Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

principi già esposti sono gli atll dello spirito. Lo spirito è una causa reale, una maglia indispensabile nella grande catena dell'uni,·crso, ma non è, per come moltè vollo si è suppos10, una caus.., cli ca1cgoria tanto superiore che prescinda eia ogni ncccsfità e non sia sottomcfsa a certe leggi e maniere cli attuazione. Nell'ipotesi di un Dio, non è tanto essenziale la scelta, l'apprendimento o il giudizio di questo essere, quan10 la verità che i: 5tata il fondamento di tale giudLdo, come fonte cli luttc le !!Si~lcnzc particolari e contingenti. Se la sua e~istcnza è ncces~aria, lo t· sohanto comi.: sensorium della verità e come mezzo della ~u~1espressione. Quc~ta concezione delle co~c è incompa1ihilc con l'e~istenza della virtù? Se intendiamo per virili l'azione di un essere intelligente, dotato di un po– tere di~crc.tionale, in modo che, ~otto dct~rminate circos1 ~1n.tc, possa o meno agire in un cerio modo, è indubbio che la virtù resta annullata. L1 dottrina della necessità non muta la natura delle cose. La felicità e la miseria, la sapienza e l'errore. saranno sempre differenti ira di loro e sempre vi saranno rapporti. Dove esistono diffcrC'nzc, c'è- posto per la prekrenza e il desiderio o per la indifferenza e l'avversione. La felicità e la sap1cn.ta sono cose degne di dc.sider·io, mcn1rc meritano ripulsa l'errore e la mi.seria. Di conseguen– za, se intendiamo per virtù il principio che ci fa prderirc le prime nei confron– ti clèllc ultime, è evidente che b sua csistç-nza non \'iene .scalfita dalla dottrina delta necessilà. Parlando con più proprietà di linguaggio, dobbiamo con~iderare la virtù, in primo luogo, obiettivamente, prima che per la sua proprietà d1 influire su un determinato essere particolare. Essa costituisce un sistema di bene generale, in cui il va.lare o l'incapacità degli indi\lidui vengono appre1J..ati per le loro a11itu– clini o per la loro inidoneità ad adeguarsi allo stesso. Questa disposizione de– gli c~scre intelligenti viene chiamata comunemente capacità o potere. Il pote– re, nel ~enso dell'ipotesi della libertà, è qualcosa di completamente chimerico; però, nel senso con cui !.\ .;;uole 3pplicarlo alle cose inanimate, è possile appli. cario anche ugli essere ::\nimati. Anche un candelabro ha il potere o la capaci– tà di sostenere una candela in posizione verticale, così come trn coltello ha la capacità di tagliare. Parimenti un ,·ssere umano ha la capacità di camminare. bencht' sia certo in questo ca,;o, come in quello delle cose inanimate, che man– chi elci potcrè di esecitare o di non e<sercitare questa capacità. Esistono diver– ~i gradi, come anche diverse calegorie, di capacità. Un coltello si adatta meglio ad un oggelto di un ahro. F.cco ora due considerazione relath 1 e ad ogni essere particolare. d1 quelle ctw t1ovano la nostra approvazione ~b che si trani e sia che non si traili di un essere coscienLc. Dette con!tiderazioni si riferiscono alla capacità ed alla ap– plicazione di questa capaci1à. Noi preferiamo un coltello aflilato anzichè un coltello spuntato pcrchè la c.ipacilà flc·l primo è maggiore. Preferiamo che esso venga impiegato per affettare dei cihi anzichè per mutilare persone o animali, giacl:hè la prima applicazione è più desiderabile. Pero ogni approvazione o prc– fcrcn1.a ~i riferisce al punto di vista dc-ll'utilità o del bene generale. Un uomo 422

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