Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

Un fine, se esiste, è solo nelle intenzioni degli individui che ad esso si riven dicano. Si giudicherà quindi delle intenzioni? Ma queste fanno parte della vita più intima e spirituale della persona umana, fanno parte del suo inviolabile patrimonio e non sono espJorabili e comunicabili che in atti di amore o di amicizia. Se occupano un posto importantissimo nella struttura morale di un individuo, eticamente, socialmente e giuridicamente esse non hanno nè possono avere valore, perchè o corrispondono agli atti ed allora basta giudicare di que– sti, oppure agli atti non corrispondono e allora sono inani e tanto vale che non ci siano. E' lecito parlare di fini e di mezzi quando i mezzi sono materiali e i fini sono spirituali; diciamo meglio, quando il fine è l'uomo e il mezzo non lo è. Ma dove fine e mezzo si applicano alla stessa sostanza umana, la distinzione è iniqua. Iniqua ed ipocrita, perchè il fine che giustifica il mezzo non è piit fine, ma mezzo esso stesso, mezzo appunto di giustificazione. Nè, a ben guar– dare, i fini servono ad a1tro, tanto è vero che di essi poco ci si cura quando :l quest'uopo non servono. Ci si cura di loro per ingannare la coscienza o ciò che ne ha pr~so H posto; tanto è vero che di fini si parla specialmente in quella c-hesi chiama propaganda, e se la propaganda non è un mezzo, e dei più loschi, quando mai ve ne fu uno? L'ideale di una società senza costrizione verrebbe ad essere una negazione <li se stesso se avesse ricorso alla costrizione per essere promosso. Un ideale lo si vive ispirandosi ad esso ne11a pratica quotidiana; non è amore quello che dice « abbracciami, fratello, se no ti ammazzo ». La società ideale si fonda snll'esistenz:l di individui che ne sono degni, e per mostrarsene degni occorre scuotersi da dosso quei difetti e quelle forme del male che ne ostacolano l'av– vento. Un'organizzazione, Quindi, od un semplice gruppo, che si richiami all'i– deale della società senza costrizione, deve sapere operare e sussistere come gruppo o organizzazione senza ricorso a nessuna costrizione. Nè deve l'ideale servire da alibi morale. Quando un uomo ne sottopone un :i!tro alla tortura, dovrà essere scusato ed ammirato perchè, c1 dice, non tortura per torturare, ma perchè cosi richiede un fine o un ideale? Andate a chiederlo :i chi vien torturato. L'uomo, poi, sarà quello che è, ma è pure quello che fa, e 11nuomo che ne uccide o ne tortura un altro non è più quello che era prima dell'omicidio e della tortura. Checchè ci dica di nobili fini e d'ideali, eg1i di– venta persona infima e ripugnante. Chi infine dà ordini perchè si compiano torture ed omicidi senza abbassarsi a commetterli egli stesso è ancora più abominabilc perchè gli uomini per lui han ccsc;ato d'essere uomini e contano solo pel loro impaccio o per la loro strumentalità. ONESTi\ SEMANTICO-ESISTENZIALE Già abbiamo accennato come sia delicato, specie in certi frangenti, il di– stinguere fra un'azione costrittiva e_duna di contenimento. Poniamo ora il caso 82

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