Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

mio parere, le questioni economiche difficilmente possono esser..! risolte di– rettamente e che, al contrario, saran– no quasi risolte allorquando si con– sentirà a non lcnerle più in alcuna con– ~iderazione. Potrei prendere la parola individua– lisla n?I senso metafisico; J)Otrei cer– care qual è l'essenza dell'individuo. Non rni servirò nemmeno di ques1a via, che è troppo profonda o tl"Oppo alta. C'i perderemmo nel sogno. Ora. per quanto non voglia dimostrare nien.. te, vorrei 1unavia avvicinarmi il più possibile alla realtà. Mellcrò dunque in disparte l'indivi– dualismo borghese, l'individualismo e. conomico, l'individualismo metafisico. Esaminerò soltanto le differenti spe– cie, o meglio differenti specie - giac– chè non mi è possibile enumerarle lul– le - dell'Individualismo etico. Ho adoperato la parola etica, parola dalla e poco conosciuta, anzichè la pa. mia morale, che è più comune e più conosciuta. Ciò perchè non ho grande simpatia per la parola morale e p.!r quello che essa rappresenta ai miei oc.. chi, Considero etica come il nome d'un genere in cui distinguo due varietà: la morale e la sagg~zza. Ora, in nome della saggezza, condanno la morale. Del resto, non pochi individualisti già si sono dichiarati immoralisti; ed anch'io qualch~ volta mi dichiaro tale. A condizione però che sia ben compre. so che, con questa dichiarazione non rinuncio a rendere logica cd ar~10ni• ca la condolta della mia vita. Cerco però di armonizzare la condotta della mia vita con la saggezza, e non con la morale (2). Pertanto questa sera mi limiterei a distinguere un certo numero di saggez– z.: individualiste. Le saggezze individualiste, gli indivL dualismi etici sono dei metodi per rea– lizzare noi stessi. Esse ci danno un cer_ to potere su noi stessi. Ma non esiste alcun potere che non si appoggi sul sapere. Così pur divenendo presto di– vergenti, le saggcu.e individualiste por– tano da uno stesso punto. Ogni indi• viclualismo etico ha come punto di par_ lenza la formula di Socrate: •Conosci te stesso•. Purtroppo, questo precetto tanto in– dividualista è stato inteso in senso in– dividualista dal più grande e dal più infelice disceJ)Olo di Socrate. In uno dei dialoghi più celebri di Platone, nel Menane, vediamo che So– crate interroga un gjovanc schiavo e, attraverso questioni singolarmente abL li, lo porta a costruire un quadrato doppio da un quadrato dato. Se SO. crate rosse ancora vissuto al tempo in cui Platone scrisse il l\1cnone, avrebbe ripetuto quanto aveva già espresso do– po l'apparizione del Liside: «Quante cose questo giovane ml fa dfre, alle quali non ho mal pensato!» Forse a– vrebbe detto ancor più severamente: •Quante cose questo giovane mi fa di· re, addirittura contrarle a quanto lo penso!". Questa maniera d1 far in lui trova• re dallo schiavo delle cose che non e– rano mai state in lui, delle cose che noi inventiamo, che creiamo, che so– gniamo, come quadrai i. misure di qua– drati o di diagonali, non era affalto quanto pensava Socrate quando dice- geua, si può consultare, sia il mio • Le Su- (2) Sulle differen1,e C)SCnziali esistenti fra bjec1lvismc •, ~ia la inia: • Petlte causcrie sur quanlo chiamo mor.,le e quanlo chiamo s.ag· la tagesse •· 358

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