Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

va: «Conosci te stesso•. Socrate, nono– s1ante la calunnia di Aris1ofane, ha sempre evitato, con la più scrupolosa cura, la metafisica, il sogno e le nuvo– le. E se Platone conferisce al «Cono– sci le stesso• il senso che noi vediamo nel suo Menone, è perchè egli ha una credenza metafisica singolare. Egli im. magina che, prima di questa nostra e· sistenza, abbiamo vissuto già una vita più bella, pill cosciente e più lumino– sa; che abbiamo tutto conosciuto in quello che sapemmo allora. Per lui, ap– prendere significa ricordare. Questa maniera molto a11raente e molto poetica di comprendere il «Co– no:;cl te stesso• non ha niente di cli• co, nè d'individualista, nel senso in cui noi intendiamo questo pensiero. L'in– dividualista non cerca in lui che la conoscenza di sè stesso e non la scien– za delle co~e esteriore o delle inven– zioni di Euclide. Allorchè Socrate dice: «Conosci te stesso», intende che io mi conosca, non metafisicamente, non nella mia es. senza, non in quello che è inafferra– bile ma al contrario in tutto quanto vi ~ di afferrabile: vuole che io sappia che cosa sono, che cosa vogliQ e che cosa posso. La conoscenza individuali• ~!~ di mc stesso comprende la duplice critica della mia volontà e della mia potenza. Questa sera è soprattutto per la lo. ro particolar~ maniera di dirigere la critica alla volontà e la critica al de– siderio, che classificherò i diversi inc!L vidualismi eh~ m'inLeressano. Allorchè mi chiedo ciò ch'io sono, le risposte che do differiscono a secon– da dello stato d'animo nel quale mi trovo. Storicamente, credo di poter di. stinguere quallro risposte principali. Posso prendere partito per la vita, come dice il Nietzsche, o posso pren– dere partito per l'umani1à. Posso ri– spondere: • Sono un essere vivente », come posso rispondere 11 Sono un uo– mo•· Senza grande fatica, compren– derete che, a seconda dell'una o del– l'ahra risposta, il mio individualismo sarà molto differente. Ma, anche quan. do avn'> risposto • Sono un cst.t!re vi– vente" o 11 Sono un uomo•, non sarò alla fine delle mie perplessità. Coloro che rispondono • Sono un essere vi– V('nlc-, sì domandano qual'è la più pro• fonda volontà del vivente, la più pro– fonda tendenza della vita, poichè è questa che \'Ogliono realizzare. Coloro che rispondono «Sono un uomo • si chiedono qual è la caratt~ristica del– l'uomo, quello che vi è nell'uomo di più particolare, di pili umano e di più nobile, poichè è questo che vo– gliono realizzare. Schematicamente, possiamo trovare sia negli uni che ne– gli altri, due tendenze differenti. Gli individualisli della vita, della vo. lontà della vita, gli individualisti del pili profondo, nonchè gli individualisti della volontà d'umanità, gli individua– listi del più nobile si dividono, a loro voilà, in due categorie. Quando io dico 11 Sono un essere vi– vente» e mi domando quello che vi è di più i>rofondo n;:i viventi, se mi chia. mo Nietzsche o se fossi Callicle, ri• spando: « Quello che vi è di più pro– fondo nei ,,lvenll, è la volontà di po– tenr.a, è la volontà di domJnal.ione ». « Dappertutto - dice Nietzsche - dove ho trovato qualcosa di vivente, ho trovato volontà di potenr.a: perfino nella volontà di colui che ubbidisce, ho trovato la volontà di essere padrone». Ma tulli coloro che hanno risposto • Sono un essere vivente•• tulli colo– ro che hanno preso partito per la vita 359

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