Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966

La luce risplende nelle tenebre e nelle tenebre ha la sua sorgente fochi prd:lemi 1~an110tanto aITatica– to gl'intellctti e c;uscitato tante ipotesi diverse e re.azioni contrastanti quanto quello del dolore. Allorquando lo si evoca, il pensiero corre tosto al gran poeta che cantò l'a– nima -::heha pe~duto le speranze, l'ani– ma che non trova più sollie,o se non nella certezza della fine. Per questo i pil.1 lo chiaman p<:ssimista, assurnen:lo che I.I Terra non è quanto egli dice de– $01ata, che l'tffimcro soggiorno in que– s10 m~ndo ne,n è soltanto, come i mor– ti risvcp-liaii !o figurano, • quel punto acerbo che di v:t:\ ebbe nome» (1). r-1r1 Di<!.logofamoso (2), la Natura <licc al povero J dandcsc: « ••• la vila di questo universo è un pcl1)etuo circuito di produzione e distnu.ione, collegate ambedue tra sè di maniera che eia· schccluna serve continuamente a1l'altra ccl alla conservazione del mondo; il quale, sempre che cercasse o l'una o l':\ltra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe tn suo danno se fosse in lul cosa alcuna libera da patimento•· E l'Jslandese Je domanda: « ... a chi piace o a chi gio– va codesta vista tnrelicisslma dell'unJ. verso, conservata con danno e con mor• te di tutte le cose che lo compongo– no?• Ma la natura tace. Per Leopardi non v'è risposta alla terribile domanda. Tcilhard de Chardin, all'opposto, of• (I) Leopardi: • Coro del J\lortl nello sludlo di Fcdcrko Ruysch • (• Dialogo di Federico Rursch e delle sue mummie •). (2) Leopardi: ._ Dialogo de.Ila Natura e di u.n Islandese •· fre una spiegazione (3) che riferisco in breve e in traduzione molto libera: JI mondo non è un fascio d'elementi a caso o ad arbitrio messi insieme, ma un sistema organizzato, un'unità neJla varietà, ove tullo è collegato e solida• le, ove nulla si muove indipendente– mente dal complesso. Pertanto ci pos– siamo comp:.ir:-ire non a dei fiori arti– ficialmente unili in mazzo, ma ai rami alle foglie ai fieri d'un grand'albero t>– \\' tutto obbedisce ad esigenze ed a leg• gi universali. Ci stupiremmo se un maz. zo contenc-sse fiori laceri vizzi diretto– si, poichè i fiori furon scelti ad uno ad uno ed artificialmente m1;ssi insieme per un fine di bellezza; ma nessuna meraviglia ci dà un albero con rami spezzati, foglie Jacne, fiori malaticci, poichè questi diretti dcrivan da intem• i:eric e da condiziC"ni avverse del ter• reno. All'oJ.•posto del mazzo, quei mali dell'albero .!.Ono inc.vitabili e « nonna• li •. 11 mondo procede e si sviluppa per via di tcnta1ivi, d1 sforzi, di lotte; è un campo di battaglia dove ognuno, nascendo, vien gettato, dove dovrà fa. talmente pri'ncler parte alJa battaglia e dove forse sarà rcri.to o perirà. Gli am– malati i sofferenti gl'infelici 5ono le vittime di qLesla battaglia, il loro sa– crificio è necessario al progresso del mondo, essi sono dei caduti sul campo dell'onore. Ecco. in breve, la spiegazione offerta ctal Teilhard. Otial valore essa può a• (3) Tcilh.:ud dc: Chardin: • La slgnlrlcallon et la ,,aJeur con~tructrlce dc la sourrrance • (• L'Energi.: Humaine •). 163

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