono a mutare in loro favore gli indirizzi politici dello stato. Stato e capitalismo non sono quindi folti separati e contrapposti ma due componenti della stessa realtà che si svolge con un movimento di decen– tramento-accentramento. Dallo Stato il potere economico passa ai privati e da questi ritorna allo Stato. E' avvenuto in altre epoche e sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi: negli stati capitalisti il potere economico dai gruppi privati converge nello stato. mentre negli stati cosiddetti so<.'ialisti passa dallo stato ai nuovi grnppi dirigenti. Voler abbattere il capitalismo conser– vando lo stato è come tagliare la coda al serpenle: si riprodurrà presto. L'affermazione cli questa veritll storica intorno allo stato e al capitali– smo ci sta molto a cuore, perchè essa darà una maggior chiarezza d'intenti nella lotta per l'emancipazione e la libertà. ALBERTO MORONI 451

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