Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

tragedia del Vù:Hnam è sentita come una cosa lontana e si traduce o in un allineamento psicologico con le potenze che si dichiarano per l'uno o l'altro fronte, o in una vaga preoccupazione che il conflitto esca dai suoi confini e si dilaghi. A proposito di questa preoccupazione, è curioso notare. come l'os– sessione atomica abbia reso insensibile la coscienza moderna alla guer_ ra. Se una guerra non minaccia di assumere proporzioni mondiali con relative dislruzioni atomiche, non è consid,z.rata guerra, ma un nor– male incidenle del lavoro diplomatico, una cosa del lullo naturale e per nulla angosciosa da impaginare nei giornali talvolta con minor ri– lievo delle imprese spor1h1; o della cronaca mondana. La tragedia del Vietnam, allo stesso modo dei faui bellici prodot1isi ieri e che si pro– durranno domani, non preoccupa come tragedia in sè, ma come pos– sibile causa di rotrura dell\2quilibrio internazionale, oppure come pos– sibile provocazione di incidenti atomici. Eppure, anche dopo la seconda guerra mondiale, non è passato neanche un anno senza che in qualche parte del mondo si accend,z.sse qualche conflitto. Dalla Grecia alla Corea, dalla Pales1ina al Congo, la pace dei go– vernanti è costellata di macelli umani organizzati e gronda continua– mente di sangue. Si invoca continuamente la difesa della pace e non ci si accorge di vivere in un regime di guerra permanente. Basterebbe chiedersi a chi toccherà domani, in quale parte del mondo i supremi reggitori fa• ranno cader,z. il tizzone acceso. La pace non si difende perchè non esiste, la pace si conquista e si conquista abbattendo la società organizzata sul sacrificio dei popoli a beneficio di minoranze, la società del fralricidio e del furto orga- nizzato. ALBERTO MORONI Diffonde te e fate leggere volontà 323

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