Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965

Quale base della concaionc ri.narchica può porsi il seguenle principio: lo sviluppo illimitato dell'uomo e l'allargamento illimitato del suo ideale. L'anar• chismo non conosce, nè può conoscere, il tipo del «regime perfello►► che risol• verebbe tulti i problemi clèll'uomo e che soddisferebbe tulli i suoi bisogni, un regime cioè preconizzato da tutti gli utopisti e che c~si continuano a sognare. L'essenza dell'anarchismc è nella perenne inquietudine, nella perenne negazione, nel perenne volere, cb cui dircndono la libertà e b giustizia. L'acquiescenza è la morte dell'anarchismo, così come lo è il suo innalzamento anche temporaneo e relativo ad un grado assoluto. Infine, per l'anarchismo, non esiste e non esisterà mai (quali che siano le condizioni) la realizzazione di un'armonia .:::omplct:t ed assoluta tra i princìpi individuali cd i princìpi cl..:lb società.La loro :rntinomia è ineluttabile; tuttavia essa è nello slesso tempo uno stimolo costante dello sviluppo ininterrotto e del perfezionamento dell'individuo, ,:h:· rifiuta ogni «finalismo» ed ogni «determi• nisrno» dell'ideale sociale. Questo libro presenta un modo di rottura -;;ol razionalismo dell'«anarchismo tradizionale», il quale, con i suoi migliori rappresentanti (eliminale le loro per• sonali contraddizioni), è uno. costruzione rrizionalista (la teoria anarchica), dalla quale sono state dedotte delle conclusioni romantiche (la tattica). A mio avviso, l'anarchismo è una teoria romantica che. sc:-:rl3 «la scienza», «il classicismo>,; ma la sua tauica deve c::sere, al contrario, realistica. Per romanticismo io in– tendo unicamente la surrcmazia della volontà, del sentimento sulla «ragion::», sulle «concezioni» astratte col loro automatismo; è il trionfo della persona u– mana vivente, concreta, particolare. Un atteggìamcnlo di rifiuto dei dogmi, uno spirito ardito e creatore che non conosce limiti, un amore cguc1lmcnte scn;,;;;i limiti della libertà, una padro– nanza di sè nella scelta dei mezzi, questi dovrebbero essere i princìpi dell'anar– chismo così come io lo concepisco. (Gennaio 1918) A. BOROVOl Non è dal programma di governo di questo o di quel partito che bisogna at– tendere il progresso delle vittorie del lavoro e della vita. Non è per delega,r.ione che il proletario può emanciparsi, ma soltanto da se stesso e con le sue forze soltanto. Il proletariato ha nei suoi interessi e bisogni il suo programma, il migliore: liberazione dalla schiavitl1 del salarlo e da tutte le forme di domina- zione dell'uomo sull'uomo. PIETRO CORI 662

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