Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

vere? fa!:li r.on srmbra uscire dai con– fini cicli; p1..i-1.ioned'Universo che og<;1 conoi:,ciamo e ncppu·c a volte, dai con– fini della Terra. Egli riomina ora l'Uni– ,cr-,o, ora i1 Mondo. ora la Terra, scm– '1ranclo dare a questi termini un ugual significalo; nè s'avventura, fedele i,1 qne5IO ~1lln sm, o,;cienza positiva, nelle gr~mdi lonl:..rall7C vve lo sguardo fì!'.liC'') nl,n giunge. M::i qual conforto offre ai Pii, mbcri nd cocpo e nello spirito? l'lhn è qua'ii un'ironia il dire a chi l! :11 preda ac\ atrnci sofferente o a chi ri;u rmlb :-.tKr:l, che il monC:o fra mil– lenni, e q•_1: rdo di colui r.on rirnarran– ?'O neppur J'oss.:i, sarà forse un pò mi– ..J;on• in vi! 1\.1del suo patire? Ben al– tro orcorrc pc-r confortare i grandi :ribol::,ti ! J\c..,i:,un annunzio e, promess.-. a 1~11 fìne I uò valc,·e se non varca i con– tini della Terra. Per altro, l'uomo in generale distrae lo i:,guardo dul dolore tropJ)O grave; l'a– bii:,so profondo lo spaventa; s'egli è sul monte ancora illuminato, non ama guarctar giì.1 la valle bui:l; preferisce indugiarsi sopra immagini che non sia– no e,ocatrici della immensa triste7..za della \'ita. Ma le immagini liete non rillt:ttono se non una realtà superficia– le. L'c~s(•nz~ dell'uomo è il sentimen– to, intesa qucsla parola in senso lato, cioè riferita e al corpo cd allo spirito, alle sensazioni e fisiche e morali. Per– ciò quanto più inteso è il sentimento, tanto meglio e!".so esprime l'umana rea– li1à e tan1O più con questa s'identifica. Vi sono, bensì, sentimenti cli piacere e ~zntimcnti di dolore; ma i primi non sono in genere se non una vernice e mai non hanno intensità e profondità quanto i ~econdi. !n un soggetto colpito da dolore vi son rea.tioni, intime ed estrinseche, che Jl(hSOno dir~i rivoluzionarie, perc:hè ten- 164 dono ad abolire, a rovesciare l':ittuale s1ato doloroso, a ripristimarc un equi– librio, una normalità. All'opposto, in ur. ~og~euo lieto o almeno non colpito da particolar dolore (dato che, nella gran miseri.i umana, può già dirsi fc. lice chi non prova vera e propria soffc. rcnz~1), \''è una tenden1.a conservatrice, poichè il soggetto aspir3 a mantener Io « statu quo». E poichè la rivoluzione vuol più forza e più en'.!rgia che la const-rYa:tionc, non v'è dubbio che lo :,;lato ccl i moti ~uscitati d~I dolore sia no più intesi di quegli altri. (Qui noto, di pass:tggio, che un danno e;mergente t- sempre più penoso che un lucro ces– s::inlt') . La perfida natur:\, che, a simiglianza dei tìr:mni, ha in vista, della vita, solo l:l quantilà, ha creato il dolore quale avvertimenlo d'uno stato o d'un fatto o d'un'azionc che minaccia la conscr \·az!one della vita; e le reazioni dal dolore provocate (tanto spesso inuti!i conati) si fondono e confondono con esso, così accrescendone l'intensità. Si può dunque concluder che il do– lore, per la sua compli;:ssità inlensità e p,·ofondit3, è la nostra principale com– poncn1e e l'elemento che pili d'ogni al– tm ~'identifìc::l con b noslr3 realtà sen– limcnt3Je. Se di ci() ~iamo convinti, non cerche– remo la realtà di questa vita negli a– spetti di essa che ci allietano e che so- 1:c quasi sonprc fittizi e fugaci; ma in quelli più 1rh.1i, dai quali aborrono gli egoisti ed i ,•ili; e pcn~cremo ai la– menti, ali.: grida, ai singhioa.i, agti ultimi rc<;piri, che a milioni in ogn'i– stante si levan c..lall3Terra e sui quali sembro:\ irridere il sereno ipoc1ita del cie!o. Ecco la reali~ di questa vita t Leopardi le ha brn dello: « •.. calpesto la vigllaccheri.1 degli uomini, rifiuto o-

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