Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

(segue tlai 1111111eri precedenti) I CLASSICl DELL'ANARCHISMO Indaginesulla giustiziapolitica LibroIV Principidiversi CAP. VI . DEDUZIONI DALLA DOTTRINA DELLA NECESSITA' Poichè ritengo che la dottrina cicli:. necessità morale sia sLata sufficiente– mente esposta, vediamo ora le conseguenze che da essa possono dedursi. Detta concezione ci presenrn l'idea di un universo, intimamente collegato e interdi– T)Cndcnte in tutte le sue parti, in cui, attrawrso un limitato progresso, niente può avvenire se non nel mo<lo che realmente avviene. ella vita di tutli gli es– seri umani incide un:i. catena di cause e di effetti, generala nell'eternità che precedette la loro nascita, 13 quale continua a dipamll"si regolarmente allravcr– so il periodo della loro esistenza e in virtl, di essa l'uomo non potè agire in mo. do diverso da come agì. Poichè c'è.•stata una concezione contraria a quella esposta cd essa ha pre– dominato sulla massa degli uomini durante le diverse epoche - turbandone costantemente la mente con le idee di contingenza cd accidente - il linguaggio comune delb. morale è stato continuamente informato a questa errata' impo– stazione. Inoltre, non sarà inutile analizzare sino a che punto questo linguaggio corrisponda alla verità delle cos~ e <;ino a che punto sia puramente immaginario La proprietà di linguaggio è requisito indispensabile per una giusta conoscenza, giacchè, senza una debita precisione in tale senso, non potremo mai compren– dere la portata e la importanza che derivano dalla doLtrina della necessità. Innanzi tutto, da ess::t si deduce che non esiste ciò che si chiama azione nel senso enfatico e prt·suntnoso con cni suole essere impiegato il termine. L'uomo non è, in nessun caso, a fil di logica, l'iniziatore d! un fatto o di una serie di fatti che avYcngono nel mondo, bensì sGltanto il mezzo attraverso il quale ope– rano certa cause, cause che cesserebbero di operare se !'uomo finisse di esisLC· re. L'azione, nel suo significato pili proprio e più corrente, è, tuttavia qualcosa di sufficientemente ,·cale ed l".sistc cgua:mente per lo spirito e per la materia. Quando una palla di biliardo. spinta dal giocatore, tocca poi un'altra palla, di– ciamo che la prima ha c;;ercitato un':Jzionc st1lla seconda, benchè quella non abbia (allo altro che Lrasmcrtcrc il colpo ricevuto, in quanto il suo movimento è stato determinato, altrettanto come quello della seconda palla, dal tocco impressole dal giocatore. F..sallamentc simili a questo caso e d'accordo con i 421

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