Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

p:-ipa felicemente regnante avanzano :::-i– curi, anche :::.eper il momento devono ~opporlarc 13 1a11ica diplomatica, ma un lon1ano nipote di papa può pure perdere in seguito ma non capire me• no: fatevi avanti col ferro e non con l'oro. Il 1639 fu l'anno di grazia: i mer– canti e banchieri Siri e Sacchetti, soci di Don Taddeo Barberini - non cardi– n~lc ma prefetto di Roma pcrchè altro nipo1e cli zio papa Gabella - erano gli :'\J)p:1\tatori del ducato di Cas1ro; sic– come il 1>rezzodel grano era sceso. fo. cero o~s-·rvarc: pacta non :::.untscrvan– ch. Colta la palla al balzo, i Barbcrini :::.offiarono :::.utfuoco. Il duca Odoardo si vide rovmato: non pag.lto dagli ilppaitatori, non avrebbe potuto a sua volt:t pagare i suoi credi– tori. Corse a Roma e Roma locuta est; prevedendo il peggio, sì mise a fare forlczzc nel suo ducato e spese ;trgent argcnt argcnt. Povera gente! Il cardinale Antonio, camerlengo, in- 1imò, per mezzo di u:i monitorio co:;i 1an10 di firma di zio papa Gabella, di abbattere soltanto «castra•. per il mo– mento: e, more maiorum, sventolò la ~comunica, a11cora senra firma: come la mettiamo?! Ma Odoardo voleva ren– dersi « una volta per sempre formid,1- bilr.:.ai Pai>i• e fare l'eroe della patria - ma va' là! pensa piuttosto a pagare i debiti. Com'nciarono le vicende belliche: Don Tadcleo nel 1641 invase Ca~tro e l'anno dopo lui e !!li altri Barbcrini, perchè incorn.r,giati dal su..-ce:::.soe nel· lo stesso tempo preoccupali - quello muo1·e e poi facciamo la fine del Va– lc:itino - guardarono con molta acquo– lina in bocca a Parma e Piacenza. Ma il ~I Ago:::.101642Firenze, Venezia e Mo– dena, che temevano complicazioni in- 294 ternazionali, lasciarono il posto di spet– tatori e fecero capire aj Berberini: a– desso ci sembra che la potete finire - si misero dalla parte di Odoardo. - Richelieu SO\l\fcnzionò segretamente il Farnese, ma coran dco si prodigava co– me mediatore per « pescare nel torbi– to ». Mc1zarino, che gli succederà subito dopo, verrà a calpcsrnre la sua cruen– ta polvere. Odoardo Farnese, che era sempre si– curo di sè anche isolato, quando si vi– de protello dalla lega incominciò a in– furiare e a invadere ovunque, mentre i papalini scappavano: si lanciò in Ro– magna, puntò poi in Toscana, ma alla fine ,:;i trovò ::i.d Acquapendente, con molta acqua e senza foraggi. Riccardo III, re d'Inghilterra, avrebbe dato il suo regno per un cavallo, lui invece, Odoa1·do, l'avrebbe dato per i foraggi. Diceva un filosofo maligno: pure una gocciolina d'acqua può ammazzarci. Il duca era disposto allora a. cedere Ca– stro, ma per un:1 forlc somma. E papa Gabella: parla di tulio, ma non nomi– nare il nome di Dio invano. Passò altro tempo, la guerra conti– nuava a vanvera e di malavoglia e nien– te si otteneva di positivo: i collegati erano poco collegati e, dalla parte op– posta, il papa vedeva finire i soldi. Così si arrivò al tr:Jllato, firmate p<::rstan– chezza a Vcnezm. il 31 Ma1-zo 16H: Ca– stro e Ronciglione al Farnese e pc>cc con papa Gabella, ide~t status quo ante, ma indcbitazione ecumenica. Chi pr,ga? Il ca•..-c1tierc arrabiato si sfoga sem– pre sull'asin::>. Paoa Gabella ne morì poco dopo di crepacuore. TIcardinale Francesco Bar– berini non faceva entrare nessun estra– neo nell'appartamento, diceva che lo zio stava quasi bene e preparava nuove no– mine; così tutti restavano contenti e

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