Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

tcnrnzione <l'usarla va costantemente combattuta, a malgrado dei suoi molti vnntaggi e della sua indisputabile efficacia tanto pel raggiungimento delle mire piìt losche qmrnto per la snlvaguardia di valori pur nobili e cari. Ma come 1racciJrc la linea di separazione fra costrizione e contenimento? Non c'è ragione infalti perchè un individuo non cerchi di espandere il proprio campo di azione e di pri:<;tigio e, salvo in certi domini, viene di necessità ad url~rsi contro la volontà di espansione di altri individui. Il lavoro, per esempio, è u'1a schiavi1ù se mai ve ne fu una, specialmente quando le sue modalità di– pendono da una organizzazione economica prestabilita cd il frutto che se ne d-:!!-idera è ollcnuto solo per azione intermedia. Ma chi non vuol lavorare, ec– cetto in rare condizioni primitive, non può vivere che del frutto del lavoro altrui, il qu,1Je, ~e- non graziosamente concesso, deve essere ottenuto colla vio– lenza o con qualche altra forma di costrizione. La tendenza parassitaria va quindi contenula e. poichè essa tende ad esercitarsi mediante la costrizione, non la si può contenere che escrcitm1do una forma di costrizione preventiva. Se difficile è tracciare la linea di separazione fra costrizione e contenimen– to, è facile però riconoscere ad ambo i lati di una fascia ibrida cd equivoca una zona in cui la costri7ionc è indubbia e un'altra in cui 1a costrizione non è. ·ella coscien1..a di ogni individuo, in particolare, specialmente quando non de-– format21. o imbavagliata da interessi ed opinioni di classe, ogni atto può essere chiaramente identificato quale di natura costrittiva o no. E basterebbe (una p3rola!) che ogni indivicluo eliminasse dentro di sè ogni volontà e velleità di Ollcnere da altri ciò che da a,Jtri non è voluto; basterebbe rinunciare ad ogni volontà di comando e così rispettare la soggettività e il principio di auto– dcter·minazione altrui pcrchè ne risultasse di incanto una società senza schiavi e senza padrnni, una società tenuta insieme senza costrizione. SOCIETA' IDEALE Tale società non è mai storicamente esistita, nè si può in modo rigoroso ,. ("Onvincente mostrare che :i.bbia luogo una marcia progressiva verso di essa, 5ia pure tenendo conto di momenti di arresto e di rinculo o d.i vichiani ricorsi. Tale società è essenzialmente ideale, uguale per ogni tempo, e quindi essen– zialmente antistorica. Può agire sulla storia solo nella misura in cui un certo 1v1mero di uomini, con vr1ria costanza e maggiore o minore coerenza, si asten– gono dall'eserciLare la costrizione loro stessi o ne impediscono l'esercizio da parte altrui. Istituzioni democratiche e un più generale rispetto della legalità hanno consiclere\•olmente trasformato e ridotto il ruolo della costrizione in certi tempi ed in certi paesi, ma è bastato un cambiamento di circostanze o l'avvento al potere di nuovi elementi per rimettere all'ordine del giorno atti così crudeli e nefandi da non cederla in nulla a quelli di tempi e di paesi con– siderati barbari e selvaggi. V'è un massimo di bestialità, come pure di crudeltà raffinata, di cui l'uomo è capace in ogni luogo e in ogni tempo, come in ogni 79

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