Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

di 11n'organizzazione ispirata dall'ideale di una società senza costrizione, ma decisa al contempo, appunto per il fatto di essere un'organizzazione, a non lasciarsi sopprimere o sopraffare. Perseguitata da un potere stabilito o assalita <li\ un'organizzazione mirante al potere, la sua situazione diviene una legittima difesa e contro un attacco armalo è legittimo che si difenda colle armi. Ma ciò che è legittimo non è santo, e un omicidio è sempre un omicidio. Si manca cl! onestà scm~mtico-esistenziale se lo si chiama con altro nome: semantica perchè si viene a dare alle parole un significato che non hanno; esistenziale pcrchè si copre di un eufemismo, d'un'astrazione o di un termine altrimenti vago una realtà nuda, umana, specifica e individu,1.Je. Se si deve uccidere per di(cndcrsi si uccida pure, ma si chiami l'uccisione uccisione e si abbia il co– raggio di dire che si è troncata una vita per salvare la propria, non per difen– dere o promu~>vere un ideale che, appunto perchè ideale, non ha bisogno per su~sistere di vittime umane. Chi adotta un ideale deve rendersi conto che ciò non lo pone affatto aldiso– pra dei comuni mortali. L'ideale non è una divinità che in lui si incarni. Gli uomini che il suo ideale non condividono non diventano di colpo rappresentanti di una sottospecie che poco conta. L'ideale non è battesimo che cancelli ogni peccato; ancor meno rende incolume ai vizi, alle debolezze e a1le deformazioni cui la natura umana è soggetta. Eppure sono molti coloro che una fede o un ideale abbracciano proprio pcrchè può servire loro da corazza contro ogni giu– dizio ed ogni scmpolo morale. L'ideale, o l'ideologia che lo razionalizza, diven– tano allora un principio nuovo di divisione là dove crollano quegli antichi creati dalla geografia, dalla diversità delle stirpi e daJla loro reciproca igno– ranza. E tulio un vocabolario, tulla una fraseologia si forma per cui le stesse cose e le stesse azioni ricevono nome e connotazione diversa a seconda che ci si riferisca a quelle di parte nostra o di parte avversaria. Più che combattere per una società ideale vale per essa educare ed essere educati. E il passo primo, e più importante, consiste in un rispetto delle pa– role, in una cura costante della loro adeguazione alle cose, ai pensieri e ai sen– timenti. Senza questo rispetto non ci può essere che equivoco, e l'equivoco è nei suoi effetti peggiore dell'ovvia falsità. Senza questo rispetto, comprensione e fede non sono possibili fra uomo e uomo a meno che ci sia una tacita intesa a muoversi nell'equivoco, più redditizio, a spese di terzi, che non la verità. I governi e gli apparati di potere, sia politico che economico, ben sanno che nulla confonde e paralizza ogni insofferenza ed ogni volontà di ribellione, quan– to l'evirazione, la prostituzione, la commercializzazione e, in fondo, il celato infrnito dispregio delle parole. Inversamente, amare la verità è amare le pa– role. Lo sforzo maggiore che la verità richiede è quello;-di trovare parole che sappiano rendere i toni del cuore. Anatema quindi alle frasi fatte, ai blocchi di parole troppo spesso uditi e ripetuti, alle inflessioni oratoriche già tutte conte, agli automatismi e alle diar– ree verbali, al discorso che suona ma non dice. II linguaggio è cosa soprattutto 83

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