Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

RIHUTO DEI.LI \ COSTRIZIONE La libertà assoluta è inconcepibile perchè sarebbe una specie di dio in con– tinua espansione e in continuo divenire. Eppure la libertà è internamente espe– rita come un assoluto, o non è libertà. Essa è un'assenza di limiti, e tanto ci affascina e ci inebria perchè tale la sentiamo. Ma, d'altra parte, se non ci fos– sero limiti, non ne sentiremmo l'urgito potente e ci sarebbe assai men cara. Ama la libertà chi Jn un angusto spazio sente il bisogno di rompere i muri e Jc barriere chl" gli intralciano i movimenti. Già più non ama la libertà chi invece erige barriere all'azione altrui p:!r essere certo dello spazio acquistato alla propria. Si potrebbe, paradossalmente, fare una foaa interminabile dei limiti dcl– J'11omo: fisici, fisiologici, psicologici, intellettuali, genetici, economici e sociali, tu!ti dh•isibili e moltiplicabili a piacimento. Fatalisti, predestinatari e deter– ministi hanno pertanto h11on gioco e, diciamolo subito, hanno pure buon tempo; q11ando dimostrano (soprattutto a posteriori) che ogni azione nostra è inevita– bile, puro automatismo o riflesso condizionato, non spiegano affatto, e ancor meno distruggono, il sentimento che abbiamo della libertà, Ja quale è un no aq ogni sistema cli limiti e cli leggi imprescindibili. In un certo senso Croce aveva ragione quando diceva che la storia umana è la storia della libertà, di qucqo continuo dir di no dell'uomo ad un limite <lopo l'altro e ad ogni ten– tat!vo di dargli una [orma di organizzazione e di attività che per essere defi– nitiva vorrebbe essere perfetta. Molti esempi ci ricorda la storia di coraggio e di fedeltà, d'abnegazione e di eroismo, esempi che suscitano l'ammirazione e l'emulazione, dai quali i1 giovane si sente ispirato, elevato e ingr:lndito. Ma nella pratica, come sempre, e, fotto nuovo, oggi pure nella letteratura, v'è pure la tendenza a tutto avvilire e i'11picciolirc, a mostrar l'uomo in quanto ha di più basso, a minare le fon– cbrr.cnta di ogni sua virtù, d'ogni suo ideale, d'ogni sua religione di affetti. Al che ~;Tvono precipuamente due armi: la corruzione e la tortura. L'uomo in– vero è fisicamente fragile, per mille porte e in mille gr:ldi gli si può infliggere dolore, e più gli si fa sentire Ja mancanza di questo o di quello, più facile è il tentarlo e il farlo soccombere a tentazione e ricatto. Più debole, d'altra parte, si scopre essere l'uomo, e più delittuoso appare il premere sulla sua debolezza pc.- piegarne lo spirito cd umiliarlo. · _ La costrizione, sotto qualsiasi forma, è una negazione della libertà, non solo m senso concettuale, ma in quanto è un attacco a ciò che la libertà costituisce di più intimamente personale e vitale. Schiavo è colui le cui ragioni di vita son ridotte ai minimi termini, le cui azioni hanno il loro motivo e il loro im– pulso fuori di lui, chi è defraudato del suo avvenire e della sua autodetermi– nazione. La costrizione è offesa di quanto v'è di più squisitamente umano nel– l'uomo; essa è, in linguaggio cristiano, il peccato contro lo spirito santo. Da chiunque abbia rispetto per l'umanità la costrizione va quindi rifiutata, e la 78

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