Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

maturano in ritardo, preceduti a lunga distan;,.a dal diritto codificato, che in ge– nere è diritto di parte, diritto arbitrario. Un altrn caso che non deve sfuggire, e che è peggiore della disoccupazione, con– siste nelle attività improduttive, già da noi esaminate almeno sotto gli aspetli dj parassiti!)mo palese e parassitismo occul– to. parassitismo totale o parziale. Così. un esempio di parassitismo non solo pa– lese, ma lampante e totale, è nella isti– tuzione degli eserciti, a proposito di che abbiamo posto come perdite contro la ccllettività 100 milioni di giornate Javo- 1ati\•c giomaliere che, per l'om,ai noto criterio del ridimensionamento, salirebbe. ro a dieci miliardi, come dire, per cia– scun abitante della terra, altre 14 mila lire di danni giornalieri. Nell'occasione si parlava anche dei di– sastri sociali a causa della proprietà pri– vata, altro istituto oramai anch'esso con– dannato a morte, cui sea:uirà in ogni pae– se la caduta delle relative legislazioni, In proposito però non \'Cni\•ano fatti con– teggi, fondando l'interpretazione della schiaccian1c pre\ 1 alenza delle spese dei conflitti privali, rispcllo a quelle milita· ri, su semplici confronti iCnerici. Infatti qui è come trovarsi in una miniera, e aggiungere o 1oglìerc miliardi, bilioni o tnlioni non conta gran che. Importante è invece insistere sui dati generali, per cui è da notarsi che le più frequenti caratteristiche delle leggi del nostro t..:mpo sono il privatismo e l'eco- 110111it1, origine di infinite gerarchie, gra• duazioni, dis1inzioni, complicazioni, mi• surazioni - non prive, sì, di una co– stante arroganza dogmatica, come se fos– sero necessità eterne e inclultabili - ma nondimeno destinate fatalmente a peri– re, per mano dell'ugualitarismo, che, li– vellando tante inutili e più che altro an– tieconomiche e disastrose disparità, farà di tulle queste ingombranti lcgislazjoni come un immane ammasso di erbe info– stanti, da gettare alle fiamme. Si è ripetutamente parlalo di un regi• mc di abbondanza e quindi di consumi liberi, da realizzare soprattutto trasfor. mando le attività improduttive in attivi– tà u1ili. Ebbene, poichè le risorse non mancano, per quale moti\'O, da che mon– do è mondo, ciò non si è potuto otte– nere? Sembrerà strano, ma la risJ)Osta è una sola: l'opposizione, l'invidia dei tiranni: che nel benessere dei sudditi vedrebbero la fine della loro sovranità. Natura e lavoro sono i fattori fonda– mcn1ali della produzione, i quali, bisogna ripetere, abbbondano sino alla nausea. Teoricamente l'obbligo generale del la– voro - anche per ridurre il lavoro - è indiscutibile. Non resterebbe dunque che metterlo in pratica. Su 3 miliardi e mc;,.z.o di abitanti del globo, si calcola che solo un quinto sia– no i lavoratori occupali in a11ività \'Cr3• mente utili. I rimanenti quattro quinti, cioè la bellezza di 2 miliardi e 800 milio– ni - che gravano sulle spalle dell'altro quinto, per ragioni di c1à o di salute, poi un miliardo e 500 milioni di ... impiastri, cli... Z3\'Orra, come: militari, poli:,.ia, ma– gistratura cd altri burocrati; sacerdoti (salvo eccezioni, detti anche e trafficanti dello spirito• o e affaristi spirituali•) e poi: meretrici, commercianti (le famose attività ter;,;iaric); oz.iosi, cd altri par.1s– siti, pari:iali o totali. L'umanità ha diritto di mettere a frut• IO, di utilizzare queste energie in ab– bandono, il che, per l'abbondanza che ne verrebbe, in definitiva sarebbe per tutti una liberazione anche dalla schiavitù le– gislativa, la quale è esclusivamente ma– nifestazione di avarizia, di rachitismo 375

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