Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

gni consol.aionc e ogn'inganno 1mcrlle, cd ho il cora~gio di sostenere la priva– zione di ogni speranza, mirare intrepi– damente il th.-scrto della vita, non dis– s\mularml nessuna parte dell'inJellcità umana, ed accettare tulle le conseguen– ze di una filosofia dolorosa, ma vera » 14). Ma Leopardi non ha dello, e nep– pure il Tcill~..:,d nel te!)to che ho citato, che questa , ita non può esse-re fine a ,.:.,ml.!desima; che se la morte fosse an. nienlamcnto, la vita si potrebb'-" raf– frt,nt'lrc a chi anda,;sc a sostare in ur,,\ oiccola s1a1ione gelida e descrla senza pr)i prcr.derc il 1reno; che se ciò fo5,. ~t· l'Assurdo rcg3erebbe l'Universo; che l'Assurdo è negazione di sè stesso, è l'Irreale, è il Nulla; che pertantc qul..'~la vit.1 non può esser che il piuolo d'una scala immensurabile, che attra– versa le nL·b1 e nel sereno di prolunia all'infinito. Si dice, e fors';! è vero, che il bene e il male sono complemenlari, che non po:rehb'c~5.r\'i l'uno senza l'altro. M:i i due termini d:wrebber essere almeno ('-')uivalcnli, clovrt>bbero, seppure dopo nlqunntc uscill:uioni, poter me11ersi a livt>llo come c!uc piatti di bilancia por– ta111i p!.!si uguali. Invece, il male di gran lunga sopravanza il bene. La N.i– tura non ri~.ponde al povero Tslandcsc. come a neswno in questo grado della vitn; un di dovrà rispondere e dovra (4) Leop.,rdi: • Dialogo di Tristano e di un riparare. Vi è una Logica Suprema, Ja quale oggi par che ci trascuri; ma essa un giorno sarà viva cd operante anche per noi; e dico operante, poichè la sua forta non sarà solo teorica ma anche concreta, simile a una senlCJ1za divenu- 11 esecutiva. Inoltre, i conati inefficaci per ora contro il dolore, non saranno sl'lli ,,ani rispetto all'avvenire: essi da– ran più forza a quella Logie-., Suprema 1eorica e concreta, spirituale cd attiva. Pertanto non ci dobbiamo scoraggia– re pcl fallo che ancor non conosciamo. Non conoscer<" non significa non es– <icrc. Souo t .!1 ra giace l'oro cd in boli– .. li si celano diamanti. Chi è entrato in una camera cli specchi, per un tempo non sa trovar l'uscita. La morte non può essere come appa– re ai nostri sensi: non percepiamo la sua parte essenziale. I fiori che vedo :-.u una bara mi figu1ano dei fiori co– '-parsi sulla via ove incede colui che ci ha Ja.;cia1i. Alcuni <.ttiilf?Ono speranze alla poesia della natura. lo attingo la cer!ezza ad un paesaggio tct ro s0110 un cielo senza stelle. Pure, un susurro misterioso, so– migliante il mormorio c!C:'lla foresta, p~rc levarsi da t::il desolazione e dirmi che ogni \t'n·a s:1rà un giorno feconda– ID e darà messi e frulli e fiori e sarà ,;;imil.! a un terrcstrr par~cliso. La luce risplende nelle 1cn~bre e ndle tenebre ha la sua '-O•gente. anùco •· LUIGI RIGNANO Leggete e diffondete volontà 165

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