Volontà - anno XIX- n.5 - maggio 1966

Qui Mosca ... Confesso che in vita mia non ho m:1-iaperto un libro con tan– ta apprensione. Pensavo: se non vale nulla, come osa1·c dirlo sapendo che l'au– tore lo paga con la sua libertà? E se è buono, chi mi crederà veramente? Non mi si accuserà forse di partito preso, non mi si sospetterà di compiacenza? E allora, ecco, I ho aperto, e il mio imbarazzo si è immediatamente raddoppia– to. Ché non si tratt:1- solt"nto d'un buon libro, ma d'un grande libro, d'un':\m– mirabile raccolta di novelle veramente ribelli e dunque rivoluzionarie (special– mcnlc <luc: L'Espiazione e Qui l\fosca che dà il titolo al libro). Non vi chiedo di credermi. Quello che vi chiedo è di non credere a prlorl nemmeno agli altri, a coloro che vi diranno il contrario, e soprattutto a coloro che vi mormoreranno slupidamentc che «è lo scandalo che fo Il successo di questo libro». Del resto la cosa è semplice: leggetelo voi stessi e leggetelo subito. Leggetelo. Eppoi, se non temete le vertigini, curvate il capo sugli atti della pratica che l'accompagnano. Ché il processo Siniavski-Daniel non ha, in effclli, che una sola parola che gli si confaccia: tragedia. La buffonata, lo sappiamo, è una cosa chiara e netta: un Potere quahiasi ha torto e si ridicolizn. Tutti lo comprendono e tutti ne ridono. Ma la tragedia non è l.1 stessa cosa: la tragedia pone davanti due avversari con mentalità completamente differenti. Tali Creonte e Antigone. Creonte difendeva iJ Siste– ma e la Regola, Antigone la Legge. A Mosca la stessa contrapposizione senza alcuna speranza opponeva Danicl ai suoi giudici: da una pa1·tc uno scrittore che conosceva perfettamente il fatto suo, e dall'altra della gente che non sa– peva nemmeno che cosa fosse la letteratura. Credete che esageri? Prendiamo allora due esempi. Guardate: nel Qui Mosca, Oaniel inventa una «giornata di assassini», giornata nella quale ognuno ha il diriuo di uccidere il proprio vi– cino: una satira della violenza naturalmente, e il disegno è tanto più chiaro che l'eroe del racconto si ririuta di uccidere. Un ragazzo qualunque avrebbe compreso, vi pare? Chi non ha compreso invece sono stati i giudici di Mosca abbruti:i di realismo socialista, che hanno infotti accusato Daniel di provo– cazione all'assassinio. Non solo. Ma poichè uno dei suoi personaggi detesta gli Ebrei, non han trovato di meglio che accusarlo, lui che è un ebreo, di an– tisemitismo! Certo, è vero, Danicl denunzia le tare del proprio paese, e le denunzia con una certa finezza e un certo humour, con l'amore che porta al proprio popolo e, oso dirlo, al socialismo. E questo è troppo, ché l'Apparato Statale non tolle– ra contraddizioni. E' bene si sappia, una volta per tutte, che in U.R.S.S. non ci sono né carrieristi, né profittatori, né delatori, né vigliacchi! Pretendere che tutto questo esista per cercar di porvi rimedio, mostrare il male in odio al male stesso; ricordare, per esempio, (nell'Espiazione) che il paese tutto intero è stato colpevole dei campi di concentramento staliniani perché si è ri• fiutato di riconoscerli, vuol dire offendere la Patria, lo Spoutnlk, e la Lettera– tura infine, che non può essere che cosa senza audacia, senza stile e senza 286

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