Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

sì esorbitanti, che egli chiama sdegnosamente «qualche soddisfazione», ebbero il loro peso acl rifiuto opposte, alle sue richieste dal re del Portogallo, il quale cre– dette di aver a Ché fare Con un megalomane stravagante. E questa abitudine di chieder.:!, di contr:lttare, di mercanteggiare non lo Hbbandonerà mai, nemme– no nelle future peregrinazioni. A questo punto non manca chi, vedendo che nel contratto non si parla di Indie, ma solo di terraferma, avanza l'ipotesi che Colombo alla via delle Indie non pensasse. Tuwwia è difficile poter sostenere tale supposizione, per molti altri motivi, m~\ anche perchè gli stavano troppo a cuore 1~ Indie ricche di spe– zie e Cipango dai letti d'oro! Giacchè non è certo l'ansia di un problema scien– tifico, come si vuol far credere, a sospingere Colombo sulle nuove vie del mare, bensì la cupidigia di ricchezza e di onori. «L'oro è l'altra cosa che lo affascina. Non può resistere all'attrattiva del re dei metalli e non appena lo vede risplendere in un testo segna il fatto per suo uso personale». Ed a?1eora: «L'oro rimane come Cipango la sua principale ossessione» (Madariaga - pag. 97 e 223). Ed anche attraverso la fastidiosa retorica di Paolo Rcvelli (Il Genovese - Genova, 1951) fa capolino qucst:1 tri'>tc verità: «Gli stranieri [cioè gli spagnoli] sono affa– mati d'oro» (pag:. 190). Certo la via delle Indie cm il «gran problema del giorno", ma le caravelle che salparono da Palos al cornandc, del nostro scopritore, segui– vano il miraggio dell'oro. Invano il Marlariaga, per difendere la persona di Co-– lombo, afferma che per lui l'oro era solt.1n10 strumento di potenza e di gloria e n0n fine a ~e stesso. Le richieste ai sovrani, prima di mettersi in viaggio e quelle successive, sono prova indiscutibile della sua brama di danaro: alla quale bisogna anche aggiungere la sua sete di fama e di potere. Stipulati i patti coi sov1·ani, Colombo si ree~ a Palos per i preparativi della partenza. A Palos tuttavia, nonostante l'ordine reale agli abitanti di apprestare le caravelle c di metterle a disposizione di Colombo, nessuno si metteva all'o– pera. Il Madariaga osserva che la «ten:icia spagnola ha coniato in fatto di ordini reali un capolavoro di indisciplina nascosLO: «rispettare gli ordini, ma non ese– guirli». Lo straniero era sconosciuto e quindi non godeva la fiducia necessaria per riuscire a mettere insieme gli equipaggi. Ma Colombo desiderava rimanere solo, per non esser costrclto a dividere con altri il comando, il successo, i pro– fitti dell'impresa. Riuscì, per questo scopo, ad oucnere un ordine cbl quale ve– niv,mo sospesi tutti i processi penali in corso a carico di quegli uomini che vo– lessero accompagncirlo in questo viaggio. Sarebbe, cioè, stato disposto a partire a capo di un equipaggio di criminali, pur di rim:lnere indipendente e di evitare la collaborazione altrui. Per fortuna l'ostinazione c!egli abitanti di Palos lo sal– vò dal disastro che si sarebbe procuralo con le sue stesse mani; egli dovette cedere, e mettersi in contatto con una famiglia di potenti navigatori, i Pinzòn, i quali godevano l,i.rgo credito in Palos per la 1icchezza e la nota perizia mari– nara. Soltanto per il loro solerte intervento fu messo insieme un equipaggio, che si riconobbe composto di «buoni ed esperti marinai». Anche i biografi più fanatici sostenitori di Colombo riconoscono l'importanza dell'aiuto dei Pinzòn per l'imoresa colombiana, sebbene la storia corrente non abbia ancora reso, come avviene in ~Itri casi, la dovuta giustizia ai loro meriti. E nessuna ricono- 576

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