Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

• L'uomo non ha doveri, ma soltanto del diritti, perchè - dice Lucrezio -: egli non ha domandato di nascere ». Ed ecco un altro problema o tema: • Un uomo selezionato mectiante l'eugenetica, tendente alla massima espan• slone della sua individualità, donumda conto alla civillà e all'Universo della atroce condizione che gli è dispensata». Un altro ancora: « L'intelligenza creatrice contro l'istinto cieco•· Ed il seguente tema con– solatore: • Ogni scienza della felicità deve derivare dal nichilismo che solo procura all'uomo quella felice atarassia dell'intelligenza, in possesso delle definHive certezze, nel temp0 stesso che lo libera dalle morali caduche che lo avevano - fino allora - potuto imbrigliare o incatenare•· Fu nel pieno sviluppo del suo genio che la morte venne a rapircelo. Fulminato da un embolo sulla pubblica via, il suo cadavere fu trasportalo all'ospedale dove venne rifiutato a sua moglie. Odiosamenle formalista, schiava dei suoi assurdi regolamenti, l'amministrazione si ostinò a conservare il corpo, dimostrando una volta di più l'assoggettamento totale dell'individuo all'autorità statale altrettanto stupida quanto crudele. Lo conducemmo al cimitero cl'Tvry - fra noi - senza mascherate. Con soavi parole, Han R~ner riassunse il nostro •Addio• - e fu tutto! Solo i rari giornali indipendenti dedicarono alla sua memoria le colonne che meritava. T grandi critici rispettarono la parola d'ordine dei loro padroni. facendo •silenzio». D'nltronde, un articolo su Kolney non avrebbe interessato i « fedeli lettori» e neanche gli snobs. Kolney non scriveva nè in una camera tappezzata di sughero, come Marce) Proust, nl! sotto gli sguardi dei babbei in uno di quei caffè del boulevard S1. Germain, secondo la moda reclamistica ed i riti delle cappelle odierne. Totalmente liberato da tutlo quanto poteva frenare il suo slancio verso le regioni superiori dell'immaginazione e dei più audaci concetti, fieramente indi– vidualista ma giustamente orgoglioso del suo valore morale, della sua integrità e della sua nobiltà spirituale, egli disdegnava i trionfi degradanti di questo mondo. Piazzandosi altamente, in una società sempre più incosciente, Kolncy aveva fatto sua la parola di Dante: • Egli era di quelli che maledicono Dio e la razza umana, il luogo e il tem1>0 ove nacquero, e la semente dalla quale sono usciti •· (D.:t • La grande Rdonuc •, fondala dn r.ugtnc Humbcrt. nel 1931, n. 4. Giugno 19%) AURl!LE PATORNI 371

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