Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

In/alti bisognerebbe aJtribuire a Dio piedi, mani, occhi, affezioni corporali, senlimenti umani di col– lera, di pentimenlo, di odio e qual– che volta oblio del passato e igno– ranza del futuro: proposizioni che, sotto /'ispirazione dello Spirito Santo, sono state enunciate dai profeti e dagli evangelisti, per ac– comodarle alla capacità di com– prensione degli ignoranti e degli ille11era1i. li mio parere è per questo che non si possa, nella discussione dei problemi di fisica, prendere a cri– terio l'autorità dei testi sacri, ma che si debbano bensì seguire le e– sperienze e le dimos1razioni ma/e– matiche. Infatti le Sacre Scritture e la Natura procedono egualmente dal Verbo Divi110.....Ne consegue che ciò che i fenomeni nawrali rivela– no ai nostri occhi, e ciò che le di– mos1razioni necessarie concludo– no, non deve in nessuna maniera essere messo i11dubbio, «a fortio– ri» condannato in uome delle pro– posizioni conlenute nelle Sacre Scritture, anche se il loro senso lelferale dovesse contraddirle». Dopo aver solennemente con– dannato, nel 1616, il sistema di Co– pernico come «assurcio in filosofia e fortemente erelicOll, la Chiesa due secoli e mezzo più tardi, farà sua la tesi di Galilei. Nella sua en– ciclica «ProvidcntissimuS>> Leone XllI così definiva le nuove norme interpretative in materia d'esege– si biblica: «Ogni qualvolta gli scienziati hanno dimostrato con prove soli– de le loro asserzioni relative alle scienze naturali, mostriamo che non sono in contraddizione con i nostri Libri Santi .. Infatti è neceS– sario considerare che lo Spirito Santo, parlando per loro bocca, non ha voluto svelarci la natura del mondo sensibile e visibile, di cui del resto la conoscenza e nulla servirebbe per la salvezza; perciò gli scrittori sacri non si propongo– no di studiare direttamente i feno– meni naturali, ma, quando voglio– no, li descrivono in maniera meta– forica, servendosi del linguaggio comunemente in uso ai loro tem– pi». Il sovrano pontefice ripeteva dunque, quasi con i medesimi ter– mini, la tesi della lettera di Galilei alla Granduchessa di Toscana. Confermava così, con il suggello della sua infallibilità, l'opinione di colui che il Santo Ufficio aveva dichiarato «veementemente so– spetto di eresia» e aveva condan– nato in quanto tale. LOUIS ROUGIER 103

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