Volontà - anno XVIII - n.6 - giugno 1965

-.urdo; - dall'altro, l'c~igenza del dia• logo c della 1:,olidarictà per una terra nwno ingiu..,rn e meno dolorante, as– -.umc per mc il tono, dirci quasi, di un romandarncn10 etico•. L 'l • wlidarictà umana • è dunque la unica altcrn~1tiva alla • solitudine me• lafhica • e la filosofia morale è la sola filo!-.ofìa lcgillima. Ma può sussistere una filosofia morale ~cn1.a un fonda– mento 1eorc1ico? e se Scoh~ri nega la possibilità di un fondamento teoretico della realtà, non app.:trc fo1·sc infonda– ta anche l'enunciazione di un impc. gno pra1icu? questo è il senso dcll'ob– bil'Zione che Ugo piri10 sembra vo– glia muo,crc alla costru1.ionc proble– matica cli Scolcri. Quando afferma di 1:,apcrc con ccr. tczza che nel mondo c'è troppo male, osserva Spii-ilo, egli afferma una ve, ri1à oggclliva di cui in ultima analisi non potrebbe teoricamente rendere conto; • Iwria e pratica restano irri– •nediabilmcnte ~cissc e il dualismo si ri\'ela insanabile•. E· innegabile, però, che la solida– rietà umana significa per Scolcri un impegno di libertà. E quando il prin– cipio cli lib.:rlà non può trovare la '>U:l 1:,piega7ionc in un fondamento me- 1afisico, <,arà pur conveniente allinger– lo al moto del M:ntimcnto che anima e lievita la concreta opcrn dell'uomo nella ~ocictà. Scrive infalli Scoleri: • Questa as– ~111.a di garanzie, questo silenzio d: Dio, non mi delude nC mi scoraggia. Accolgo con vivo senso di libera;,ione la caduta degli idoli metafisici, la de– mitologiuazione, dell'Io creatore, il t1~'\.. monto dell'Alìsoluto. L'accettazione del• 352 la mia fini1czza, della mia condizione umana non ~olo mi ridona il senso con– cr.=to dei problemi che sono sempre particolari e storici, ma mi apre agli allri, a un mondo reale di persone vi– ve, e non già ombre proiettale dall'Atto nel suo processo, e mi carica di rc,– sponsabili1à e mi lib.:ra dal • comples– so• di senlirmi un disoccupato della storia, una pedina di un disegno prc.. costituito, non ideato ad me. E con gli altri, una ,olla caduto il muro del– la solitudine, mi adopero, con fede e timore insicmz, per un'a1.ionc solidale liberatrice, convinto che il bene non consiste nel for tutto, ma nel for sem– pre qualcosa che renda meno amara meno viol.=nta la viia !->UI nostro pia: neta ». Dunque: la lamentala can.:nza di ra. zionalìtà in quelrimpcgno pratico au• spicato da Scoleri, è solamente presun. ta. Non è possibile una razionalità • a priori • che discenda cioè eia un 1>rlus metafisico, poichè non mi è dato ri– scontrarla nell'ordine delle cose e de– gli esseri; ma è possibile invece una razionalità • a posteriori •. una • r.i gione\'oleu.a • che discenda dall'espc• rienza vissuta e soJTcrla e ~·imponi!~' all'uomo, sia pure calata nella sfera af. fettiva. come •ansia melioristica•. Que– sta ràgionevolezza, questo buon senlìo della vita - \'uole insegnarci Scoleri - è sp~sso produttivo, in sede pratica, molto pili di q~anto non lo sia l'asso– luta certcZt.a metafisica, la quale nello impegno pra1ico rimane lal\'olta come astratta cd improduttiva condanna o tutt'al pili come scelta, accomodante e perciò pseudo libera, del male min0- re. UGO ARCURJ

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