Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

bensì per disgiungerlo da essi 1 per separare la sincerità dalla falsità. E vorremmo che questa sincerità disgiunta dall'artificio politico e sacerdotale, proseguisse per la sua strada, al di là del gesto caritate– vole, verso l'indicazione dei più immediati rilnedi sociali. Com'è possibile denunciare la fame nel mondo e non denunciare le enormi ricchezze sperperate rregli armamenti e nella guerra? Com'è possibile non accorgersi che gli stanziamenti militari anche di un solo anno potrebbero cancellare la fame dall'India e da tutto il mondo? Han troppa fiducia i nostri governanti nella nostra incapacità di vedere oltre a.i loro slogan propagandistici: altrimenti non ci avreb– bero servilo co1t tanta abbondanza immagini fotografiche e televisive della tragedia indiana. Quella crudele sofferenza che sappiamo diffusa anche nelle contrade italiane e in ogni parte del mondo, non. fa cadere soltaHlo la lacrima e il soldino: sono immagini che fanno cadere di un sol capo tutte le menzogne sociali e religiose, che accusano l'ipocrisia di un manto civile e morale che invano vorrebbe coprire un'infinita miseria umana. Si tenta di addebirare la tragedia indiana all'ostinazione di quel popolo di non nutrirsi di carne, al suo pregiudizio di considerare sa– cri taluni animali. Ma è stolto vedere in questo innocuo pregiudizio che potrebbe anche essere una naturale inclinazione di quel popolo verso gli animali, la causa della sua miseria. L'uomo potrebbe vivere e prospera re anche senza essere un dio crudele per gli animali e la na– tura inferiore, potrebbe forse più bene realizzare la propria felicità anche con un atteggiamento di amicizia di amore per essi anzichè di ferocia. Non sono i rapporti tra l'uomo e l'animale che generano la mi– seria, ma i rapporti dell'uomo con se stesso, le disuguaglianze econo– niiche e i privilegi. In India e in tutto il mondo. Mostrare l'immagine della fame, significa mostrare l'assurdità di questi privilegi e del mili– ta.risnio al loro servizio, colossale industria di morte, divoratrice di enorme ricchezze prima ancora che di vite umane. Significa mostrare l'urgenza della rivoluzione sociale che liberi per sempre l'uomo dalle guerre e dal bisogno. Per gli indiani e per tutti i fratelli dell'India, co– me i disoccupati e gli affamati che sono sfilati silenziosi per le vie di Milano. ALBERTO MORONl 131

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