Volontà - anno XIX- n.7 - luglio 1966

agente, 1) il quale spesso impedisce l'effetto di agenti migliori; 2) un agen(c cui se ne possono ben sostituire degli altri. Queste due idee richiedono qualche riflessione: facciamola. La sensibilità umana, molla immediata cli ogni umana azione, è una quan– tità definita; coll'applicarvi fino a certo grado alcuni motivi che la cornmovano e la pongano in azione. ,·imane tutta quanta sviluppata. Posta dunque la somma della sensibilità a dieci gradi, cd istituzioni politiche atte a svilupparne otto, potrei sviluppare i rimanenti due gradi per mezzo della religione. Ma cosa vieta mai che io sviluppi quei due gradi con soprapiù di forza omogenea in quelle stesse istitul.ioni, o con altra nuova istituzione sociale? Or la religione non è il migliore agente del quale uomo politico si possa valere: poichè 1) è soggetta a difformità nelle menti degli uomini; cd è poi, 2) di un effetto non calcolabile, nè in balia sempre delle leggi. l) La religione è un agente soggetto a difformità grandi nelle menti uma– ne. Fisse queste una volta alle idee di essa, chi più esattamente e chi meno vedrà le cose che le si riferiscono: riconosciuta appena una religione in società, alcuni più, altri meno ne riceveranno influenza nei raziocini e negli affeLti loro. Quindi alcuni daranno più peso ed altri meno alle congetture religiose: chi ne diventerà fanatico, e chi ne rimarrà ind'.ffcrente. Ma se un uomo cresciuto senza ricevere mai prevenzioni sulla religione pensi da sè, certo costui o non si avviserà mai di pensare a religione, o vedrà nelle ricei·che <=ulla divinilù non altro che una curiosità dì storia naturale. Egli si accorgc■à tosto della sproporzione immensa che il pensiero umano ha con og– getti indefiniti; ed al primo internarsi della mente abbandonerà l'indagine di quello che gli concerne, disperando di potere in essa giungere alla verità. Che se pur si ostini ad inoltrarsi nella ricerca, sentirà ben presto un urto immenso di difficoltà insuperabili dall'una banda e dall'altra. Qui s'imbatterà nell'impossibilità eguale di un mondo creato da un Dio dal nulla; là s'imbatterà nell'impossibllità eguale di un mondo creato da un Dio dal nulla; e per evitare il solo assurdo di un mondo eterno è costretto ad ammetterne due, quello di un Dio elerno, e di un mondo creato dal nulla da Dio. Forse ancor gli parrà che fra le immense tenebre, le quali si addensano intorno a quell'esame, tra– peli verso lui un barlume fioco, e vaneggerà un Dio come bolla di aria sull'ocea– no, che ora si dilcgtli cd or si rigonfi. Egli allora non vorrà mai insegn3re agli altri quello che egli stesso sente di ignorare nè gli cadrà mai nell'animo di molestare gli uomini perchè non creda– no quello che egli stesso non potrebbe credere un momento senza esitanze e senza instabili perplessità. Quando pure gli uomini potessero giugnere a convincersi per mezzo della ragione dell'esistenza d1 Dio. quando pure fosse questa una verità esp0sta, im– pressa in tutte le facoltà umane, io confesso schiettamente di non saper capire perchè mai, posto un Dio, vi debba essere una religione. Qual rapporto mai può a\·er luogo fra due esseri per infinita distanza divisi? Cosa ha che fare l'esistenza umana colla divina? quale corrispondenza si può stabilire fra Dio e l'uomo, se 415

RkJQdWJsaXNoZXIy