Volontà - anno XIX- n.4 - aprile 1966

ANTOLOGIA HOLBACH Sistema della natura [' uomo non è infelice se non perchè misconosce la Natura. Il suo spirito è talmente infetto di pregiudizi, che lo si crederebbe per sempre condannato all'errore: la benda dell'opinione, con cui lo si co– pre dall'infanzia, gli è si fortemente attaccata che solo con la più gran– de difficoltà gliela si può togliere. Un lievito pericoloso di mischia a tutte le sue conoscenze e le rende necessariamente dubbie, oscure e false. Egli volle, per sua disgrazia, superare i confini della sua sfera; tentò di slanciarsi al di là del mondo visibile: e, senza posa, cadute continue l'hanno inutilmente avvertito della follia della sua impresa. Volle essere metafisico, prima di essere fisico; disprezzò la realtà per meditare intorno a chimere; trascurò l'esperienza per pascersi di con– getture; non osò coltivare la ragione, contro la quale si ebbe cura di prevenirlo per tempo; p~ctese conoscere la sua sorte nelle regioni im– maginarie d'una altra vita prima di pensare a rendersi felice nel sog– giorno dove egli viveva. In una parola l'uomo disdegnò lo studio della Natura per correre dietro a fantasmi, che, simili a fuochi ingannatori che il viaggiatore incontra durante la notte, ]'atterrirono, l'abbagliaro– no e gli fecero abbandonare la strada semplice del vero, senza la quale egli non può pervenire alla felicità. E' dunque importante cercare di distruggere quelle illusioni non ad altro adatte che a farci smarrire. E' tempo di attingere dalla Natura i rimedi contro i mali che l'entusiasmo religioso ci ha fatto: la ragione guidata da1l'esperienza deve infine as– sa1ire nella loro sorgente quei pregiudizi di cui il genere umano fu per sì lungo tempo la vittima. E' tempo che questa ragione, ingiustamente degradata, abbandoni il tono pusillanime che la renderebbe complice della menzogna e del delirio. La verità è una; essa è necessaria all'uo– mo; essa non può mai nuocergli; il suo potere invincibi]e si farà sen– tire presto o tardi. Bisogna, dunque, scoprirla ai mortali, bisogna mo– strar loro le sue attrattive, al fine di disgustarli del culto abbrobrioso che essi rendono all'errore, che troppo spesso usurpa i loro omaggì sotto le fattezze della verità; il suo scoppio non può ferire che i nemici 224

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