Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965

ne e tradizione religiosa, ma queslo dimostra anche che Il fenomeno della obie7jone si pone oggi in una luce di– versa che in pas,sato. Infatti anll..mili– tarismo e obiez.ione di coscienza erano un tempo due cose diverse. Un tempo l'obiezione di coscienza era un dram– ma intimo prevalentemente reUgioso, un fatto individuale chiuso, senza e– stensione sociale. L'obiettore chiedeva soltanto di essere dispensato dall'uc– cidere e non si rifiutava di servire l'e– sercito sotto altre forme. Non poneva in discussione la reallà sociale della guerra alla quale si dichiarava estra– neo, chiedeva sollanto che si permet– tesse l'obiez.ione come si permettono i conventi e le società filantropiche. Gli anarchici e i rivoluzionari erano inve· ce i ribelli del nùlitarismo; essi diser– tavano, oppure sparavano contro i ge– nerali e portavano la ribellione nelle caserme e nelle compagnie di discipli– na chiamando alla sollcvaz.ione rivolu– zionaria soldati e popolo. L'antimilita– rismo rivoluzionario benchè ib'llOrato o tenuto in ombra dagli storici, si è im– posto storicamente fino al 1914 e non aveva nulla in comune con gH obietto– ri del suo tempo. Oggi invece obiezione di coscienza e antimilitarismo si tro– vano sullo stesso terreno pcrchè il pri– mo ha mutato le sue dimensioni, da ratto chiuso in se stesso diviene prin– cipio sociale, annuncio di una società senza violenza. «Rifiuto il servizio militare» ha det– to Viola «perchè penso che la patria alla cui difesa sono chlamati i citta– dini, sia un mito. Sono convinto che oggi ci si avvale freddamente di que– sto mito per coprire ciò che in realtà si vuole mantenere a tutti i costi in piedi: cioè un istituto di potere. Sono convinto che con la motivazione della 610 patria m1 si vuole in realtà indurre ad uccidere o farmi uccidere per diren– dere l'esistenza dello Stato cui sono soggetto e che è evidentemente soltan– to una delle possibili organjzzazioni e probabilmente nemmeno la mjgliore». Egli denuncia la menzogna sociale e la rifiuta ponendo insieme all'anarchj– smo un problema vitale di rinnova– mento della società e degli uominj. Il loro ge!i'IO non può trovare che simpa– tia e solidarietà nel popolo che odia le guerre, purchè esso sia fatto cono– scere. A questo scopo si raccolgono gruppi idealmente eterogenei di uomi– ni provenienti da convinzioni diverse, in prcvalcm.a, anarchici, socialisti e cattolici. Il loro Unguaggio è diverso e l'intesa in sulle prime cUfficile, ma il fallo che li ha richiamati e che li riu– nisce non tarderà ad accomunarli in comuni iniziative, Due sono le strade che si aprono ~d esse e che possono essere contempo– raneamente intraprese: quella legale di assisten7.a aj due giovanl e di pene– trazione del problema da esd posto, negli ambienti politici e religiosi. Su– gli effetli di questa penetraz.ione, sulla probabile comprensione degli organi legislativi e politici, noi non nutriamo alcuna fiducia, ma non è male che an– che in tali ambienti si djbatla il pro– blema, se non altro per dargli mag– gior risonanza e per disincantare mol– te coscienze irretite negli apparati e nel dogmi. La strada alla quale noi guardiamo con maggior fiducia è quel– la che porta alla azione sociale, alla cUvulgazione nella coscienza pubblica del mes,saggio dei due giovani carcera– ti. Siano essi la bandiera di tutte le lotte sociali e di tutte le pubbliohe manifestazioni contro la guerra. ALBERTO MORONI

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