Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

principio che l'ordine ~ anche cconomb ro, occorre anche produrre numc~c al• e che l'1.."Conc.1mfo è and1c csp,essionc di tre macchine per cui si \'OI rcbbcro molte disci1,lina, e-i induce altre~, a domandarci altre for.1..cJa,·oralh·e. E do,c p1'l'ndcrlc? quan10 l'a11ualc società. sia lontana da II la,oro è ricchezza 1.•, di 1.:apilalc-la• un liPO di <,OCÌ1.'là idcocra1ica, o razio- ,oro, il mondo è pieno lino alla nauM!a, nale. pro,·a ne è pure il fenomeno della disoc– cupazione. Bas1ercbbe dunque mobilita1c anzitutto i disoccupati. Siamo giun1i così, dopo qu1..~1a chiac chicrala, al nocciolo della qucs1ione, o,·. \'Cro alfa presunta tnutiht.'.I di quasi 1u11e k• leggi dell'attuale socktà.. E qui biso. Kna anche ricordare l'imposta:l'ione dala all:1 prevista sociclà. i<kocr.i.1ica di do– mani, prima dj tutto nel senso in un munda unificato, sollo forma di a•ricnda di propri1.•t:'1di tutti i cittndini ,a regime autarchico l'd uwmilitario; socict!i. fcde– r:ile, scor11pt1ni1n alln base in città co– munilnric, a cnrallcrc a~l'icolo-industria– lc. Dal che nasce la domanda: qunli so• no. s1..-condo uilc ordinamento. le econo– mie rcalitLablli per Poter sollevm·e in tul– io il mondo l'odierno 1enorc di ,·ita in– di, iduale. in rngionc di centinaia di mi– gliaia dì lire (l:iorn.ilicre, come piu ,·olle finora è Slalo affermalo? In via. prcllmmarc si può rispondere eh.e, mc alraumcnto puramenlc ~ono– m1co si aaa1unac~~ro I correlali,, ,·an- 1aggi di OKni altro ordine, nel complesso ques10 presumo h,cllo di ,i1a si potreb– be \'alu1arc non meno di un milione di lire at giorno a persona. Gi.: si calcola che, soprattutto con la meccnnir1:az.ionc del la,·oro, estendendo a 1u110 il mondo la raz.ionali1.za1ione della produ.tionc, la capacità produ11iva media nuuale :i.alircbbc non meno dl cento vol– te, il che vuol dit·c - invece di migliaia di lire - centinaia di miwliaia di lire al giorno, solo come rendimento economico. E cosl ceco un al1ro 1>unto: per r,1zio– n:.11iunrc, e quindi mcccaniaare, il lavo- 374 E quanti sono i di'><X:cupah del mon do? Anche a considerarne 100 milioni (ritor– dando che una comune uni1à la,·orath·a, debitamente ra1ioualiu.ata, cioc, l)C!r lo meno. istmita e mcccnniaatn, ,·a1·rcbbc minimo cenio volle di pm) questi cento milioni salirebbero a IO miliardi, sicchè giornalmente l'odierna cconomir1 mondia– le si presume che perda non mulo cli IO miliardi di giornate lavora1ivc, ossia (v,1- lutando unn giornata lavoraliva 5000 li– re) un ,,aJorc di oltre 14 mila lire wior– nalierc per cinscun nbitantc del globo, gitl solo pcrchè i disoccupali non lavo– rano, come sarx=bbc loro diritto e do– ,·ere. E' strano, in certi paesi ancorn di CÌ· villà arrelrala, dO\er riconoscere che ..e uno non la,·oi-a danncegia la collc11i\·i1à, ma di qui non si scappa, perché.: è pro– prio cosi; e già l'abbiamo ,-isto trallan– do della do11rina del solidarismo, sccon• do la quale ap-punto ogni cittadino è au• 1omalìcamen1e socio dclb comunità., con inequivocabili do\'eri e dirilli, di cui pe– rò, e conlro il nos1ro interesse, non \"O– gliamo renderci conio. Il diri110 d'impedire un danno indh·i– duale o sociale dovunque avvenaa, maKari all'estero. è pari a quello di impedire un danno in casa nostra, pcrchè infa11i il mondo è la casa di tutti. Oiii1to natura– le, si sa, non c\irillo positivo che sia scrit~ to nei codici di questa socict~. Però non fa niente, pcrchè i dìrilli naturali sono universali ed eterni, anche se purlroppo

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